Storie e Personaggi

Blue economy, Italia paese di mare ma i pescatori mancano: ora si reclutano sui social

Dalle barche al turismo alla ristorazione: gli addetti del mare sono molto ricercati

L’Italia, una grande penisola con quasi 8mila chilometri di coste che si protendono nel cuore del Mediterraneo, non ha più pescatori. O meglio, non ne ha abbastanza. La pesca nostrana è in crisi di vocazioni, mancano molti addetti e gli armatori si mettono alla ricerca di personale anche attraverso i social media. L’offerta di lavoro è forte, la domanda molto debole. Su Facebook e persino su Whatsapp non mancano annunci per la ricerca di aspiranti pescatori. Lo fa sapere Fedagripesca-Confcooperative. La federazione associa associa 3.300 cooperative agricole, agroalimentari e della pesca e ha oltre 430mila soci per un fatturato  complessivo di 29 miliardi di euro.

“Serve il 20-30% di personale in più”

Oggi mancano all’appello – fa sapere Fedagripesca – tra il 20 e il 30% dei lavoratori rispetto alle necessità, con un trend in costante aumento. “Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un preoccupante calo di personale“, spiegano da Fedagripesca, “che viene confermato dai dati dell’Inps”. L’Istituto della previdenza sociale stima una perdita del 36% di pescatori autonomi e del 27% per i dipendenti. Una situazione che interessa tutti i mestieri del mare, in particolare quelli più impegnativi come lo strascico. Quello che consiste nel trainare una rete da pesca sul fondo del mare da una o due barche. Ulteriore fonte di preoccupazione, spiega Fedagripesca, è l’età degli addetti che ormai per la maggior parte supera i 50 anni.

L’effetto della pandemia

Si parla per lo più uomini di origine comunitaria. Contrariamente a quanto si pensi, la presenza di lavoratori extra comunitari nel settore risulta molto contenuta, con un peso che incide per il 6% circa sul totale e riguarda soprattutto tunisini. “Temiamo che la pandemia possa acuire un problema che viene da lontano – commenta Fedagripesca – da politiche comunitarie volte a ridurre l’attività di pesca, senza dare speranza al settore”.

“Scommettere sui giovani”

Secondo l’associazione di categoria è importante invertire la rotta puntando sui giovani per rendere loro attrattivo questo mestiere. Anche in termini di blue economy: la pesca sostenibile. “Occorre partire dalla formazione a livello scolastico, con percorsi di studio precisi in modo da poter contare su un personale specializzato”, precisa Fedagripesca. “È indispensabile anche investire per modernizzare il comparto, così da renderlo più allettante grazie anche a tutte le opportunità legate alla blue economy”. Diversi i comparti legati al mare che possono essere più attrattivi per i giovani: dall’ittiturismo, alla ristorazione legata alla trasformazione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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