La fauna selvatica si compone di centinaia di creature. Si tratta di animali di diverse specie che popolano boschi e foreste e che, spesso loro malgrado, hanno bisogno di cure e sostegno. Talvolta a causa di incidenti naturali, sempre più spesso a causa dello scontro con l’uomo. A perorare questa causa diverse associazioni, che si occupano specificatamente degli animali selvatici, tra queste WildUmbria. Abbiamo raggiunto la fondatrice e direttrice del centro di recupero, Francesca Vercillo, che ci ha spiegato nel dettaglio lo scopo e le attività dell’associazione.

Dottoressa Vercillo, come e quando nasce WildUmbria?

WildUmbria è nata nel 2015, di fatto sono io la mente che ha partorito questa idea. Ho lavorato per 20 anni all’Università e mi occupavo di animali selvatici. Fin da bambina ho avuto la passione degli animali selvatici e volevo avere un centro di recupero adatto a loro: li volevo salvare. Da grande ho pensato di fare la veterinaria, ma mi sono accorta che questo voleva dire occuparsi principalmente di animali domestici e per questo ho fatto tutt’altra scelta nella vita e sono diventata una zoologa. Quindi ho cominciato, invece che salvarli, a studiarli.

Poi intorno al 2013 mi hanno chiamato, in quanto zoologa dell’Università, perché erano stati trovati dei lupi avvelenati. Sono intervenuta più volte per cercare di salvare questi animali e tutte le volte la difficoltà più grande era capire dove metterli, mentre si cercava di curarli. Questa esigenza mi ha fatto tornare in mente l’idea che avevo da piccola; a questo punto l’ho proposto a Dorian Grelli, uno zoologo che lavorava con me, che ha accetto. Poi era necessario il veterinario; così ho chiesto a due veterinari, con i quali mi ero trovata a lavorare all’Università, Marco Gobbi e Nicoletta D’Avino, che sono diventati i nostri veterinari. Abbiamo dovuto aspettare due anni per avere in gestione il centro di recupero della Regione, che è nato ufficialmente nel 2017.

Quali sono le attività attraverso cui si sviluppa l’operato di WildUmbria?

La parte principale delle attività di WildUmbria riguarda il recupero degli animali selvatici. Il mio lavoro e quello di Federico Palazzetti è di rispondere, a turno, alle segnalazioni 24 ore su 24 e quindi poi partire per andare ad aiutare gli animali. Chi non si occupa della reperibilità si occupa invece del centro di recupero, dove ci sono tutti gli animali in degenza che devono essere: alimentati, puliti o fare le terapie; e di questo si occupano anche tantissimi altri volontari. I volontari sono fondamentali, perché il nostro lavoro riguarda tutta la regione Umbria e noi siamo gli unici in Umbria a fare l’h24 e il trasporto degli animali; abbiamo due furgoni attrezzati e con questi mezzi giriamo tutta la Regione a qualsiasi ora del giorno e della notte.

In questo senso, l’aiuto del volontario è importantissimo. Nel caso di animali piccoli come: uccelli, scoiattoli o ricci, il volontario ci può aiutare a fare la staffetta e quindi avvicinare gli animali a noi, quando magari è molto lontano dal centro; se invece l’animale è grande o pericoloso, il volontario può aspettare il nostro arrivo. Questo è fondamentale perché, molto spesso, chi investe un animale selvatico passa e se ne va; altre volte, anche chi lo trova, dopo aver fatto la segnalazione va via.

Un volontario o un soccorritore “d’occasione” possono fare qualcosa nell’attesa del vostro intervento?

È importante precisare che gli animali selvatici sono particolari e vanno conosciuti. Il tasso, ad esempio, è un animale che sembra tanto carino e docile, invece è un animale molto aggressivo; inoltre, il tasso fa una cosa che si chiama tanatosi: ovvero finge di essere morto. Quindi, mi è capitato di recuperare tassi in situazioni molto brutte, ma, nonostante ciò, appena tu ti avvicini fanno di tutto pur di non essere toccati. Quindi è importante ricordare sempre ai volontari: “non fare nulla e aspetta me”. Poi piano piano fanno anche loro esperienza, per esempio, sanno che se vedono un capriolo ferito, la prima cosa da fare è coprirgli gli occhi, in questo modo l’animale si tranquillizza moltissimo; infatti, per il capriolo lo stress è il principale nemico. Una cosa che cerchiamo di far capire alle persone che provano a soccorrere gli animali è che devono sempre richiedere l’intervento di un esperto. Proprio per questo noi cerchiamo di curare molto l’aspetto divulgativo, perché queste sono cose fondamentali.

Quali sono i rischi a cui maggiormente vanno incontro gli animali selvatici?

Sicuramente c’è una percentuale molto alta di animali incidentati, principalmente: ungulati, istrici, tassi, volpi, rapaci. Gli incidenti avvengono soprattutto nelle strade di campagna, in parte perché si viaggia troppo velocemente, in parte perché si va ad “invadere” l’ambiente naturale degli animali. Ci capita spesso, inoltre, di soccorrere caprioli feriti da cani a passeggio; può succedere infatti che, se il capriolo sbuca all’improvviso da un cespuglio, rischia di essere inseguito e ferito gravemente da un quattro zampe senza guinzaglio o museruola. Poi c’è il grande gruppo dei cuccioli, sia di mammiferi che di uccelli; da marzo ad aprile i più piccoli iniziano ad arrivare numerosissimi. Sui cuccioli però occorre fare una precisazione, se infatti molti di essi sono in reale pericolo, altri invece stanno attraversando un percorso naturale che l’uomo percepisce come un pericolo, ma che in realtà non lo è.

