La realtà che stiamo vivendo da oltre un anno è completamente nuova per tutti quanti. In effetti si tratta in tutto e per tutto di una “prima volta”, poiché in epoca moderna nessuno aveva mai vissuto esperienze di quarantena, né tantomeno di una pandemia globale. Dal mese di marzo del 2020 siamo infatti “costretti” a rimanere nella nostra abitazione per la gran parte della giornata. Alla lunga non tutti sono capaci di reagire positivamente a tutto ciò. Se infatti, durante la prima fase di questa “nuova normalità”, molti hanno trovato nuove modalità di riunione grazie alla tecnologia, oggi, a distanza di oltre 13 mesi dai primi provvedimenti per il distanziamento, la questione è piuttosto differente. Stare a casa tutto il giorno rischia infatti di scaturire delle conseguenze non esattamente piacevoli.
Perché si, è vero, stando a casa abbiamo modo di legare maggiormente con i nostri coinquilini. Abbiamo inoltre la possibilità di migliorare le nostre capacità in cucina, di vedere la serie tv che abbiamo abbandonato anni fa, o perché no, di prenderci maggiormente cura di noi stessi. Ma non tutti reagiamo alla stessa maniera, ed il rischio di depressione, tristezza e, più in generale, di un’apatia latente è molto alto.
Non è sempre “casa dolce casa”
Vi è mai capitato di sentir parlare degli hikikomori? Si tratta di una definizione proveniente dalla lingua giapponese, che letteralmente viene tradotta come “ragazzi accartocciati“. Tale termine nasce molto prima del periodo della pandemia, ma oggi è in qualche maniera ancora più attuale del solito. Molti ragazzi in giro per il mondo sono infatti in preda ad una apatia latente, che li spinge a chiudersi nelle loro camere e ad interagire solamente attraverso i propri dispositivi tecnologici. Spesso a ciò è legata anche la clinomania, ovvero la voglia irrefrenabile di non alzarsi dal letto. Come detto, non tutti sono capaci di reagire positivamente allo stare forzatamente in casa per diversi mesi.
Non è insolito infatti sentir parlare di agorafobia, ossia la vera e propria paura di uscire di casa. Per meglio dire, il soggetto che soffre di questa fobia presenta il totale terrore nella possibilità di sentirsi male in situazioni differenti da quella della sua casa, auto-incentivandosi dunque ad abbandonare l’idea di una passeggiata. Insomma, la realtà odierna è piuttosto complicata. Occorre una buona dose di positività per stare a proprio agio dentro casa per tutti questi mesi, e non tutti sono in grado di sfuggire all’apatia. Contattare un medico è sempre una soluzione consigliabile, soprattutto nel momento in cui le sensazioni che viviamo cominciano ad essere piatte in maniera reiterata.
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