Rocco Barocco: “Da Claudia Schiffer, a Naomi Campbell a Sandra Milo: tutte le mie muse” [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Il grande Maestro dell'Alta Moda italiana si racconta a VelvetMAG
Oltre cinquant’anni di moda trascorsi sempre sulla cresta dell’onda, con l’entusiasmo e la grinta di chi ha davvero qualcosa da raccontare. Una passione intensa che ha portato Rocco Barocco ad essere annoverato tra i più grandi stilisti di fama internazionale. Un impero globale costruito su stoffa e su sogni che non conosce confini: dall’America, alla Cina, al Giappone, all’Europa, agli Emirati Arabi, le creazioni di Rocco Barocco sono presenti in tutto il mondo. L’alfiere indiscusso della moda italiana inizia la sua strabiliante carriera casualmente, come commesso in una piccola boutique di Ischia. Proprio qui avviene l’incontro che cambia la sua vita, il famoso ‘treno’ su cui bisogna essere abili a salire: una sua amica francese ne riconosce il talento e lo presenta a Patrick de Barentzen e Giles, che prendono Rocco a lavorare nel loro atelier di Roma. Da lì è storia.
Negli anni Settanta Rocco Barocco inaugura il suo celebre atelier di Piazza di Spagna e la sua Alta Moda diviene consacrata nel mondo. E’ il periodo d’oro della couture italiana e le creazioni sensuali e charmant di Barocco attraggono star dal calibro di Liza Minnelli, Anna Magnani, Ute Lemper, Jacqueline Bisset, Elsa Martinelli, Mariangela Melato, Mia Martini, Francesca Dellera, Dalila di Lazzaro, Anna Kanakis, Claudia Cardinale, Virna Lisi, Anita Ekberg. Negli anni Ottanta calcano le passerelle di Barocco top dal calibro di Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Carla Bruni. Tre anni fa il designer ha festeggiato i suoi cinquant’anni di carriera al Museo Archeologico di Napoli e al Teatro San Carlo. Ad applaudirlo c’era anche Sandra Milo, testimonial e amica di sempre.
Intervista esclusiva di VelvetMAG a Rocco Barocco
Tornando indietro nel tempo, ci racconta come scaturisce la passione per la moda?
Sono stato sempre un autodidatta, non ho frequentato famose scuole di moda, non ho avuto mentori che mi abbiano instradato. Da piccolo lavoravo in un negozio di abbigliamento ad Ischia. A soli 17 anni una mia amica francese Cristine, mi presentò agli stilisti Patrick de Barentzen e Giles. Loro mi fecero iniziare a lavorare nel loro atelier di Roma. Mi trasferii quindi nella Capitale e non tornai più ad Ischia, se non per andare a trovare la mia famiglia, che viveva a Napoli.
Maestro Rocco Barocco come si trovò ad essere catapultato improvvisamente nella città più bella del mondo?
Beh fu un bel salto di vita! Lasciare tutti gli affetti ed approdare a Roma così giovane non è stato di certo facile. Oggi quando si parla di sacrifici alcuni ragazzi non capiscono nemmeno cosa vogliano dire certe cose. All’epoca mi davo qualche anno in più, così la gente mi prendeva più sul serio. Avevo 17 anni, ma ne dichiaravo almeno 22.
Funzionava?
Direi di sì.
Ad un certo punto avviene un passaggio cruciale della sua carriera: agli inizi degli anni Settanta lei lascia l’atelier di Patrick de Barentzen e Giles e ne apre uno suo. Come arrivò a questa decisone?
Molti amici all’epoca mi incoraggiarono a dare vita ad un progetto totalmente mio. Negli anni Settanta iniziai ad essere molto amato dal jet set, nel 1972 aprii il famoso atelier di Piazza di Spagna, angolo via Condotti, ora al suo posto c’è un bar. Io ero al piano superiore, avevo un piccolo atelier, ma da lì è passata tutta Roma e non solo. Alla fine degli anni Settanta, dopo i successi ottenuti con l’alta moda, diedi vita alla mia prima collezione di prêt-à-porter femminile.
Un periodo davvero fulgido della moda italiana, in cui lei ha frequentato miti del cinema dal calibro di Anna Magnani e donne affascinanti come Marta Marzotto. Cosa ricorda?
Gli anni Settanta fino ai Novanta sono stati gli anni d’oro dell’alta moda italiana. Anna Magnani ebbi modo di intercettarla quando ero ancora minorenne. Lavoravo in boutique a Roma e mi mandarono a farle recapitare dei pantaloni. La Magnani era una donna molto dura, con il suo stile un pò imbronciato. Almeno io, essendo giovane, la percepivo così. Marta Marzotto è stata una personalità carismatica ed istrionica, era difficile non essere amico di una donna così coinvolgente ed esuberante. Ho avuto il privilegio di vestirla in diverse occasioni. Marta era un po’ folle, comprava un gioiello o un abito e poi lo trasformava riuscendo a valorizzarlo, così come amava fare con i suoi celebri caftani.
