Divertenti, capaci ma soprattutto complici. Questa è la chiave del successo di Alberto Magi e Anna Termopoli, una coppia nella vita e nel lavoro che ha creato una realtà online chiamata OlimpiaHome. Un’azienda che ha il profumo di un sogno, sbocciata verso la fine del 2017 e oggi diventata una grande realtà digitale, soprattutto social. Anna e Alberto hanno lanciato una monetina nel mondo del web e da quel desiderio è nato un luogo che per loro, prima ancora di essere un lavoro, è una famiglia.

Entrambi rappresentano il classico esempio ben riuscito di imprenditoria giovanile: due ragazzi, diventati da poco genitori, che hanno lanciato un e-commerce d’arredamento e parallelamente hanno imparato a far breccia nel cuore della community social, in particolare Instagram, dove sono seguitissimi e ben voluti (e dove i follower, soprattutto donne, rispondono al nome di Olimpiette).

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Anna e Alberto, un’intervista a più voci, parlando delle gioie e dei dolori di lavorare con un e-commerce e con i social, ma anche di quanto sia importante lottare e credere nelle proprie potenzialità. La conclusione? È proprio vero che dove c’è famiglia c’è casa.

Intervista ad Anna e Alberto di OlimpiaHome

Partiamo da OlimpiaHome: quando e com’è nato e perché avete scelto questo nome?

Alberto: Inizialmente lavoravamo con la mia famiglia ed è da lì che è nato il nome: mia madre è un’appassionata della mitologia greca. Il giorno del mio compleanno (del 2017) ho detto ad Anna: ‘Tu saresti perfetta per fare le storie su Instagram, metterci il volto, cosa ne dici?’. Purtroppo – dico purtroppo per lei – ha accettato. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare insieme. All’inizio abbiamo lavorato nel negozio dei miei, poi a gennaio 2020 ci siamo trasferiti nel capannone attuale.

Anna: Quando sono arrivata io abbiamo iniziato a spingere sui prodotti per la casa attraverso i social. Allora lavoravamo solo con Instagram e Facebook. Quello che ha funzionato all’inizio per farci conoscere erano le dirette che facevamo ogni martedì e giovedì, quindi molto spesso. Con il Natale 2019 ci siamo accorti che non riuscivamo più a lavorare lì, avevamo avuto una grande crescita e il posto era piccolo e poco funzionale, per questo ci siamo spostati. Abbiamo quindi aperto una nuova società per conto nostro, come Anna e Alberto.

Prima di aprire questa azienda a quattro mani, cosa avete fatto?

Alberto: Io ho sempre lavorato con gli e-commerce, da quando ho 18 anni ho sempre lavorato in questo settore.

Anna: Io ho studiato Ingegneria Informatica, ma ho sempre lavorato anche per mantenermi gli studi. Dopo la laurea, Alberto mi ha proposto questo lavoro e ho accettato subito. All’inizio per me lavorare con i social è stato difficile. Nonostante io sia una persona solare e aperta che racconta tutto di sé, farlo con persone che non hai mai visto non è semplice, anche per chi non si vergogna. Ormai sono passati quattro anni, non ci faccio più caso, anche se sono spettinata non mi vergogno.

Lavorare insieme deve essere bello, stimolante ma credo ogni tanto anche difficile, è così? Come descrivereste questo lavoro a quattro mani?

Alberto: Per me è più difficile adesso che siamo più separati. Ci manchiamo.

Anna: All’inizio ci sono state diverse fasi, anche di coppia. Litigavamo spesso i primi tempi, tutti i giorni. Poi da quando ci siamo trasferiti nel capannone qualcosa è cambiato, avevamo anche meno pressioni esterne, abbiamo iniziato a capire che siamo diversi. Come lui manda giù dei rospi, io devo mandarne giù altri. Quindi, abituati a lavorare 24 ore su 24, ora ci manchiamo. Siamo anche soci, le scelte dobbiamo prenderle insieme.

