Regina Schrecker: “Le foto per Warhol, il profumo con Arnaldo Pomodoro, il titolo di Lady Universe”[INTERVISTA ESCLUSIVA]
Top model per caso, stilista internazionale di successo per scelta
E’ uno sguardo penetrante e carismatico: una donna che dall’esistenza ha sempre colto tutte le occasioni favorevoli con grinta e grazia al tempo stesso, senza arrivismi, ma con sana fame e sete di vita. Regina Schrecker è così, semplice ma elegante al contempo, con una volontà indomita che l’ha portata ad arrivare, nella sua prima vita, ad essere una top model di livello internazionale. Capace di affascinare e vincere il titolo di Lady Universe, è stata musa persino di Andy Warhol. Perché, se è vero che nome omen, Regina è, e continua ad essere, anche nel secondo tempo della sua esistenza, protagonista indiscussa della favola della sua vita.
Designer internazionale, crea il famoso profumo a suo nome con la bottiglietta scolpita niente di meno che da Arnaldo Pomodoro. E poi la passione per l’arte e per la musica porta la Schrecker a creare i costumi per il prestigioso Festival di Puccini a Torre del Lago. La incontriamo a Roma a pochi giorni dal debutto della mostra “ISBN Dante e altre visioni” di Corrado Veneziano, che dopo aver toccato Firenze in preview arriva nella Capitale. Ad arricchire l’esposizione ci sono proprio tre creazioni di Regina Schrecker che fino al 3 luglio 2021 sarà possibile ammirare al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.
Intervista esclusiva VelvetMAG a Regina Schrecker
E’ vero che l’inizio della sua strepitosa carriera si deve ad Emilio Pucci?
Fu una fatalità. Un giorno un signore (Pucci) mi disse: “Signorina vuol fare una prova nel mio atelier per sfilare? Tutte le ragazze italiane vorrebbero poter collaborare con me.” Io prontamente risposi: “ Non credo proprio che sia cosa per me!”. Ero al quinto anno delle scuole superiori, ogni anno cambiavo una città diversa perché mio padre, che era un business man e desiderava che avessi un’educazione cosmopolita.
Quante lingue parla?
Correttamente cinque: italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco. Ho iniziato anche a studiare il giapponese, ma poi ho lasciato perdere.
Torniamo a Pucci però, dopo aver declinato l’invito cosa fece?
Gli dissi che sarei venuta a vedere con calma di cosa si trattava per capire meglio se l’ambiente e la tipologia di lavoro potesse piacermi.
Dire di dover pensare se sfilare o meno per Emilio Pucci non è da tutte, non trova?
Beh io non volevo dare l’impressione di essere una ‘ragazza facile’ che alla prima occasione si buttava a capo fitto, nella vita è meglio farsi desiderare.
L’offerta però era davvero accattivante.
Difatti andai a Palazzo Pucci a vedere, lì c’era un piccolo teatro dove si tenevano le sfilate. L’ambiente però non mi piacque e rimasi del mio parere, declinando la proposta.
Cosa successe dopo?
Andai a Losanna per cominciare l’università e poi a Milano dove frequentavo lingue e letteratura. Qui mi fermarono delle persone e mi proposero di fare la modella per la tv. A quel punto ero convinta e iniziai solo tre giorni dopo il mio primo Carosello.
Regina Schrecker lei ha lavorato con miti dal calibro di Johnny Dorelli, Enzo Iannacci, Walter Chiari. Ci racconta un aneddoto che accadde in trasmissione?
Dorelli era davvero simpatico, all’epoca era fidanzato con Catherine Spaak e quando lei arrivava lui cambiava immediatamente, si irrigidiva. Era abituato a stare di fronte a milioni di telespettatori, ma la presenza della compagna lo imbarazzava terribilmente. Ho lavorato tre anni per vari Caroselli, ho fatto le pubblicità sul Monte Rosa per una nota marca di cioccolato e ho girato tanti luoghi splendidi. La trasmissione mi diede una visibilità pazzesca.
Poi arrivò anche il titolo di Lady Universe, come accadde?
Mi chiesero di partecipare, andai poco convinta non pensavo minimamente di vincere. E poi successe, i miei lo scoprirono dai giornali, non avevo detto nulla a casa, ma ne furono felici.
Andy Warhol le ha dedicato una coppia di ritratti, che effetto fa aver posato per uno dei più grandi artisti mondiali del Novecento?
Al momento quando vivi certe cose non te ne rendi nemmeno conto. Erano gli anni dello Studio 54 andavamo spesso lì con Andy ed i suoi amici a trascorrere delle serate. Warhol seguiva la mia carriera di stilista, mi dava dei consigli e decise di immortalarmi. Mi fece due ritratti, che sono le icone della mia griffe. Sono stati esposti al Moma, a Genova al Palazzo Ducale, ora sono a Firenze.
Ad un certo punto però lei decide di diventare da oggetto a soggetto dell’atto creativo.
