Care lettrici e cari lettori,
andiamo a scoprire insieme, come ogni mese, la copertina di VelvetMag notizia per notizia… Con l’occasione voglio condividere con voi il nuovo restyling della copertina di Velvet sempre di carattere, pulita, elegante e di forte impatto…
1. William e Harry separati per sempre? Era Lady Diana a tenerli insieme?
La relazione tra il principe William e il fratello Harry era invidiabile. I due fratelli erano complici e uniti: scherzavano e ridevano in pubblico, si proteggevano nella vita privata. E in fondo, anche tra alti e bassi, l’uno c’è sempre stato per l’altro. Eppure, però, ad un certo punto l’armonia si è rotta e “hanno preso strade diverse” per loro stessa ammissione. Ciò che li ha sempre uniti è stata la madre, Lady Diana: riuscirà ancora adesso a riunirli?
Lady Diana tiene ancora uniti Harry e William
Sono molti i video passati in cui si vede Lady Diana che gioca con i suoi figli. In fondo la prima moglie del principe Carlo ha sempre desiderato svolgere il suo ruolo di madre, rimanendo presente per i suoi figli. E per William ed Harry non desiderava altro che un fronte unito. Per tutta la vita i due principi hanno fatto fronte compatto, rispondendo alle avversità uniti. Quando negli anni duemila, il giovane principe Harry finiva sulle prime pagine dei tabloid scandalistici, il fratello William era lì per difenderlo. E anche il principe Harry ha sempre sostenuto il futuro erede al trono in tutte le sue scelte, come quella di sposare Kate Middleton. Eppure l’armonia tanto desiderata da Lady Diana è venuta a mancare e adesso entrambi conducono una vita su strade diverse.
I segni di riappacificazione per il principe Filippo e Lady D.
Dopo i messaggi poco amorevoli che i fratelli si sono scambiati per via mediatica, una possibilità di riavvicinamento è apparsa durante il funerale del principe Filippo. Fuori dalla cappella di San Giorgio, infatti, il principe Harry ha rotto il ghiaccio chiacchierando con il fratello e con Kate Middleton. E proprio la moglie del principe William, secondo le indiscrezioni, avrebbe preso su di sé la responsabilità di mantenere vivo il desiderio di Lady Diana, quello di vedere i suoi “ragazzi uniti”. E Lady Diana, ancora una volta, potrebbe riunire i suoi figli il prossimo 1 luglio, quando sarà inaugurata una statua a lei dedicata. Secondo alcune notizie pubblicate dalla stampa inglese, i pianificatori del Royal Borough di Kensington e Chelsea hanno approvato la costruzione della statua e la sua inaugurazione è stata confermata. Si attende la conferma ufficiale della partecipazione del principe Harry, che proprio in quel periodo potrebbe essere trattenuto dalla nascita della sua secondogenita.
2. Giornata mondiale del libro, Dacia Maraini: «Leggere è un viaggio nel tempo, scrivere per me è respirare» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Di libri si parla molto, certo. Si pubblicano recensioni, si firmano rubriche, si stilano classifiche e si assegnano premi ad autori noti o emergenti. Si realizzano studi e statistiche su quanto gli italiani leggano e che cosa, e quanto di frequente. È affascinante e complesso il mondo della lettura, ne siamo attratti, al tempo stesso respinti, a volte. Per questo VelvetMag coglie l’occasione della Giornata mondiale del libro che si celebra oggi, 23 aprile, per tornare a una sorgente di significato: perché è importante leggere, cosa rappresentano i libri nella vita di una persona e perché possono cambiarla. Ne abbiamo parlato con la grande scrittrice e intellettuale Dacia Maraini, autrice di La lunga vita di Marianna Ucrìa e di altre decine di romanzi, racconti, poesie, saggi e opere teatrali.
Dacia Maraini, qual è il suo messaggio ai lettori in occasione della Giornata mondiale del libro?
