Il Movimento Cinque Stelle è a un punto di svolta senza precedenti nella sua storia. Lo ha certificato oggi 28 giugno l’ex premier Giuseppe Conte, chiamato da tempo a diventarne il nuovo leader indiscusso. Ma che invece è discusso eccome dal fondatore e garante dei M5S, Beppe Grillo. “Fu proprio Beppe Grillo a chiedermi di diventare leader del Movimento 5 Stelle” ha ricordato Conte nella conferenza stampa pomeridiana alla Sala del Tempio di Adriano a Roma. Per poi concludere: “Decida lui se fare il padre padrone o il padre generoso, io non faccio il prestanome“.

“Serve un profondo rinnovamento”

L’ex premier ha ricordato tutte le tappe che lo hanno portato ai giorni di tensione attuali. Allo scontro, cioè, con il fondatore sulla riorganizzazione del Movimento. Una questione che l’avvocato ritiene indispensabile. “Serve una fase di forte rinnovamento – ha sottolineato – di rifondazione e profonda riorganizzazione“. E per questa ragione “non mi presto a vecchie ambiguità“. Il punto è che “se non si cambia si rischia una fase di grande declino“. Al tempo stesso non basta gettare il cuore oltre l’ostacolo sempre e comunque. “Non posso assumere una decisione solo col cuore – chiosa infatti Conte – se la mia testa dice che il percorso è sbagliato“.

“Non mi presto a operazioni di facciata”

Nell’approssimarsi all’appuntamento per il lancio del nuovo corso – continua il leader in pectore del Movimento Cinque Stelle – con Beppe Grillo sono emerse diversità di vedute su alcuni aspetti fondamentali. È emerso un equivoco di fondo: io credo che non abbia senso imbiancare una casa che ha bisogno di profonde ristrutturazioni. L’ho sempre detto, non mi sarei mai prestato ad una operazione di facciata, di puro restyling“.

Il braccio di ferro continua

I nodi da sciogliere fra Conte e Grillo, insomma, sono tutt’altro che sciolti. Al centro del conflitto lo Statuto M5S, i poteri del Garante Grillo e la complessiva riorganizzazione del Movimento. Il fondatore-garante vorrebbe una co-gestione del potere di indirizzo e di rappresentanza dei pentastellati, un po’ alla vecchia maniera. Come quando assieme a lui, ma in modo parallelo, operava Gianroberto Casaleggio. Giuseppe Conte vuole distinguere nettamente le due funzioni: il garante da una parte, il leader sul campo a tutto tondo dall’altra. Due visioni che appaiono davvero difficili da conciliare. Al di là del fatto che “non è vero che ho chiesto le scuse di Grillo come hanno scritto i giornali“. Domani l’ex Presidente del Consiglio voluto dai 5S a capo di due governi consegnerà il suo documento di rifondazione al garante Beppe Grillo e al capo politico Vito Crimi, perché “sia diffuso fra tutta la comunità pentastellata“. Conte chiede una legittimazione forte attraverso la consultazione, non “soltanto una risicata maggioranza“, a questo punto ci metterà “tutta l’anima” per assolvere al nuovo compito di guida indiscussa. Altrimenti potrebbe lasciare davvero. E, considerata la popolarità personale dell’ex premier, ancora forte in Italia, sul futuro dei pentastellati potrebbero addensarsi nubi fosche.