Storie e Personaggi

“Vedo la Terra, è blu”: Yuri Gagarin, 60 anni fa il primo uomo nello Spazio

Oggi si cerca di "conquistare" Marte dove nel futuro potrebbero vivere gli umani

Sei decenni dopo (proprio in queste settimane) tre missioni internazionali – statunitense, cinese e araba – hanno toccato il suolo di Marte e tentano la “scalata” mondiale al Pianeta Rosso per portarvi l’uomo. Sessant’anni fa, il 12 aprile 1961, per la prima volta nella storia un essere umano entrava nello Spazio, in orbita attorno alla Terra. Si celebra dunque in un momento storico particolare l’anniversario che ricorda l’astronauta russo Yuri Gagarin e la sua missione a bordo della navicella Vostok. Quel lancio del 12 aprile 1961 avvenne quattro anni dopo il volo nello Spazio, sempre a opera dei sovietici, con la cagnetta Laika, nel 1957, a bordo dello Sputnik. Fu forse quella l’inaugurazione dell’era spaziale moderna, ma il successo del giovane Yuri, 26 anni, aprì la strada alle missioni umane oltre l’atmosfera terrestre.

Il “Cristoforo Colombo” delle stelle

“Vedo la Terra. È blu”. Con queste parole Gagarin sancì l’alba di una nuova era. Partì ore 9:07 fuso orario di Mosca. Il razzo lo portò oltre l’atmosfera facendogli percorrere un’intera orbita ellittica intorno al nostro pianeta, alla velocità di poco più di 27 mila chilometri orari. L’altitudine massima dell’orbita è di 302 chilometri, la minima 175. La capsula in cui viaggiò l’astronauta russo aveva un orologio, tre indicatori per gli impianti di bordo e un piccolo mappamondo. Oltre agli oblò da cui ammirare e descrivere per la prima volta in assoluto il pianeta “azzurro”. Il primo volo umano nello spazio terminò con l’atterraggio in un campo vicino alla città di Takhtarova. Era durato meno di due ore, più che sufficienti per passare alla storia.

La Guerra Fredda

Un primato conquistato nel pieno della corsa allo spazio che vedeva Stati Uniti e Urss acerrimi rivali. Un evento che, in piena Guerra Fredda, segnò la prova della supremazia dell’Urss sugli Usa. Ma il 20 luglio 1969 gli americani compirono il primo allunaggio dell’uomo, arrivando sul satellite della Terra con la missione Apollo 11. Una rivincita clamorosa. Tuttavia i primati dei russi risalivano a prima di Gagarin. L’Urss aveva mandato un satellite artificiale in orbita intorno alla Terra (Sputnik, nel 1957). E per prima aveva inviato un manufatto sulla Luna (1959), oltre ad animali nello spazio (1954).

Dopo Yuri anche Valentina

A seguito del volo di Gagarin, l’Unione Sovietica intensificò i  suoi sforzi per consolidare la sua supremazia e far avanzare la ricerca scientifica. Arrivò così anche il viaggio spaziale della prima donna, Valentina Tereshkova (1963). Due anni più tardi, nel 1965, il cosmonauta Aleksei Leonov, rilasciò una capsula per rimanere sospeso liberamente nello spazio. Fu il primo uomo a compiere un’attività spaziale extraveicolare. Sempre i sovietici furono i primi a circumnavigare la Luna, fotografandone la faccia nascosta e a toccarne il suolo con un robot.

Collaborazione fra le super potenze

Oggi molte cose sono cambiate da quel primo volo che portò Gagarin per quasi 2 ore fra le stelle. L’esplorazione spaziale è considerata impossibile senza un’ampia collaborazione internazionale. Lo dimostra la creazione della Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta della più grande struttura mai costruita nello spazio, nata dalla collaborazione fra Stati Uniti, Russia, Canada, Europa e Giappone. Per onorare lo storico viaggio del russo Gagarin, e il suo giro ellittico intorno alla Terra, l’Unesco ha designato il 12 aprile come “la giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio”.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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