Una parata di star e di mirabili ball gown dress come da tempo non se ne vedevano. E che fa tirare un sospiro di sollievo. Perché se finalmente la cerimonia degli Oscar 2021, edizione n.93, srotola il tappeto rosso, riaccende i riflettori in sala per accogliere il top del cinema così come stabilito dagli Academy Awards sulle poltroncine colore rosso passione, riattacca la fibrillazione di attori, stylist, fotografi, make up artist e Maison di lusso, allora vuol dire che ce l’abbiamo davvero fatta. O quantomeno che siamo sulla buona strada per sconfiggere la pandemia e intravedere la luce in fondo al tunnel.
Non c’è rito laico come la cerimonia losangelina in grado di trasportare sogno e curiosità sulle ali glamour del cinema e della moda, due industrie potentissime e bellissime, messe in ginocchio nell’ultimo anno da una sigla che di glamour ha molto poco, Covid 19. Ma a riaccendere il desiderio e a risvegliare il ricordo di come tutto era e come vogliamo e dobbiamo sperare torni ad essere ci ha pensato ieri notte Los Angeles non a caso “la Città degli angeli” e mai come questa volta c’era veramente bisogno di un aiuto ultraterreno per riuscire a battere il ciack di inizio.
Oscar 2021: se l’America riparte, riparte tutto il mondo
E poi si sa come funzionano le cose, se l’America riparte allora riparte tutto il mondo. E ieri sera, piena notte per noi in Italia, il cinema è ripartito, la moda è ripartita, tutto si è riacceso come una gigantesca macchina dagli ingranaggi disarticolati ma arrugginiti mai. Cancellando con un colpo di spugna e nessun rimpianto una passata edizione dove le star del cinema internazionali, i veri tedofori di quella fiaccola di emozioni sempre accese come solo il cinema sa fare, saltavano sul divano in pigiama abbracciando compagna, o cane, o tutt’edue, per la statuetta vinta.
Quest’anno è andata in un altro modo e anche se alla fine proprio non benissimo per noi italiani, in fondo ci speravamo molto che quel tailleur color oro indossato da Laura Pausini si potesse completare con il più bel gioiello della serata, la statuetta dell’Oscar, e che il film di Matteo Garrone che tanto ci ha fatto piangere e ridere e commuovere come sempre sa fare il regista romano prendendoci per mano e portandoci dentro le storie anche le nostre del passato le più belle e le più brutte, dicevamo, alla fine comunque è andata più che bene.
Per la quarta volta la kermesse ha subito uno slittamento temporale
Distanziati, “mascherinati”, in sicurezza per la prima edizione degli Oscar post pandemia, la quarta a subire uno slittamento temporale nella sua lunga storia cominciata nel lontano 1929, gli attori in lizza si sono presentati al Dolby Theatre di Hollywood che nel passato ha accolto fino a 3.400 spettatori, hanno posato davanti ai fotografi come non accadeva da tempo e sono entrati sobriamente in sala nei loro sontuosi outfit, lasciando che la moda tornasse a giocare la sua fortissima parte.
Di questa notte così strana e speciale, eccitata e attesa, la notte di Nomadland e delle sue tre statuette, miglior film, miglior regia e miglior attrice, ma anche la notte della rivincita della grande moda, ricorderemo una elegantissima e “glamourissima” Laura Pasini in nero Valentino illuminato dai gioielli Bulgari. L’esplosione di tulle rosse ancor più sorprendente vista la firma, Armani Privè per Amanda Seyfried, le fantastiche maniche d’angelo dell’abito indossato da Angela Bassett, woman in red che toglie il fiato realizzata da Alberta Ferretti, i tuxedo neri di rigore per gli attori, ma soprattutto quel colore bianco scelto a profusione dalle star di mezzo mondo, il colore più di tendenza del momento che si tratti di look internazionali o di Regioni italiane.
Vederne così tanti sul red carpet della notte più stellata di Hollywood ci fa ben sperare. E sognare di uscire presto e liberamente da casa, magari per correre a chiuderci e ritrovarci, insieme e felici, nel buio di una sala da cinema.