C’è una cosa che gli esseri umani tendono a non immaginare mai: appartenere a una specie vivente che un giorno potrebbe estinguersi dalla faccia della Terra. Facile pensare ai panda o ai coala dell’Australia. Più difficile pensare a sé stessi e alle generazioni di uomini e donne che verranno. Ma questa volta un allarme che non ammette cautele ed esitazioni arriva dalle Nazioni Unite. E riguarda il famigerato surriscaldamento globale.
Un riscaldamento del pianeta che crescesse al di sopra della soglia fissata dall’accordo di Parigi sul clima (nel 2015) avrebbe infatti “impatti irreversibili sui sistemi umani“. L’avvertimento è messo nero su bianco in una bozza del rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell’Onu. Con un rialzo della temperatura terrestre di 2 gradi centigradi in più rispetto a oggi, circa 420 milioni di persone dovranno affrontare “ondate di caldo estremo” e 80 milioni di persone in più potrebbero essere minacciate dalla fame. La soglia critica che le intese internazionali sul clima pongono come punto di non ritorno è un rialzo globale della temperatura di 1,5 gradi. Secondo l’Ipcc dell’Onu basterebbe dunque un ulteriore aumento di +0,5 gradi – quindi + 2 gradi invece di +1,5 – per far precipitare la situazione a livello planetario.
Ma c’è di più. Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu delinea un possibile scenario del futuro prossimo. Anzi, ne afferma in qualche modo l’ineluttabilità. Perché sostiene che la vita sulla Terra come la conosciamo oggi sarà inevitabilmente trasformata dal cambiamento climatico. Ciò accadrà quando i bambini nati quest’anno, il 2021, saranno giovani ventenni. Gli adulti di domani si troveranno a dover fronteggiare, molto più dei loro predecessori, problemi a non finire. Fra questi, carenza d’acqua, intensi esodi di popolazioni migranti, malnutrizione, estinzione delle specie viventi.
Qualunque possa essere il tasso di riduzione delle emissioni di gas serra, avverte l’Ipcc, gli impatti devastanti del riscaldamento globale sulla natura e sull’umanità diverranno più rapidi. Non solo. Secondo la bozza del rapporto questi effetti diventeranno dolorosamente palpabili ben prima del 2050. “La vita sulla Terra può riprendersi dai grandi cambiamenti climatici evolvendosi in nuove specie e creando nuovi ecosistemi – osserva l’Ipcc -. Ma l’umanità non può“. Il rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici, messo a punto dall’Ipcc, è di 4mila pagine. Contiene previsioni molto più allarmistiche del precedente, che risale al 2014. E mira a indirizzare le prossime decisioni politiche. Sebbene le sue principali conclusioni non cambieranno, non sarà pubblicato ufficialmente fino a febbraio 2022. Prima occorrerà un voto di approvazione all’Onu da parte dei 195 Stati membri.
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