Per esempio, il pullo del merlo si può trovare facilmente a terra, questo fa pensare che si trovi in difficoltà; in realtà, la natura vuole che fino ad un certo punto lui stia nel nido con i genitori, ma poi deve imparare a volare. Come impara? Scendendo dal nido. Quindi l’uccellino passerà un certo periodo di tempo a terra, vigilato da mamma e papà; quella è la loro natura e loro devono imparare anche a sfuggire dai predatori. Quindi è una fase di vita pericolosa, ma è così in natura. Mentre altre specie come i balestrucci, i rondoni e le rondini, se si trovano a terra, devono essere prese; loro, infatti, escono dal nido solo quando sono pronti a volare. Quello che diciamo sempre nella nostra campagna di cuccioli è: “chiamate” e poi capiremo come intervenire.

Esistono delle specie di animali selvatici che sono più a rischio rispetto ad altre?

Come WildUmbria, una specie che recuperiamo di più è il capriolo; questo animale ha infatti una serie di comportamenti che lo spingono più spesso ad avere problemi. Nel senso, il capriolo è una specie che si accoppia in estate (luglio o agosto) ma, prima dell’accoppiamento, i maschi si contengono il territorio; quindi, da marzo in poi, i maschi arrivano a battagliare furiosamente tra di loro per delimitarsi il loro spazio, all’interno del quale le femmine saranno poi le “proprie femmine”. Una cosa che ci capita molto spesso è, purtroppo, che i caprioli maschi in queste battaglie si trovano intrappolati in giardini privati, o aree recintate. Ovvero loro litigano, scappano e per qualche motivo si ritrovano dentro queste recinzioni e poi presi dal panico non riescono più ad uscire. Bisogna in questo caso intervenire subito perché, oltre al fatto che potrebbero stressarsi moltissimo, potrebbero rischiare di ferirsi molto gravemente. Un’altra specie per la quale siamo chiamati molto spesso sono i ricci. Il riccio è un animale che, per sua natura, molto spesso vive nei giardini delle case e anche in zone molto antropizzate; però, purtroppo per lui, le strade sono il suo pericolo principale. Il riccio, come l’istrice, se si sente in pericolo si “appallottola” e si ferma, però si ferma in mezzo alla strada.

WildUmbria si occupa anche del reintegro degli animali nel loro habitat naturale, a tal proposito le chiedo: il ritorno alla natura è sempre possibile per gli animali?

La mission fondamentale di ogni centro di recupero è quella di poter riportare gli animali in natura. Così come quella di WildUmbria. Purtroppo, quando la situazione non permette la possibilità di una vita normale e in assenza di sofferenza, allora ci sentiamo costretti a procedere, purtroppo, con l’addormentamento degli animali. Tuttavia, possiamo dire che il nostro lavoro di “post-salvataggio” si divide in tre alternative distinte che dipendendo dalle condizioni dell’animale. Oltre alla liberazione in natura, che rappresenta senza dubbio la condizione più ottimale, noi abbiamo anche degli animali che resteranno per sempre in degenza nel nostro centro di recupero. Per esempio, abbiamo una civetta, Quasimodo, che è arrivato nel centro da pullo con una malformazione che lo costringe a tenere la testa storta. Lui vive benissimo, ma in natura non vivrebbe mai perché non riuscirebbe a predare; con noi, nella sua voliera, riesce ad avere una vita abbastanza simile a quella che avrebbe avuto in natura. Poi vi sono situazioni dove, ad esempio, una poiana adulta, che passa la vita a veleggiare sui cieli, perde per sempre un’ala, diventa un animale che non potrà più vivere la sua condizione naturale e potrebbe soffrire per tutto il resto della sua vita.

Come avviene il reintegro in natura?

Un animale selvatico deve rimanere nel centro recupero il meno tempo possibile, perché comunque è per loro fonte di stress. Appena l’animale si è ripreso va riportato nel suo habitat; se è un’animale diurno la liberazione avverrà nelle prime ore del giorno, se è notturno la liberazione avverrà prima del tramonto. In genere, laddove è possibile, gli animali vanno riportati nelle vicinanze del luogo dove sono stati trovati. Con i cuccioli il discorso è un po’ diverso; con i pulli di rapaci, per esempio, preferiamo liberarli dal centro di recupero aprendo una parte della voliera e lasciandogli cibo per un po’ di giorni, per cui se vogliono, per qualche giorno, possono tornare nella voliera e abituarsi gradualmente alla vita in natura.

Quali sono le maggiori difficoltà incontrate da WildUmbria?

Una prima difficoltà è data dal tempo; nel senso, che potrebbe capitare di ricevere più segnalazioni in contemporanea e quindi essere costretti a stabilire a chi dover dare la precedenza. Per ovviare a questa difficoltà, da quest’anno abbiamo due mezzi attrezzati e quindi la possibilità di fare almeno due interventi in contemporanea; fondamentale anche qui, il sostegno dei volontari. Una seconda difficoltà è data dagli spazi di degenza; questi all’inizio erano sufficienti, ma oggi, che siamo arrivati a recuperare più di 8oo animali all’anno, gli spazi iniziano ad essere risicati. Proprio per questo, stiamo finendo di ultimare, proprio adesso, una voliera e degli ulteriori spazi esterni. Cerchiamo di fare il possibile.

Dottoressa Vercillo, prima di lasciarci, le chiedo: qual è il rapporto che ciascuno di noi dovrebbe avere con gli animali selvatici?

Per me la cosa principale è: quando si incontra un animale selvatico, mai improvvisare; sia per la propria sicurezza che per quella dell’animale. Mai improvvisarsi e mai improvvisare per loro, sono animali imprevedibili che bisogna sempre conoscere prima di qualsiasi ipotetico sostengo nei loro confronti. E soprattutto: lasciate sempre che gli animali selvatici restino selvatici.