Gli italiani e il Recovery plan? La popolazione del Bel Paese appare divisa fra scetticismo, pessimismo e ottimismo sui risultati che potranno essere ottenuti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Se infatti un 21,6% crede che il piano possa avere un’influenza positiva sulla propria situazione finanziaria, un 34,3% crede che non ci avrà alcun effetto.

Il primo rapporto sull’argomento

I dati emergono dal primo rapporto “Gli italiani: risparmio e investimento” realizzato da Euromedia Research e Banca Mediolanum. Molto più bassa la percentuale di chi vede invece un impatto negativo dal Pnrr (11,8%), superata addirittura da chi pensa che il piano non verrà mai realizzato o lo sarà solo in parte (18%). C’è poi un 14,3% che sul tema non sa rispondere.

I tempi del Parlamento

La cosiddette “statistiche sull’attività legislativa” diventano intanto fonte di preoccupazione nel governo Draghi. Il Recovery plan italiano è all’esame della Commissione europea a Bruxelles e ormai la “macchina” attuativa del più grande meccanismo di finanziamenti che l’Italia abbia mai visto deve cominciare a partire. Ma se per i provvedimenti di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) occorre far presto, la discussione e l’approvazione da parte della Camera dei deputati, e poi del Senato, rispetto alle nuove normative rischia di trasformarsi in una palude.

I finanziamenti di Bruxelles

Secondo quanto riporta il Sole24Ore, infatti, in media in Italia occorrono oltre 300 giorni affinché un ramo del Parlamento dia il suo via libera definitivo a una legge. Naturalmente ciò dipende anche dal meccanismo di bicameralismo perfetto. Il quale rende tortuoso ma anche scrupoloso il percorso di una normativa fino alla sua definitiva approvazione. Ora però c’è un grosso problema. I circa 200 miliardi del Next Generation Eu destinati al nostro Paese non sono un benevolo regalo di Bruxelles. Sono ripartiti in varie tranches, la cui erogazione è condizionata alla progressiva attuazione di quelle che la Commissione europea ritiene riforme imprescindibili per l’Italia. Riforma del fisco, del lavoro, green, transizione digitale, solo per citarne alcune.