Francesco Aquila è il vincitore della decima edizione di MasterChef Italia, il cooking show di Sky prodotto da Endemol Shine Italy, sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go e in streaming su NOW. Trentacinquenne, cuoco amatoriale pugliese e residente in Emilia-Romagna, a Bellaria-Igea Marina, si è distinto nel corso della competizione, giunta alla sua decima edizione. Un’edizione che, in effetti, si discosta dalle altre, dal momento che si tratta della prima post Covid. Ma che, al contempo, lancia un segnale importante di ripresa e di rinascita.
Da questi sentimenti di rivalsa è mosso anche Francesco Aquila che, grazie al suo talento e alla sua passione, ha sbaragliato la concorrenza ed è stato è stato proclamato dai giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli vincitore di MasterChef 10. L’ex aspirante chef ha potuto così pubblicare il suo primo libro di ricette, “MY WAY, Zio Bricco che ricette!”, uscito lo scorso 11 marzo che è già alla terza ristampa. Insomma, per il maître di sala si sono ormai aperte le porte del successo, grazie anche alla sua attenzione al dettaglio e alla sua curiosità, che hanno distinto il proprio percorso all’interno della competizione. In esclusiva per VelvetMag, Francesco Aquila ha perciò deciso di raccontarci la sua esperienza all’interno del cooking show, svelandoci alcuni progetti futuri.
Intervista a Francesco Aquila, vincitore di MasterChef 10
MasterChef Italia ti ha visto trionfare nel corso dell’ultima edizione: ti saresti mai aspettato questo successo?
Ora, posso dire di sì. Ci ho creduto tantissimo, ce l’ho messa tutta per arrivare fino alla fine, ho lottato per qualcosa che volevo davvero. Durante il mio percorso nella Masterclass, a un certo punto, il pensiero di mia figlia mi ha fatto mettere la sesta e mi ha fatto impegnare sempre di più. Ammetto, però, che la mia vittoria è stata una sorpresa. Ero convinto vincesse un altro dei finalisti. Alla fine, invece, ce l’ho fatta. E non potrei esserne più felice.
A distanza di circa un paio di mesi dalla vittoria, cos’è cambiato nella tua vita?
Sono sicuramente più conosciuto rispetto a prima, ho tante richieste e magari qualcuno mi vede con altri occhi. Ma, per me, non è cambiato nulla. Continuo a essere la stessa persona di prima e fare molte delle stesse cose di prima.
MasterChef ti ha permesso inoltre di pubblicare il tuo primo libro di ricette, “My way. Zio Bricco che ricette!”: cosa ha significato per te?
Il libro rappresenta il mio passato, il mio presente e il mio futuro. È, quindi, il mio percorso di vita. Racchiude le esperienze di vita che ho fatto oggi, lungo la mia strada.
“Zio Bricco” è anche il nome di un piatto che hai presentato durante il tuo percorso: com’è nato questo modo di dire? E perché hai deciso di chiamare proprio quel piatto così?
“Zio Bricco” nasce come modo di dire, come esclamazione, con un’accezione tanto positiva quanto negativa, dipende dal contesto e dal modo di pronunciarlo. Ho chiamato un piatto così perché è stata un’esclamazione che ho utilizzato dopo diverse sfide, magari dopo i pressure test. Era come una liberazione.
Sappiamo che già nel 2015 avevi provato a partecipare: cosa ti ha spinto a riprovare di nuovo?
È vero, ci avevo provato ma non era andata a buon fine. Allora, la delusione era stata tanta e avevo pensato di non provarci più. Per fortuna, poi, ho cambiato idea. E lo scorso anno ho deciso di provarci di nuovo mandando la mia candidatura.
La decisione si è poi rivelata vincente, in senso letterale. Cosa hai provato quando hai scoperto di essere stato ammesso nella Masterclass?
Quando ho scoperto di essere stato ammesso nella Masterclass mi sono detto: “perfetto, sono salito su questo treno diretto per una montagna altissima. Siamo in 21, solo uno potrà arrivare alla fine e quello devo essere io”. Mi sono quindi impegnato e concentrato al 100% per arrivare primo.
Tra i tuoi compagni di percorso, chi avresti voluto con te in finale?
Chi è arrivato in finale, lo ha meritato, di questo ne sono certo. Sono contento che ci fosse Antonio, perché un ragazzo che ha dimostrato tantissimo. Mi sarebbe piaciuto anche avere Eduard, a cui voglio molto bene.
Parlando dei giudici, invece, chi hai sentito più vicino a te?
Sia Chef Cannavacciuolo sia Chef Barbieri. Con Chef Cannavacciuolo c’erano diversi legami, siamo molto simili. Con Chef Barbieri c’era molta complicità, molta stima reciproca, parlavamo la stessa lingua.
Un ricordo legato al tuo percorso che vorresti condividere? Anche non strettamente “positivo”, ma che ha avuto impatto su di te…
Lo stato d’animo prima di entrare nella Masterclass. Durante il percorso che ci ha portato proprio dentro lo studio, sentivo le vibrazioni, sia positive che negative, l’adrenalina ma anche l’ansia. Sentivo scorrere tutto all’interno delle vene. Emozioni indimenticabili.
Qual è il piatto che più ti ha rappresentato a MasterChef?
Sicuramente il piatto della finale, l’antipasto “Tavola pronta”, con ingredienti molto semplici, della terra, della tradizione (funghi cardoncelli, stracciatella, borragine, pane, peperone crusco, origano e sfera di gazpacho pugliese, ndr). Grazie all’innovazione, però, sono riuscito a creare un gran piatto con materie prime, appunto, “povere”. L’idea è che con le giuste tecniche si possono preparare ottimi piatti con ingredienti semplici. Io penso che la cucina debba poter essere per tutti e di tutti.
Progetti per il futuro?
Tanti. Ho tante idee e richieste. Devo valutare i progetti che mi calzano meglio, pensando alla qualità e alla loro durata. E puntando sempre al top.