Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Con queste parole Sergio Iapino ha dovuto dare il tristissimo annuncio della scomparsa della grande Raffaella Carrà. La showgirl aveva 78 anni.

La commozione è stata palpabile e immediata: basta dare uno sguardo ai social, accendere la tv, anche scorrere i propri messaggi sullo smartphone. Dal primo istante in cui questa notizia – poco dopo le 16.30 – ha iniziato a diffondersi, è piombata come un lutto, anche nella nostra redazione di VelvetMAG. Cercheremo di raccontarvi nelle prossime ore cosa è stata Raffaella Carrà. I successi – tantissimi – che hanno costellato la sua carriera e fanno parte della memoria collettiva dello spettacolo nel nostro Paese. La Carrà era tante cose: presentatrice televisiva, soubrette, attrice e cantante, che ha inciso hit di successo a livello internazionale. Una donna, autrice di se stessa, così intelligente da adattarsi ai nuovi format della TV come accaduto con The Voice of Italy, come di regalare al pubblico tutto il suo passato in ogni singola intervista di A raccontare comincia tu, ultima sua fatica televisiva prima della malattia.

Il successo: dal nome d’arte al Tuca Tuca

Quando uno dei registi con cui lavorava ad inizio carriera le suggerì di scegliere un nome d’arte (era nata Raffaella Maria Roberta Pelloni) si ispirò alla pittura: il nome naturalmente rimandava al grande Raffaello e per il cognome pensò al pittore Carlo Carrà. E fu come un presagio di successo! Elegantissima anche nelle sue trasgressioni più grandi, come l’ormai leggendario ombelico mostrato in nella sigla d’apertura Ma che musica maestro!. La canzone scalò le vette delle classifiche, vendendo 200.000 copie.

Ma quella Canzonissima del 1971 doveva segnare un momento ancora più rivoluzionario nella storia della TV, quella che Aldo Grasso ha poi definito una “trasgressione sessuale parentale“:  il celebre Tuca tuca, con annesso balletto. La reazione iniziale fu la censura per via della coreografia giudicata troppo audace e provocatoria e solo dopo l’esibizione con Alberto Sordi, il ballo superò le polemiche per trasformarsi nel simbolo della rivoluzione di Raffaella. Seduzione sì, ma sempre rispettosa e magnificamente buffa come nel leggendario Fantastico del 1991 con Roberto Benigni che la rincorse e la cinse sul palco accompagnato dall’inconfondibile risata della Carrà.

La Carrà è stata il personaggio italiano televisivo femminile per eccellenza, ma è stata affettuosamente anche talmente rivoluzionaria per la storia del costume del nostro Paese da essere definita lo scorso anno dal  quotidiano britannico The Guardianl’icona culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso“.

CHE TI SIA LIEVE, ADDIO RAFFAELLA!

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