Arriveranno la prossima settimana le approvazioni da parte della Commissione europea dei primi cinque Piani di ripresa e resilienza dei Paesi membri. L’Italia, però, al momento non sarebbe ricompresa fra i Paesi che riceveranno il via libera di Bruxelles. Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca e Lussemburgo sarebbero invece gli Stati dove la presidente Ursula von der Leyen andrà in visita tra il 16 e il 18 giugno. Proprio per presentare ai loro governi l’esito della valutazione.

Slitta l’ok per Roma

La portavoce della presidente della Commissione ha spiegato che per tutti gli altri, Italia compresa, l’esame dei Recovery plan è ancora in corso. “Con gli altri Paesi la valutazione continua e speriamo di chiudere rapidamente, e di poter annunciare nuovi dettagli e nuovi viaggi la prossima settimana”, ha aggiunto. Del resto Roma ha inviato il suo piano in extremis, a poche ore dalla mezzanotte del 30 aprile. Chi è arrivato prima riceverà prima gli anticipi. I piani saranno valutati in base a una precisa griglia inserita nel regolamento sul “dispositivo per la ripresa e la resilienza” pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Ue.

Come saranno valutati i Pnrr

I criteri indicati sono 11. Per ciascuno di essi si assegneranno dei voti: A, B o C. Per passare il test occorre aggiudicarsi otto A tra cui quattro per i criteri che riguardano la capacità del piano di affrontare in modo efficace le sfide individuate nelle Raccomandazioni specifiche per il Paese in questione. E di contribuire “all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali anche tramite politiche per l’infanzia e la gioventù”. C’è poi la “transizione verde, compresa la biodiversità” (a questo va dedicato almeno il 37% delle risorse) e “la transizione digitale” (20% delle risorse).

Non ammessi voti “bassi”

La A sarà assegnata solo se il Piano concorre “in ampia misura” a questi obiettivi. Non è consentita nessuna C, voto che indica una capacità ridotta di raggiungere lo scopo. Insomma, basterà prendere un’insufficienza per vedersi negare i fondi. In attesa dei primi giudizi, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si chiede all’esecutivo Ue di vigilare sul rispetto dei principi cardine del programma. Quali il target del 37% sul clima, il principio del “Non arrecare danno significativo”, ma anche la conformità alle norme di diritto ambientale europeo e quanto previsto dai Trattati sulla coesione territoriale.