Cosa lega uno dei più famosi couturier tunisini con uno dei più grandi fotografi tedeschi? Azzedine Alaïa e Peter Lindbergh avevano più cose in comune di quanto si possa immaginare. Innanzitutto l’ossessione per il colore nero, ma anche l’amore per il gusto estetico e soprattutto per la bellezza femminile. Da pochi giorni è uscito il volume edito da Taschen che celebra il legame tra i due creativi. Il libro Peter Lindbergh Azzedine Alaïa accompagna la mostra Mirror View presso la Fondation Azzedine Alaïa, inoltre Carla Sozzani racconta il connubio artistico tra il fotografo e lo stilista. “Ci siamo conosciuti nel 1979, credo. Da quel momento, Azzedine e io abbiamo sempre collaborato strettamente”, aveva detto Lindbergh. Alaïa, dal canto suo, aveva affermato: “Non dobbiamo nemmeno parlarci, tutto fluisce in modo naturale.”

Azzedine Alaïa e Peter Lindbergh: il libro che celebra le immagini più emblematiche dei due creativi

Il volume Azzedine Alaïa e Peter Lindbergh mette in luce delle immagini davvero intense. Lindbergh è conosciuto al grande pubblico soprattutto per i suoi scatti in bianco e nero di modelle al naturale, Alaïa per i suoi abiti aderenti in grado di rendere sensualissime le donne. Oltre al volume la mostra Mirror View, fino al 14 novembre al numero 18 di Rue de la Verrerie, a Parigi, celebra questo sodalizio ricreando uno spazio di dialogo fra le magnifiche fotografie di Lindbergh e gli abiti originali disegnati da Alaïa. Proprio in quella che fu la casa e il laboratorio di idee di Azzedine, i lavori di questi due giganti della moda tornano a confrontarsi. Il volume Azzedine Alaïa e Peter Lindbergh è introdotto dai contributi del direttore del Musée d’Art Moderne de Paris Fabrice Hergott, dallo storico della moda e curatore della Fondation Azzedine Alaïa Olivier Saillard e dal fotografo Paolo Roversi.

NAOMI CAMPBELL, PARIS, 1992 © PETER LINDBERGH (COURTESY PETER LINDBERGH FOUNDATION, PARIS)

Peter Lindbergh e Azzedine Alaïa, il fotografo e lo stilista, erano uniti dal loro amore per il nero

Lindbergh utilizzava immancabilmente il bianco e nero per esprimere la sua ricerca di autenticità attraverso i volti cui dava risalto. Alaïa attingeva alla monocromia di capi senza tempo per creare vere e proprie sculture per il corpo. Il volume immortala lo straordinario dialogo tra i due artisti, la loro comunanza di spirito. Pur essendo nati in continenti diversi, Lindbergh e Alaïa hanno inseguito orizzonti simili. Mentre Lindbergh vedeva crescere la sua fama in Germania, Alaïa lavorava avvolto nella discrezione e le sue tecniche sofisticate erano un segreto prezioso per i clienti più importanti dell’alta moda. Alaïa divenne l’architetto dei corpi, svelandoli e rivelandoli, mentre Lindbergh diede loro risalto illuminandone l’anima e la personalità. A poco a poco, divennero i creativi di riferimento nelle rispettive discipline. Entrambi rifiutavano qualsiasi artificio distogliesse l’attenzione dal vero soggetto e fu naturale per loro trovarsi a collaborare con risultati davvero potenti.

Nel libro compaiono top model dal calibro di Naomi Campbell, Yasmin Le Bon, Nadja Auermann e Linda Evangelista

Lindbergh era cresciuto in Germania, aveva iniziato la sua carriera come fotografo per Stern, una rivista tedesca, ispirandosi ai dipinti di Otto Dix. Il creativo era riuscito poi ad aprire il suo studio a Parigi. Alaïa era nato in Tunisia e aveva studiato scultura all’Institut Supérieur des Beaux Arts di Tunisi prima di trasferirsi a Parigi, dove aveva lavorato per Guy Laroche e Thierry Mugler e aveva poi fondato proprio ne La Ville Lumiere la sua celebrata maison.

Il couturier ebbe il merito di valorizzare il corpo femminile servendosi degli abiti. Entrambi i creativi erano fissati con la sensualità e la palette monocromatica. Al riguardo Saillard scrive: ” Alaïa era un architetto del corpo che valorizzava la figura femminile, creando silhouette che drappeggiavano, modellavano o rivelavano, con una tecnica che solo lui sapeva padroneggiare”. Lindbergh “nobilitava i soggetti delle sue foto illuminando le loro anime e le loro personalità con la precisione dei contorni che tagliava con l’abilità di un sarto”.

Azzedine Alaïa e Peter Lindbergh hanno contribuito a esaltare la cultura dell’immagine degli anni Ottanta e Novanta proprio nell’era delle top model

Nel volume sono messi in luce gli abiti e le foto tutte rigorosamente in bianco e nero. Compare persino Anna Cleveland cinta da una morbida cappa e Naomi Campbell fasciata da un body aderentissimo che sottolinea le sue forme perfette. “Ho sempre voluto che le donne si sentissero libere”, diceva Alaïa. In queste pagine la libertà emerge con forza, sia nell’immobilità che nel movimento, negli abiti e nelle immagini. Le suggestioni di giochi di luce e l’amore per il nero venivano così proiettati verso la ricerca di una spiccata autenticità ricreando il poetico realismo delle atmosfere cinematografiche.

 

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