Chi legge riscrive il libro che sta leggendo. La lettura è un processo che svolge una funzione importantissima perché mette in moto l’immaginazione. Leggere libri è vivere più vite, è un esercizio della fantasia, è un viaggiare nel tempo e nello spazio.
Che cos’è per lei la letteratura, cosa rappresenta la scrittura?
Per me la letteratura è la vita stessa. Scrivere per me è come respirare. È la mia vita stessa.
Ci sono dei libri, oltre ai suoi, che hanno segnato la sua esistenza, che le stanno particolarmente a cuore?
Difficile rispondere sinteticamente a questa domanda! Sono tanti, in tutte le fasi della mia vita. Fin da giovane ho amato molto i libri di avventura, quelli che raccontano il mare, Conrad, Stevenson, solo per citare alcuni autori. Da bambina i miei genitori erano i miei libri: mia madre mi raccontava Alice nel paese delle meraviglie. Pinocchio è stato importantissimo. Poi ho amato Proust, gli autori russi: Gogol e tutti gli altri. E poi tanti altri libri ancora. Impossibile fare l’elenco delle mie letture di riferimento, sono davvero tante.
Da pochi giorni è nelle librerie il suo La scuola ci salverà (Solferino): come giudica la scuola italiana di oggi?
Sono due gli aspetti che tengo a sottolineare. Il primo riguarda la scuola come istituzione. Su questo abbiamo fallito: non si è investito sulla scuola. Ma non solo e tanto in termini economici, quanto piuttosto sul piano culturale e civico. La scuola è centrale nella vita di un Paese. È il luogo dell’etica dove il bambino impara a diventare cittadino. Sotto questo profilo l’Italia ha fallito. C’è poi il secondo aspetto: quello della prassi. Ovvero degli insegnanti, esempio di coraggio. Portano sulle spalle la fatica del lavoro scolastico e fanno funzionare un’istituzione chiave bistrattata e messa ai margini.
La provocazione intellettuale di Pasolini era però che “la scuola e la televisione vanno abolite”
Sì ma è una provocazione che dobbiamo storicizzare. Io oggi non direi mai questo della scuola. Pier Paolo lo disse perché a quei tempi la scuola era un’istituzione sacrale da cambiare profondamente. Oggi è dissacrata! La scuola italiana di adesso va amata, va rispettata, va ricostruita. Dobbiamo restituirle autorevolezza.
In Italia si pubblicano molti volumi ma non si legge molto: che idea si è fatta della nostra editoria? Vede segnali di speranza, giovani autori di talento?
Ci sono molti talenti che stanno emergendo. A causa delle restrizioni per il contenimento della pandemia di Covid, fra l’altro, c’è stato un aumento della lettura di libri. È vero che in Italia si legge poco, mediamente, ma questo è dovuto anche al fatto che, a differenza di altri Paesi, da noi non si è sviluppata una vera e propria letteratura popolare. La lingua italiana ha prevalso tardi sui dialetti. In ogni caso oggi ci sono autori molto degni e interessanti. E c’è un tema su tutti, anche fra i romanzieri: la famiglia, i rapporti fra madre e figlia, fra padre e figlio. La famiglia è in crisi e la letteratura narra di ciò che è in crisi.
3. Regina Elisabetta, il futuro dopo la morte del principe Filippo: Carlo “re senza titolo”
Nelle scorse settimane la regina Elisabetta ha detto addio al marito, il principe Filippo, che l’ha accompagnata per oltre 70 anni. Con la morte del duca di Edimburgo è venuta a mancare quella presenza solida, quel punto di riferimento a cui la Sovrana si è affidata per tutto il suo regno. Per questo motivo la domanda che attraversa al momento il Regno Unito è “Cosa farà la Regina? Abdicherà?”. E, soprattutto, quale sarà il ruolo del principe Carlo e di suo figlio, il principe William?