Consigliereste alle altre coppie questa tipologia di lavoro, sempre insieme h24?

Alberto: Dipende dalle coppie. Per alcuni è più facile lavorare separatamente. Se fosse lo stesso rapporto mio e di Anna, direi di sì.

Anna: I nostri amici spesso ci dicono che siamo un caso a parte, perché siamo molto complici. Siccome sono molto orgogliosa, io non mi immaginavo di lavorare con un uomo. Un tempo la pensavo così. Poi, quando ho iniziato a lavorare con lui, ho cambiato idea, ho avuto un’altra visione delle cose. Non a caso dal lavoro abbiamo anche una famiglia insieme: si è completato un cerchio.

Credete che il vostro successo dipenda molto dalla community di Instagram?

Alberto: Sì, sicuramente. È il canale che abbiamo curato di più. Siamo già presenti su TikTok. Vogliamo spostarci anche sugli altri social, ma Instagram è dove lavoriamo. Nei progetti di quest’anno rientra quello di spostarci su YouTube. L’idea è di fare sì Tutorial, ma vorremmo spostarci in generale sulle ispirazioni, cercare di dare consigli su come arredare una determinata stanza. Per settembre speriamo di iniziare con questo progetto.

Anna: Volevamo lavorarci già prima del parto [hanno avuto un bambino da poco, ndr]. Abbiamo una struttura che chiamiamo la casa finta, è molto grande e non riusciamo mai a sfruttarla al meglio perché i prodotti cambiano sempre. Adesso verrà un’azienda che fa gli stand per le fiere nel nostro settore e ci creerà la base sulla quale noi sposteremo soltanto gli oggetti dentro. Per questo avremo più possibilità di fare questi video in un ambiente che sembra una casa vera.

Come avete affrontato questo periodo di pandemia? Il vostro lavoro ne ha risentito?

Alberto: In quel periodo a noi è esploso tutto, il sito in primis. Abbiamo lavorato veramente tanto. Passavamo da cento ordini in un weekend a seicento. Abbiamo sempre lavorato, ma in quel periodo ci hanno conosciuto tantissime persone. Non riuscivamo a gestire il tutto. L’anno scorso c’erano talmente tanti ordini… In genere quando ordiniamo la merce lo facciamo un anno prima, per cui non era prevedibile una pandemia.

Anna: Da essere una realtà molto piccola siamo passati ad avere più seguito, più assistenza, più tutto. Poi in quel periodo, neanche a farlo apposta, avevamo iniziato anche degli investimenti pubblicitari. Quindi lockdown + pubblicità è stato il delirio. Per far sì che il sito reggesse la quantità di persone durante i lanci del venerdì sera abbiamo dovuto fare ulteriori investimenti in un periodo in cui non avevamo soldi per farlo. È stata dura anche per questo.

Raccontatemi della vostra linea di profumatori per ambienti: com’è nata l’idea, come l’avete sviluppata e quali sono le vostre fragranze preferite?

Alberto: L’idea è arrivata un po’ per caso, è stata un’occasione che abbiamo colto al volo. Ce l’ha proposto un’azienda che fa questo di professione, siamo partiti con i piedi di piombo perché non sapevamo se poteva funzionare. Poi abbiamo avuto l’idea di spruzzare le fragranze sui pacchi: questo ci ha aiutato a venderlo. Tutto quello che facciamo io e Anna è immaginare come superare la distanza. In un negozio il profumo lo puoi sentire, qui come fai? E allora ci è venuto in mente di spruzzarlo sui pacchi, mettiamo un’etichetta dove diciamo cosa è stato spruzzato e andiamo. Da lì ha avuto successo, tante ragazze ci scrivono che adorano i pacchi profumati e questo piano piano l’ha portato anche alla vendita. Il mio preferito è quello che abbiamo a casa, Salsedo, tra gli ultimi che abbiamo lanciato, perfetto per l’estate.

