Speciale Premio Strega, i cinque finalisti: sorprese ed esclusioni eccellenti
Prevalgono le donne con tre autrici in lizza per il riconoscimento finale
Non mancano novità inattese nella cinquina del Premio Strega 2021. Dal Teatro Romano di Benevento (per la prima volta) la selezione della giuria si è rivelata in qualche modo diversa dal solito. In testa ai cinque finalisti ecco Emanuele Trevi, il favorito, con il suo Due vite (Neri Pozza), 256 voti. E c’è una grande esclusa: la scrittrice Teresa Ciabatti con il suo Sembrava bellezza (Mondadori), data per sicura o quasi nella corsa finale al Premio. Ciabatti, sostenuta da Sandro Veronesi, era già stata vicina alla vittoria del premio nel 2017 con La più amata (Mondadori).
Emanuele Trevi: “Due vite” (Neri Pozza)
“Dedico questa cinquina alla memoria di Luigi Spagnol che è stato al mio fianco fino all’ultimo voto nel 2012. Sarebbe contento, oggi ho pensato a lui”, ha detto Trevi. Lo scrittore romano racconta in Due vite un’autobiografia speciale: la storia dell’amicizia che lo ha legato a due scrittori scomparsi prematuramente, Rocco Carbone e Pia Pera restituendoci la loro personalità. “L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità”, afferma nel libro.
Edith Bruck: “Il pane perduto” (La nave di Teseo)
Con 221 voti, incalzata da vicino da Donatella Di Pietrantonio con Borgo sud (Einaudi), 220 voti, ecco Edith Bruck, il cui libro è stato molto apprezzato da Papa Francesco. Alla Bruck è stato assegnato in collegamento da remoto con il presidente della Camera Roberto Fico, il Premio Strega Giovani 2021. La scrittrice e poetessa lo ha dedicato ai “tanti ragazzi che da molti anni incontro nelle scuole, che mi ripagano con il loro leggere e andrò avanti finché avrò respiro. I giovani sono migliori di quello che pensiamo”. Sopravvissuta ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, ne Il pane perduto ripercorre la sua vita, dalla deportazione nei campi di concentramento, quando era ancora bambina, al presente, perché adesso “è ancora più importante ricordare”.
Donatella Di Pietrantonio: “Borgo Sud” (Einaudi)
In Borgo Sud Donatella Di Pietrantonio, già vincitrice del Campiello nel 2017, racconta la sorellanza e le conseguenze del disamore riprendendo il filo della storia dell’Arminuta e di Adriana che sono diventate adulte. Adesso affrontano prove molto dolorose, ma sanno di poter contare sull’amore incondizionato che le lega.
Giulia Caminito: “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani)
In una cinquina in cui prevalgono le donne e in cui al primo posto c’è il libro pubblicato da un editore indipendente, al quarto posto si piazza Giulia Caminito con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani), 215 voti. La giovane scrittrice guarda dentro e fuori di sé per raccontarci in prima persona cosa ha significato il passaggio a questo nuovo secolo per chi oggi ha trent’anni, come lei, nella provincia di Roma, sul lago di Bracciano, dove è nata.
Andrea Bajani: “Il libro delle case” (Feltrinelli)
Infine, al quinto posto, c’è Andrea Bajani con Il libro delle case (Feltrinelli), 203 voti. L’autore narra la storia di una persona, un “Io” indefinito, costruita attraverso le case che ha vissuto. Adesso parte la corsa verso la finale che si svolgerà l’8 luglio prossimo al Ninfeo di Villa Giulia, nel rispetto delle regole anti-Covid. Emanuele Trevi con Due vite è il favorito ma anche questa volta le sorprese potrebbero non mancare.