Il futuro della regina Elisabetta dopo la morte del principe Filippo
In questi giorni di lutto, la regina Elisabetta piange la scomparsa del principe Filippo. Durante i funerali la Sovrana, che compirà 95 anni a breve, è apparsa stanca e provata al punto che c’è chi parla di abdicazione. Ma sono davvero questi i piani della Sovrana per il futuro? Secondo gli esperti reali la Regina non ha alcuna intenzione di abdicare e rimarrà sul trono fino alla morte, rispettando il giuramento fatto alla Nazione nel giorno della sua incoronazione. Ciò non significa, però, che il principe Carlo debba aspettare ancora molto e la soluzione potrebbe essere più articolata.
Le prospettive per il principe Carlo “re di fatto ma senza titolo”
Secondo ciò che riportano alcuni tabloid, nei giorni prima della sua morte, il principe Filippo avrebbe convocato il principe Carlo per affidargli gli “affari di famiglia e la regina Elisabetta”. Il duca di Edimburgo, dunque, avrebbe chiesto al figlio di prendere sulle proprie spalle il peso della monarchia, aiutando la Sovrana ormai prossima ai 95 anni. Molto probabilmente Elisabetta II non abdicherà, ma comincerà ad assegnare molti più ruoli istituzionali al figlio. In questo modo il principe Carlo sarebbe, usando le parole del redattore del Daily Mirror Royal Russell Myers, un “re di fatto ma senza titolo”.
Se Carlo diventasse re e la regina Elisabetta fosse ancora viva, infatti, si parlerebbe di una reggenza e la situazione sarebbe ancora più complicata. Secondo quanto stabilito nel Regency Act del 1937-1953 “la reggenza è possibile solo quando la regina è giudicata, a causa di infermità di mente o di corpo, incapace per il momento di svolgere le funzioni reali”. Esclusa, inoltre, anche l’ipotesi di un passaggio di titolo direttamente al principe William, che, sebbene sia più amato dagli inglesi, è solo secondo in linea di successione. Non è previsto, infatti, che un erede al trono passi al corona al proprio erede da vivo.
4. Oscar 2021, Chloé Zaho miglior regista, niente statuetta per Laura Pausini. Nomadland è il Miglior Film: la lista completa
Oscar 2021, al via la cerimonia
La cerimonia è iniziata alle ore 2:00 nella nuova cornice del Dolby Theatre di Los Angeles. La regista e attrice Regina King, nominata come miglior regista per One Night in Miami, candidato in altre due categorie, ha fatto gli onori di casa. Le prime categorie premiate sono state quelle relative alla sceneggiatura, originale e non originale, le cui statuette sono state consegnate proprio da Regina King, inciampata appena ha messo piede sul palco. “Il bello della diretta” – ha sdrammatizzato. Ad annunciare e consegnare le successive statuette, quelle per il miglior film internazionale e il miglior attore non protagonista, è stata l’attrice Premio Oscar Laura Dern.
Dopo le categorie per il miglior trucco e migliori costumi, nelle quali purtroppo Pinocchio di Matteo Garrone non ha trionfato, Bryan Cranston ha consegnato l’Oscar umanitario Jean Hersholt alla Motion Picture & Television Fund. Per la prima volta, dall’istituzione del premio, la statuetta è stata consegnata a un ente. L’attore ha poi ricordato il successo di Parasite dell’anno scorso, introducendo il regista Bong Joon-ho, che ha trionfato lo scorso anno come Miglior Regista, tra gli altri riconoscimenti. E proprio lui, quest’anno, ha consegnato l’Oscar nella suddetta categoria a Chloé Zaho, seconda donna a vincere la statuetta nonché prima regista cinese in assoluto. Il compito di consegnare l’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione è spettato invece a Reese Witherspoon, che ha premiato anche il miglior film d’animazione.
