L’anno del Coronavirus, il terribile 2020, e questo stesso 2021, minacciano pesantemente l’ecosistema degli oceani. Non solo il Mar Mediterraneo ma anche la grande superficie delle acque che ricoprono buona parte della Terra sono infatti sempre più aggredite dai “rifiuti da Covid” se così possiamo chiamarli. Parliamo di mascherine, guanti e degli altri sistemi Dpi che utilizziamo per proteggerci dal Sars-CoV-2 e non solo. Sempre più spesso, una volta usati, molte persone li gettano via nell’ambiente invece che smaltirli correttamente. Trasportati da vento e correnti d’acqua finiscono facilmente in mare, inquinandolo. Oggi 8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli Oceani 2021 ed è bene ricordare questa realtà per provare a reagire al degrado.
Acque indispensabili per vivere
Gli oceani – Atlantico, Pacifico, Indiano, Artico e Antartico – si estendono complessivamente sui due terzi del nostro Pianeta. Costituiscono, sommati insieme, una massa di acque così grande da produrre più della metà dell’ossigeno che respiriamo e dal loro stato di salute dipende la sopravvivenza di quasi 8 miliardi di esseri umani.
Pochi anni per evitare il peggio
“Eppure – sottolinea Legambiente – gli oceani e il preziosissimo ecosistema che custodiscono sono in pericolo“. Ciò perché “se non modificheremo gli attuali trend d’inquinamento, nel 2050 il peso della plastica presente nelle nostre acque supererà quello dei pesci. Un’emergenza che tocca profondamente anche il nostro mare, il Mediterraneo, che raccoglie grandi quantitativi di plastica e li restituisce in parte su coste e spiagge”.
I rifiuti sulle spiagge
I dati che emergono dalla 28ª edizione di Clean Up The Med, tenutasi da 14 al 28 maggio e che ha coinvolto associazioni, università, comuni, enti pubblici, scuole e cittadini di molti dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo parlano chiaro. E riproducono in piccolo ciò che accade agli oceani. “I chilometri di spiaggia ripulita dai rifiuti mostrano come il problema dell’incuria e del cattivo smaltimento accomuni tutta l’area mediterranea. Alle plastiche monouso, ritrovate in gran quantitativi sulle coste battute, si aggiungono reti da pesca, cicche di sigaretta, legno e vetro. Non mancano guanti, mascherine e dispositivi sanitari legati all’emergenza Covid-19″.
Servono politiche comuni
Secondo il direttore di Legambiente Giorgio Zampetti, “i dati rilevati nell’ultima edizione di Clean up The Med ci raccontano ancora una volta di un ecosistema soffocato dalla plastica, dall’Italia all’Algeria, dalla Spagna alla Palestina. C’è l’urgenza assoluta di adottare politiche comuni a tutte le coste del Mediterraneo nella gestione dei rifiuti, sia per la produzione che per lo smaltimento”.