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L’Italia e il gigantesco debito pubblico: perché il successo del Recovery plan potrà salvarci

L'Italia soffre di un indebitamento senza precedenti nell'anno del Coronavirus

“Ciò che ci porterà a ridurre il debito è il successo del piano di Recovery”. Le dichiarazioni del commissario europeo al Bilancio, Paolo Gentiloni, rilasciate in questi giorni, suonano chiare. L’applicazione del Next generation Eu in Italia e, soprattutto, un’oculata politica di spesa pubblica secondo criteri di investimento per la crescita, solo le sole leve che il nostro Paese ha per risollevarsi. E per trovare il modo di ridurre in maniera sensibile l’enorme debito pubblico.

Indebitati molto oltre il Pil

Nel nostro Paese, stando ai dati di Bankitalia, alla fine del 2020 il debito pubblico si era attestato a circa 2.569 miliardi di euro. Una cifra enorme, pari al 157% del Prodotto interno lordo (Pil): la ricchezza prodotta in un anno nel nostro Paese. Un aumento dell’indebitamento resosi necessario per fronteggiare il blocco totale della produzione e dei salari a causa di lockdown e chiusure. Nel 2019, l’anno prima del Covid, il debito pubblico italiano era pari al 134% del Pil. Nell’annata della pandemia, il 2020, questo valore è schizzato in alto di 23 punti percentuali. In passato, perché si verificasse un tale aumento, c’erano voluti decenni. La situazione, dunque, è e resta estremamente delicata. Aggravata pesantemente dalle conseguenze della pandemia che si protrarranno nel tempo. Basti pensare che il Pnrr è spendibile fino al 2026: 5 anni per tentare di risollevarsi e tornare, quantomeno, ai livelli di benessere – già in calo – di prima del Covid.

“Servono investimenti e riforme”

Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, è intervenuto sul tema a margine della presentazione del “pacchetto” del semestre europeo. “Il debito medio della zona euro – ha detto l’ex presidente del Consiglio italiano – è del 102% sul Prodotto interno lordo e si trova a un livello senza precedenti. Questa è la risposta alla crisi della pandemia.” “Se si riesce a lavorare bene su investimenti e riforme – ha spiegato -, riusciremo ad avere un livello di crescita significativo e non solo a causa di un ‘rimbalzo’ dell’economia per uno o due anni. Avremo invece un livello di crescita interessante nei prossimi anni. Questo è il modo migliore per portare il debito verso delle soglie meno alte rispetto a quelle attuali”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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