Anna: A me piace per questo periodo Prato Fiorito, perché è molto fresco. Mi piace anche Bocciolo di Rose perché mi ricorda mia nonna, che aveva in camera quei barattolini con il talco. E poi Dolce far niente con la cannella, perfetto per il Natale siccome è più caldo.

La vostra è un’azienda molto giovanile: che rapporto avete con i vostri dipendenti?

Anna: È un rapporto molto amichevole, a volte è anche difficile “sgridarli” perché hanno la mia età, alcuni sono più grandi. Eccetto mia mamma, che si gestisce in autonomia (si sgrida e si fa complimenti da sola).

Alberto: I dipendenti che lavorano con noi vanno dai 19 ai 33/34 anni, sono nostri coetanei, anche per scelta. Abbiamo deciso di assumere sempre ragazzi (perlopiù ragazze) perché pensiamo che capiscano meglio quello che stiamo facendo innanzitutto e poi perché forse sono più portati ad utilizzare computer e tablet. Purtroppo non è ancora scontato che tutti sappiano utilizzare la tecnologia nel modo giusto. Comunque è un ambiente allegro, si ride e si scherza. Per noi quella è una seconda casa, ma è più casa quella che casa nostra perché passiamo più tempo lì dentro.

Anna: Forniamo assistenza su tanti canali social (Facebook, Instagram, WhatsApp). Se ti occupi di questo devi muoverti bene, avere una velocità adeguata. Inoltre offriamo anche dei buoni contratti perché vogliamo persone di fiducia che abbiano la giusta ricompensa. Abbiamo sempre impostato il discorso su: “Abbiamo bisogno di persone che restino”, anche per la crescita che abbiamo.

Cosa vi spaventa di più di questo lavoro?

Alberto: Mi spaventa che, com’è cresciuto così velocemente, possa poi scomparire. Non riuscire, più per gli altri che per noi stessi. Però combattiamo queste paure cercando di avere una strategia differenziata.

Anna: Il pensiero ti viene, anche quando hai così tanti dipendenti. Adesso Instagram va tantissimo, dieci anni fa magari iniziava ad andare, ma tra dieci anni chi lo sa? Ci vuole anche un pizzico di incoscienza.

Quanto è importante per voi la famiglia e in che modo è presente nella vostra vita?

Anna: Prima se abbiamo iniziato questo lavoro con la famiglia di Albi, ora per forza di cose lavoriamo di più con la mia. Da quando ci siamo spostati nel capannone, all’inizio non avevamo soldi e quando è arrivato il boom di lavoro con il primo lockdown abbiamo chiesto aiuto alle mie sorelle, che si accontentavano. Adesso che abbiamo Achille [il bambino arrivato da poco, ndr], senza il loro aiuto, senza la famiglia, non potremmo farcela. Soprattutto per noi che ci crediamo tantissimo, perché l’idea di aprire questo negozio è arrivata perché è nella casa che si crea la famiglia. È l’idea di famiglia che abbiamo e con la quale siamo cresciuti. La famiglia è servita e serve tuttora.


A chi vorrebbe realizzare un progetto come il vostro, qual è il consiglio?

Anna: Il mio consiglio è di studiare e approfondire la passione per i social (perché altrimenti non lo fai). Io che ho la passione qualche giorno mi stanco perché ho sempre il telefono tra le mani, però in fin dei conti sono troppo felice del mio lavoro. Non servono i soldi, serve la voglia di fare. E pensare che siamo stati non so quanti anni senza stipendio, ma non abbiamo mai mollato. Abbiamo deciso di investire ogni soldo nell’azienda, perché i sacrifici vanno fatti. Il lavoro sui social e i siti web sono il nostro futuro.

Alberto: Di base la passione per questo lavoro, quella prima di tutto, studiare e avere fame, ma anche avere spirito di sacrificio. Sembrano sempre le stesse parole, però è questo il segreto. Poi oltre ai social bisogna avere una mente flessibile perché bisogna gestire tantissime cose.