Roy Halston: al via la serie su Netflix sul celebre stilista americano degli anni Settanta
Il designer anima delle folli notti dello Studio 54 di New York
Golden boy della moda americana, protagonista assoluto dello Studio 54 per tutti gli anni Settanta, stilista visionario e dall’estrema eleganza. La fama del designer Roy Halston Frowick sarà celebrata tra pochi giorni, grazie alla serie tv di Ryan Murphy, in uscita il 14 maggio, su Netflix. Ewan McGregor presta il volto al celebre stilista dalle umili origini nel midwest americano, nato nel 1932 a Des Moines, Iowa. Il creativo raggiunge la fama mondiale in una sola notte grazie a Jacqueline Kennedy, che indossa un iconico cappellino pillbox azzurro pastello all’inaugurazione presidenziale del marito nel 1961 e rende così il designer, venuto dal nulla, famoso. Ma Jackie non è l’unica ad amare i suoi cappelli. Anche Rita Hayworth, Diana Vreeland e Marlene Dietrich, impazziscono per i suoi copricapi. Negli anni Settanta il marchio di lusso Halston si espande fino a divenire un impero che comprende ogni cosa: dai profumi, agli abiti fino alla moquette di casa. La serie Netflix ci racconta Halston in cinque puntate, intitolate: Becoming Halston, Versailles, The Sweet Smell of Success, The Party’s Over. Critics.
La moda che propone Roy Halston è pulita, estremamente riconoscibile, minimale e soprattutto glamour
Definito da Newsweek come il designer più interessante d’America, nel 1966 passa dalla creazione di cappelli agli abiti, inaugurando la sua prima boutique in Madison Avenue nel 1968. L’anno seguente, nel 1969, lancia la sua prima linea di prêt-à-porter, Halston Limited. La sua firma all’epoca è ovunque. Lo Chemisier #704 in Ultrasuede, un tessuto sintetico lavabile in lavatrice simile al camoscio, creato nel 1972 segna un record di vendite da Bergdorf Goodman e diviene il capo passepartout da milioni di donne americane. All’epoca ogni signora del jet-set che si rispetti indossa gli abiti di Roy Halston. Le clienti ricche e famose conosciute durante gli anni passati come capo reparto da Bergdorf fanno a gara per andare a vestirsi nella sua Maison.
Tra queste ci sono: Catherine Deneuve, Liz Taylor, Bianca Jagger, Ali MacGraw, Liza Minnelli, Raquel Welch, Jackie Onassis, la Baronne de Rothschild, Marella Agnelli, Lauren Bacall e Babe Paley. Le personalità diventano subito habitué del suo atelier. Sempre elegantissimo, vestito di nero, Halston ama apparire circondato dalle sue fedeli mannequin ribattezzate Halstonettes. Lo stilista è amico di Andy Warhol che definisce le sue sfilate “la forma d’arte degli anni Settanta“. Roy Halston fa concorrenza ai grandi miti della couture francese, in primis a Yves Saint Laurent che in parte si ispira alla sua moda.
Lo stile del celebre stilista americano è ripreso anche da Tom Ford, che era di casa allo Studio 54 insieme a Karl Lagerferld, Valentino, Saint Laurent, Elthon John
Roy Halston odia tutti gli orpelli e le decorazioni inutili ed eccessive, le sue collezioni si distinguono fin da subito per un minimalismo funzionale. Crea infatti capi eleganti e sensuali, ma dalle linee essenziali. Non a caso è soprannominato “Mr.Clean“, per via del suo stile nitido, pulito, rigoroso e raffinatissimo. “Il primo della nuova generazione di stilisti a creare il vero stile americano“, secondo Karl Lagerfeld. Non a caso anche Giorgio Armani si ispira ad Halston, che ha il merito di aver creato l’halter dress e la famosa scollatura all’americana. Rende inoltre popolare il caftano, disegnandone alcuni modelli per Jacqueline Kennedy. Man mano che la popolarità e la fama dello stilista crescono, anche le modelle e i modelli con cui lavora acquisiscono celebrità.
Tra i suoi preferiti ci sono: Pat Cleveland, Anjelica Houston, Heidi Goldberg, Karen Bjornson, Beverly Johnson, Nancy North, Chris Royer, Alva Chinn, Connie Cook e Pat Ast. Nonostante lo strepitoso successo commerciale raggiunto negli anni Settanta, nell’ambito dell’epopea disco, dopo diverse sconsiderate decisioni commerciali Halston finisce per perdere il controllo della sua casa di moda negli anni Ottanta. Lo stilista entra purtroppo in un vortice di eccessi di serate folli a base di sesso e di droghe. La cessione del suo nome e del suo genio creativo alla Norton Simon Inc. segna il suo triste e inesorabile destino.
Nel giro di pochi anni, comunque, Roy Halston firma le uniformi per gli atleti americani alle Olimpiadi del 1976, le divise della Braniff International Airline
Ma anche le divise del personale della compagnia di noleggio Avis a New York e persino sulle uniformi da girl scout. Questo eccesso di protagonismo è però deleterio per lo stilista, che arriva purtroppo a perdere in poco tempo tutto l’impero che aveva costruito. “Troppa carne alla brace”, commenta infatti la modella e amica Elsa Peretti, ai tempi designer di Tiffany, nella serie Netflix interpretata da Rebecca Dayan. Esasperato dagli affari in rovina e da una vita privata di innumerevoli eccessi, nel 1983 Roy Halston abbandona il suo leggendario appartamento al 21° piano dell’Olympic Tower a Manhattan, cornice di una vita sfarzosa e sopra le righe. Halston vive il resto dei suoi anni lontano da tutto e da tutti. Muore a soli 57 anni, nel 1990, per complicazioni a causa dell’HIV al Pacific Presbyterian Medical Center di San Francisco per un sarcoma di Kaposi. Si spegne così tristemente la favola, o meglio la parabola discendente del golden boy della moda americana. Una vita di lustrini, notti folli, fama, sesso, droghe, eccessi, sempre vissuta al massimo. Non a caso uno dei suoi motti: “Il successo è il prezzo da pagare”.
LEGGI ANCHE: Sissi, tutto sull’indimenticabile Principessa dei nostri giorni