Se un Derek Sheperd torna – anche solo come visione celestiale, in qualunque modo vogliate interpretare questa frase -, un Jackson Avery va. Ebbene sì, dopo il traumatico addio a Andrew De Luca e Alex Karev, è tempo di salutare un altro dei protagonisti di Grey’s Anatomy. E sì, abbiamo iniziato così, in medias res, perché questa è esattamente la modalità di narrazione adottata dagli autori del medical drama più longevo di sempre: lo shock improvviso, riversare tutto sullo spettatore quando meno se lo aspetta. Tutto cambia in un battito di ciglia: esplode una bomba in ospedale, cade un aereo, un uomo spara al primario. E cambia tutto. C’è chi parte e chi muore. Shonda Rhimes ci ha abituati a dire addio, ci ha insegnato ad apprezzare l’oggi, perché domani potrebbe non esserci. Un concetto angosciante per certi versi, ma d’altra parte così è la vita. Probabilmente noi, al momento del passaggio, non correremo in contro a Derek Sheperd… o forse sì. Chissà.
Chi c’è sempre e resiste a ogni calamità naturale o pandemia che sia è l’unica e sola Meredith. Lei, il centro di gravità permanente: gli altri sono intercambiabili, ricordiamolo. Certo, per molto tempo si è vociferato che anche Ellen Pompeo fosse stanca di vestire i panni della dottoressa Grey, ma poi è arrivata la smentita; magari non una smentita vera e propria, ma è arrivata la conferma di una 18esima stagione. E come si fa una new season senza la donna per cui tutto questo esiste? Non è né possibile, né plausibile. Allora ci sarà anche lei. Cioè, lei ci sarà ma, a questo punto, gli altri?
Gli addii di Grey’s Anatomy: dopo Alex e Andrew, Jackson saluta la serie
La 17esima stagione è stata diversa, per diverse ragioni: il Covid l’ha resa triste, troppo realistica. E questo è un tema. D’altronde siamo ancora in piena pandemia, il mondo è cambiato: perché Grey’s Anatomy non avrebbe dovuto adeguarsi? Le serie tv chiamano le emozioni e per farlo, talvolta, bisogna affidarsi a ciò che gli spettatori conoscono. Condividere il sentire, fare leva sulle angosce o sui ricordi felici di chi, rannicchiato sul divano stringe a sé il plaid guardando la tv, si riconosce nelle immagini e versa una lacrima o ride di gusto, è sempre vincente.
Grey’s Anatomy punta alle emozioni, da sempre. Da quando Meredith era solo una ragazza in un bar e Derek solo un uomo in un bar. 17 stagioni sono un’infinità; storie, intrecci, volti. Eppure siamo ancora tutti qui a pendere dalle labbra di Shonda, non facciamo altro che attendere la sua prossima mossa. Anche se, a dirla tutta, quella di eliminare, in un colpo solo, Jackson Avery e Andrew De Luca ci ha devastati. Forse ci ricorda un po’ l’addio in sincrono di April Kepner e Arizona Robbins. La coralità di Grey’s Anatomy è sempre stata la sua forza, certo; se elimini un elemento portante, la serie non ne risentirà. Almeno in teoria. Perché nonostante la serie sia tra le più seguite ancora oggi, noi tutti siamo rimasti fermi, immobili, alla partenza di Cristina Yang, alla morti di Derek, George, Mark e Lexie; noi tutti stiamo ancora aspettando che Izzie faccia ritorno al Grey-Sloan Memorial. Andiamo avanti, sì. Ma ogni volta perdiamo un pezzo di cuore. Shonda, accogli la nostra preghiera e, almeno per questa stagione, basta così.