Una partenza disastrosa. Dopo la rabbia della Fifa e della Uefa, il no della politica internazionale e le manifestazioni di piazza de tifosi inglesi, la Superlega dei 12 top club del calcio europei sta naufragando. A poco più di 48 ore dal comunicato che ne annunciava la nascita già perde pezzi: dal progetto si sfilano i team d’Oltremanica ma anche l’Inter si dice “non più interessata”. Dopo un primo momento di tenuta anche il patron juventino, Andrea Agnelli, ammette che la Superlega “non può andare avanti”. Come è noto, le squadre che avevano aderito al progetto sono le seguenti: Milan, Arsenal, Atlético Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham.
Il punto di vista della Superlega
“La situazione attuale nel calcio europeo necessita di un cambiamento – afferma, in sintesi, la Superlega nella bozza di una nota circolata in nottata e anticipata dall’Ansa -. Una nuova competizione serve perché il sistema non funziona, la nostra proposta è pienamente conforme alle leggi. Ma alla luce delle circostanze attuali valuteremo i passi opportuni per rimodellare il progetto“. “L’obiettivo della nostra proposta è quello di permettere allo sport di evolvere. E allo stesso tempo generare risorse e stabilità per l’intera piramide calcistica, compresi gli aiuti per superare le difficoltà finanziarie a cui è andata incontro l’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Inoltre, la nostra proposta fornirebbe agli stakeholder del calcio contributi di solidarietà significativamente migliorati”.
Ma intanto i top club si pentono
In ogni caso la frittata è fatta. E ora i maggiori club fanno retromarcia. “Voglio scusarmi con tutti i tifosi e i sostenitori del Liverpool Football Club per i disagi causati nelle ultime 24 ore” ha detto il patron americano dei Reds, John W. Henry. In un messaggio video, Henry ammette che l’iniziativa non era destinata ad avere “il sostegno dei tifosi”. “In queste 48 ore vi abbiamo ascoltati, vi ho ascoltati”, prosegue, estendendo le scuse all’allenatore Jürgen Klopp (pubblicamente contrario alla Superlega), a Billy Hogan, ai calciatori della squadra. Ma soprattutto ai tifosi che – ammette – sono stati “quelli trattati più ingiustamente”.
Juventus: marcia indietro
Protestano anche i tifosi della Juventus contro la Superlega. “La nostra storia non va infangata, barattata e commercializzata”, si legge su uno striscione del Viking, gruppo ultrà bianconero, comparso sui cancelli dell’Allianz Stadium di Torino nella notte. “Noi siamo la Juventus Fc. No alla Superlega…Vergognati!”, si legge ancora sullo striscione, che in queste ore sta facendo il giro dei social e che sembra riferito al presidente del club Andrea Agnelli. Come sottolinea online il Corriere della Sera, fra le tre società italiane firmatarie del progetto, il club che ricopre la posizione di maggior imbarazzo è la Juventus. Questo perché Andrea Agnelli è stato il maggior sostenitore del tentativo di svolta epocale, assieme presidente del Real Madrid, Florentino Perez. Ma è stato costretto a una brusca marcia indietro in seguito alla veloce ritirata delle squadre inglesi. Alla Reuters ha risposto così (sempre secondo quanto riporta Corriere.it): “Onestamente non è il caso. Resto convinto della bellezza del progetto, ma non credo che possa essere ancora operativo“.