Scegliete voi se rivedere in Giuseppe Conte Harvey Keitel-Daniel Féraud, oppure Keith Carradine-Armand D’Hubert. Ma la sfida che va in scena in queste ore fra l’ex premier, chiamato a rilanciare le truppe pentastellate in qualità di leader, e Beppe Grillo, il fondatore del Movimento Cinque Stelle, ricorda gli ussari de I duellanti di Ridley Scott, film premiato a Cannes nel 1977.

Una giornata decisiva

E mentre non si esclude un nuovo blitz di Grillo a Roma, Giuseppe Conte ha convocato alle 17.30 di oggi 28 giugno, nella capitale, una conferenza stampa che sarà trasmessa in diretta streaming sul suo profilo Facebook. Se l’ex premier dovesse annunciare che lascia il Movimento, perché non sufficientemente garantito, si aprirebbe la strada a un suo possibile partito personale. Ben accreditato nei sondaggi.

La telefonata dopo il gelo

Lo scontro fra i “duellanti” ha al centro la rimodulazione dello Statuto M5S e si è intensificato in questi giorni. Ultimo colpo di scena in ordine di tempo, la telefonata che ci sarebbe stata ieri sera 27 giugno. Grillo e Conte si sarebbero finalmente sentiti di persona, dopo che il 24 giugno il fondatore M5S aveva espresso il suo pensiero in modo brutale: “Io sono il garante del Movimento, non un coglione, Conte ha bisogno di me“. Una bordata che ha ferito Giuseppe Conte, irrigiditosi nella richiesta di scuse: “A queste condizioni non ci sto, non faccio il figurante“.

Chi decide il futuro del Movimento?

La posta in gioco è alta. In pratica è il potere di stabilire organizzazione (e candidature), strategie politiche e il futuro del Movimento. Secondo fonti vicine al garante del M5S, si starebbe aprendo qualche timido spiraglio nella difficile partita tra il fondatore e l’ex premier. Al contrario, fonti parlamentari che hanno sentito Conte, citate dalle agenzie di stampa, riferiscono che rimarrebbero ancora le distanze tra i due. E che i nodi principali non sarebbero stati sciolti.

Le questioni sul tavolo

Di cosa si tratta esattamente? L’ex premier vorrebbe dal fondatore del Movimento “piena agibilità politica” per assumersi le sue responsabilità di leader e guidare i pentastellati. Grillo insiste sulla cosiddetta diarchia: “Conte non è sceso in piazza come noi che abbiamo fondato M5S, è arrivato dopo“. Non può, dunque – è il senso del ragionamento del garante – avere tutto il potere per sé. Beppe Grillo, dal canto suo, ha lasciato interdetto Conte, nei giorni scorsi, con la richiesta di gestire le relazioni internazionali e politica estera pentastellata, in direzione apparentemente conflittuale con quella del Governo di cui i Cinque Stelle sono parte integrante. Una mossa nel senso della diarchia che non è affatto piaciuta all’ex premier.

Pontieri al lavoro

È inutile negare che siano ore concitate. I pontieri di ambo le parti sono al lavoro per ricucire. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, spinge perché si ritrovi l’unità, pena il rischio di mandare in frantumi il Movimento. In tanti, però, sono pessimisti. “Ci sono pochi margini“, confidavano fino a ieri diversi big M5S. Adesso, dopo la telefonata fra Grillo e Conte qualcosa potrebbe cambiare, ma la trattativa appare comunque in salita.