Finalmente, sul palco ha fatto la sua comparsa anche Brad Pitt, che ha consegnato l’Oscar per la Miglior Attrice Non Protagonista. L’attore ha premiato Yoon Yeo-jeong per Minari, che è salita rompendo subito il ghiaccio con il divo hollywoodiano. “Mister Pitt, felice di conoscerla!“, ironizzando sulla corretta pronuncia del proprio nome. Ancora una volta, dunque, Glenn Close è rimasta senza statuetta. Nel frattempo, sul palco è arrivata Zendaya che ha consegnato i premi dedicati alla musica, ovvero quelli per la miglior colonna sonora e la miglior canzone originale. La giovane attrice di Euphoria ha premiato la canzone Fight for You nel film Judas and the Black Messiah, lasciando Laura Pausini senza statuetta.
La cerimonia ha dato poi spazio al dovuto momento del “In Memoriam”, ricordando i nomi che dal 2020 ci hanno lasciato. L’evento ha reso omaggio, tra gli altri, a Max Von Sidow, Christopher Plummer, Sean Connery, Ennio Morricone e Chadwick Boseman. Gli Oscar 2021 hanno poi assistito all’entrata in scena di Rita Moreno, chiamata a consegnare la statuetta per il miglior film.
Oscar 2021, i vincitori della 93° edizione: la lista completa
Migliore attore non protagonista: Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah. L’attore britannico era già stato candidato nel 2018 per l’horror Scappa – Get Out diretto da Jordan Peele.
Miglior film d’animazione: Soul, regia di Pete Docter.
Miglior cortometraggio d’animazione: Se succede qualcosa, vi voglio bene (If Anything Happens I Love You), regia di Michael Govier e Will McCormack.
Migliore sceneggiatura originale: Emerald Fennell, Una donna promettente (Promising Young Woman). Il film è stato girato in soli 23 giorni.
Migliore sceneggiatura adattata: Christopher Hampton e Florian Zeller, The Father – Nulla è come sembra (The Father).
Miglior cortometraggio: Due estranei (Two Distant Strangers), regia di Travon Free e Martin Desmond Roe.
Migliore scenografia: Donald Graham Burt e Jan Pascale – Mank.
Migliori costumi: Ann Roth – Ma Rainey’s Black Bottom. Si tratta della donna più anziana a vincere nel corso della premiazione, all’età di 90 anni.
Miglior documentario: Il mio amico in fondo al mare (My Octopus Teacher), regia di Pippa Ehrlich e James Reed.
Miglior cortometraggio documentario: Colette, regia di Anthony Giacchino.
Migliore attrice non protagonista: Yoon Yeo-jeong – Minari. L’attrice ha battuto Glenn Close, nominata per Elegia Americana. Giunta all’ottava nomination, la Close è l’attrice che ha ottenuto più candidature senza conquistare mai l’ambita statuetta.
Miglior sonoro: Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Phillip Bladh – Sound of Metal.
Migliore fotografia: Erik Messerschmidt – Mank.
Miglior montaggio: Mikkel E. G. Nielsen – Sound of Metal, primo montatore scandinavo nella storia a ricevere una nomination e, in seguito, il premio.
Migliori effetti visivi: Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher – Tenet
Miglior trucco e acconciatura: Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson – Ma Rainey’s Black Bottom.
Miglior film internazionale: Un altro giro (Druk), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca). Il regista ha ricordato, commosso, la figlia 19enne, venuta tragicamente a mancare in un incidente stradale, nel periodo delle riprese del film.
Colonna sonora: Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste – Soul.
canzone originale: Fight For You (musiche di H.E.R. e Dernst Emile II, testo di H.E.R. e Tiara Thomas) – Judas and the Black Messiah.
Migliore regia: Chloé Zhao – Nomadland. Dopo Kathryn Bigelow nel 2010 per The Hurt Locker si tratta della seconda donna in assoluto, nella storia dell’Academy Awards, a trionfare nella suddetta categoria. Si tratta, inoltre, della prima regista cinese a trionfare ai Premi Oscar.
Migliore attore protagonista: Anthony Hopkins – The Father – Nulla è come sembra (The Father).
Migliore attrice protagonista: Frances McDormand – Nomadland.
Miglior film: Nomadland, regia di Chloé Zhao.
Buona lettura per questo e molto altro su www.velvetmag.it
Sara Zuccari