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Addio a Giampiero Boniperti, una vita per la Juventus

Storica bandiera bianconera sia da calciatore che da presidente

È morto a Torino, nella notte fra ieri e oggi 18 giugno, per un’insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti. Era il presidente onorario della Juventus, di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente. Avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia.

Cordoglio per il Presidentissimo

“La commozione che in questo momento tutti noi stiamo provando – si legge sul sito della Juventus – non ci impedisce di pensare con forza a lui, a tutto ciò che il Presidentissimo è stato e sarà per sempre nella vita della Juventus. Una figura indelebile, che da oggi si consegna al ricordo, perché sui libri di storia del calcio ci è finita già da tempo. Perché quando esprimi un pensiero, e quel pensiero diventa parte del Dna della società a cui hai dedicato la vita – aggiunge il club -, vuol dire che il tuo carattere ne è diventato identità e modo di essere. Per sempre”.

L’augurio alla Juve

“Alla Juve posso fare solo un augurio: continuare a vincere perché, come sapete, rimane sempre l’unica cosa che conta…”, aveva raccontato Boniperti all’Ansa, con una lettera scritta di suo pugno per i suoi novant’anni. Quella frase, “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” è il marchio di fabbrica della Juventus, un mantra e un monito, allo stesso tempo, per chiunque indossi la maglia bianconera. Giampiero Boniperti quella casacca l’ha portata per 444 partite.

Una storia di successi

Eppure, quando era bambino si sarebbe accontentato – aveva raccontato qualche tempo fa – di portarla “una volta, per essere felice per sempre”. Di vittorie e soddisfazioni alla Juventus ne ha avute tantissime, sul campo, ma soprattutto dietro la scrivania. Cinque scudetti da giocatore, nel “Trio magico” con Charles e Sivori, tutti i trofei possibili, in Italia e nel mondo, nel suo ventennio da presidente.

Carriera in bianconero

Nel club bianconero era arrivato a 17 anni, pagato 60mila lire fifty fifty tra la squadra del suo paese, Barengo (Novara), e il Momo che l’aveva tesserato. Ne è uscito 48 anni dopo, quando ha lasciato la presidenza effettiva della Juventus. E’ stato presidente dal ’71 al ’90 e poi, quando fu richiamato dalla famiglia Agnelli, amministratore delegato dal ’91 al ’94. Dal 2006 era presidente onorario.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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