Una punizione esemplare a fronte di una sentenza storica quella inflitta negli Stati Uniti a Derek Chauvin. Si tratta dell’ex agente di polizia che il 25 maggio del 2020 ha provocato la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano divenuto icona del movimento Black Lives Matter. La giuria del tribunale di Minneapolis, dopo dieci ore di camera di consiglio ha condannato l’ex poliziotto per omicidio.

Tre volte colpevole

Lo ha ritenuto colpevole per tutti e tre i capi di accusa, compreso quello più grave di omicidio colposo preterintenzionale. La lettura del verdetto da parte del giudice è stata accolta da un’ovazione e dalle scene di esultanza da parte delle centinaia e centinaia di persone radunatesi davanti alla sede del tribunale di Minneapolis in attesa della decisione. E la tensione si è subito sciolta in un grande applauso e in urla di gioia. Sembrano scongiurati dunque i rischi di disordini, non solo a Minnepolis ma anche in diverse altre città americane.

Festa per le strade

Alla fine la grande paura si è presto trasformata in una grande festa, da Minneapolis a Times Square, da Washington a Los Angeles e Chicago. Impietrito in aula Derek Chauvin, che ha ascoltato il verdetto accanto al suo avvocato e che ora rischia fino a 40 anni di carcere. Con le attenuanti e per l’assenza di precedenti la pena potrebbe essere più leggera. Per conoscere la sua entità bisognerà probabilmente attendere diverse settimane, forse otto. Intanto l’ex agente va in cella, dopo essere rimasto finora a piede libero su pagamenti di cauzione.

Perché il verdetto è importante

Il verdetto rappresenta una pietra miliare nella lunga storia di battaglie contro la violenza della polizia americana, soprattutto nei confronti delle comunità afroamericana ed ispanica. Ed è destinato a creare un precedente storico anche in vista di tanti altri processi. Senza contare che la decisione odierna potrebbe accelerare una riforma della polizia, a livello federale e a livello locale, attesa da troppo tempo negli Stati Uniti.

Il messaggio di Joe Biden

Intanto il presidente Joe Biden ha parlato alla nazione americana. Negli ultimi giorni forte è stato il timore della Casa Bianca che un verdetto non accettato dalla comunità afroamericana potesse provocare una vera e propria ondata di proteste. Nelle ultime ore che hanno preceduto il verdetto Biden si era spinto a definire “schiaccianti” le prove emerse durante il processo. Ed aveva telefonato alla famiglia Floyd per testimoniare la sua vicinanza e la sua comprensione di fronte alla perdita del loro caro. Per il legale della famiglia Floyd “il verdetto rappresenta una svolta storica”.  “Oggi abbiamo compiuto un passo avanti contro il razzismo sistemico – ha dichiarato il presidente Biden – che è una macchia per l’anima del nostro Paese”.

Ma le uccisioni non si fermano

Nelle stesse ore in cui si scriveva la sentenza del processo per la morte di Floyd, un agente di polizia dell’Ohio, mentre rispondeva a un tentativo di accoltellamento, ha ucciso a colpi di arma da fuoco un’adolescente afroamericana. Lo riferisce la Bbc. La sparatoria è avvenuta nella capitale dello stato Columbus alle 16:45 del 20 aprile ora locale, secondo quanto riportato dal quotidiano Columbus Dispatch. Una folla inferocita si è poi radunata sulla scena, hanno riferito i media statunitensi. È in corso un’inchiesta per stabilire la dinamica dei fatti.