La vita di modella mi stava stretta, volevo potermi esprimere. Una volta Gino Bramieri mi chiese di attraversare il palco del teatro vestita da cameriera con un abitino sexy, rifiutai. Volevo fare qualcosa che rimanesse nel tempo. Una sfilata dura trenta minuti al massimo, una carriera tutta la vita. Sono felice quando vedo che una cliente indossa un capo firmato Regina Schrecker. Mi dà più soddisfazione vedere una mia creazione su una donna comune, anche se ho vestito molte star dello spettacolo.
Regina Schrecker lei sembra essere una donna molto forte.
Ho un ‘caratteraccio’, non amo le bugie, soprattutto quelle indirette e omesse. Sono pur sempre uno scorpione, passionale, se subisco dei torti tiro fuori gli artigli. Sono anche semplice però, quando sfilavo all’epoca dopo gli shows me ne andavo via con la mia Alfa Romeo coupè gialla, volevo essere e rimanere indipendente, non volevo finire in brutti giri.
Solidarietà femminile a volte sconosciuta ma non per Regina Schrecker
Che rapporto aveva con le altre modelle?
Splendido, pensi che quando ho iniziato a fare la stilista chiamai a sfilare le mie ex colleghe di passerella.
Come avvenne la collaborazione con Arnaldo Pomodoro che scolpì una bottiglia del profumo Regina Schrecker?
La sagoma in vetro è ispirata alla Piramide di Cheope, desideravo una fragranza bella anche esteticamente, che una volta finita se ne potesse conservare l’involucro. Peccato che ora non lo producono più questo profumo, chi ne ha uno deve tenerselo stretto.
Riguardo i costumi teatrali invece da cosa scaturisce questa passione?
Dall’amore per l’arte e la musica. Ho realizzato gli abiti per Madame Butterfly per il festival pucciniano di Torre del Lago. E’ un personaggio che mi ha molto colpita: la piccola geisha diventa forte nei tre anni di attesa. Dietro alla realizzazione dei costumi c’è uno studio tra me, il regista, lo scenografo, un vero e proprio lavoro di squadra. Ora ho completato gli abiti di Francesca da Rimini e Pia de Tolomei per la mostra pittorica su Dante di Corrado Veneziano. Sono rimasta colpita da entrambe le donne e dall’atroce fine che hanno subito. Francesca scopre per la prima volta la passione con suo cognato Paolo mentre leggono il libro su Ginevra e Lancillotto e per questo motivo vengono uccisi; Pia de Tolomei è ammazzata dal marito per gelosia.
Lei è famosa anche per la sua linea di make up, che novità prevede per la prossima stagione in ambito beauty?
In estate andiamo alla grande con i solari e il doposole, per l’inverno sono allo studio nuovi colori di rossetti, amo molto i rossi ed i fucsia, abbiamo studiato anche nuove tipologie di fondotinta.
Riguardo la linea sposa cosa ci dice invece?
Il wedding dress segue le tendenze moda. I miei abiti per il grande giorno sono molto romantici, anche con effetto nude look con tulle ricamato. I colori che propongo vanno dall’immancabile bianco, al rosa pallido, fino al verdino chiaro.
Regina Schrecker lei è ambasciatrice Unicef ed è molto attiva nel sociale, quali sono le cause più importanti che ha sposato nel corso degli anni?
Ho collaborato spesso con il Professor Umberto Veronesi per delle serate a Montecatini Terme intitolate “Una rosa per la vita” insieme a Rita Pavone contro la lotta ai tumori. A Firenze ho vestito le donne operate al tumore al seno che praticano il Dragon Boat, (la disciplina che prevede gare su imbarcazioni con la testa e coda a forma di dragone al ritmo del tamburino). Ho realizzato dei calendari con Margaret Hack per aiutare i bambini afflitti dalla malattia farfalla che muoiono prima dei trent’anni. Ultimamente durante la pandemia ho creato dei foulards il cui ricavato è stato destinato al personale sanitario in prima linea nella lotta al coronavirus.
Qual è l’iniziativa a cui si sente più legata?
Negli anni Novanta mi occupai del progetto “Comunque Bella” che riguardava donne non autosufficienti. Realizzai degli abiti in jersey con chiusura a velcro per poter dare loro la possibilità di vestirsi autonomamente.
Qual è la collezione e la sfilata che l’hanno più emozionata?
Mi definirono la stilista controcorrente per una collezione ispirata alla guerra atomica degli anni Ottanta. Il défilé che più mi è rimasto impresso è stato in occasione della Milano Fashion Week in cui ero nel backstage con la mia fedele assistente Lucia. Durante lo show c’era il silenzio totale, ma all’improvviso sentimmo applaudire in maniera molto intensa. Capì che le creazioni avevano lasciato il segno.
Quali sono i capi iconici Regina Schrecker ?
La maglieria con la pelle applicata o i ricami in tre D avvenieristici che realizzai tanti anni fa.
Cosa le manca ancora da realizzare?
Sto lavorando ad un progetto ambizioso che non posso rivelare ancora. Non ho mai voglia di annoiarmi!