Maestro Rocco Barocco, tra le sue muse ed amiche più care c’è anche Sandra Milo, che ha vestito recentemente in occasione del David di Donatello 2021. Che abito ha creato per lei?
Sandra appare sempre allegra e spensierata, un pò una “bambinona”. Dietro alla scenografia di questa donna conosciuta ed amata da tutti, c’è una persona vera, che farebbe di tutto per la sua famiglia. Lei è così, sempre sorridente, mai scontenta, con questa immensa voglia di vivere. A Sandra Milo ai David di Donatello le ho fatto indossare un abito rosso fiammante con bustino iper chic che lasciava scoperte le spalle, con manica a tre quarti, impreziosito da una gonna di taffetà. La Milo è estremamente femminile, una vera diva, può permettersi ancora di osare. E’ un’attrice che riesce perfettamente ad interpretare sia le mise che i gioielli. Se ami le cose che indossi l’abito fa parte di te, lo fai diventare un tutt’uno con la tua persona.
Negli anni Ottanta hanno sfilato per la Maison Rocco Barocco top model dal calibro di Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Carla Bruni. Attualmente alcuni marchi ingaggiano ancora queste celebrities, cosa ne pensa?
Si cerca di fare un ritorno al passato, ma testimonial di questo livello rappresentano per le Case di Moda dei costi davvero insostenibili. Ora è arrivato il momento di ridimensionarci, la pandemia almeno ci ha insegnato questo. Il momento delle top e dei tempi d’oro non tornerà più. Ingaggi di VIP di questa taratura rappresentano dei costi altissimi che vanno ad incidere in maniera importante sulle creazioni, oggigiorno è difficile proporre tutto questo.
Maestro Rocco Barocco tre anni fa ha raggiunto un traguardo che pochi possono vantarsi solo di sognare: 50 anni di carriera densa di successi. Cosa ha provato in quel momento?
Ho festeggiato questo avvenimento in ben due momenti. Al Museo Archeologico di Napoli hanno sfilato i capi iconici delle mie collezioni. Ho proseguito poi con una sfilata-evento al Teatro San Carlo, era la prima volta nella storia che questa importante Istituzione partenopea apriva le sue porte ad uno stilista. Non mi sento ancora arrivato, non ci faccio nemmeno caso che siano trascorsi già 50 anni di lavoro, speriamo di arrivare a 60, ma anche a 70 anni di attività!
Noi glielo auguriamo vivamente. Negli ultimi anni rispetto al passato, quali sono state le maggiori trasformazioni nel modo di proporre le collezioni?
Oggigiorno c’è molta confusione nella moda. Ci si alza la mattina e si decide di fare gli stilisti. Tante signore vengono sovvenzionate e fanno moda. Ma la moda è qualcosa che hai dentro te stesso. Noi stilisti siamo rimasti davvero in pochi. Oggi è tutto un discorso di multinazionali che hanno negozi in tutto il mondo e che prendono questi ‘ragazzotti’ come direttori creativi e decidono di comandare il mercato della moda. Ad uno come me, che ha un mercato tutto suo non interessa un discorso del genere. Attualmente c’è un artigianato Made in Italy, della Couture, che non può assolutamente essere frainteso.
La sfilata e la creazione Rocco Barocco a cui è più legato?
Proprio giorni fa, guardando un giornale, mi sono soffermato nell’ammirare una mia creazione degli anni Settanta. Ogni volta che rivedo un mio abito, anche se di molti anni fa, mi ritorna in mente come è stata creato, l’ispirazione, il materiale che ho utilizzato. Ho fatto una miriade di collezioni; lasciandomi suggestionare dall’India, da Capri con il suo mood iconico degli anni Sessanta e Settanta, da Pompei ed dai suoi scavi, dai Romani e dall’Antica Roma. Sono tutti pezzi del mio cuore, non potrei privarmi di nessuno di essi.
Quali sono stati i posti iconici dove ha ambientato i suoi défilé?
La cosa che più mi gratifica è quella di aver sfilato nei più suggestivi luoghi romani: la scalinata di Piazza di Spagna, Piazza del Popolo, il Campidoglio, Fontana di Trevi, i Mercati Traianei, ma anche ogni anno alla Milano Fashion Week.
Maestro Rocco Barocco ha dichiarato di non aver mai pensato di fare qualcosa perché avrebbe guadagnato di più, ma solo per assecondare una sua passione. Pensa lo stesso ancora oggi?
Prima eravamo un’élite di creatori di moda, oggi questo discorso non si può più fare. Io lo faccio ancora perché sono in primis l’artefice del mio marchio. In molti sono interessati al mio brand, certamente un domani avere qualcuno con cui collaborare e relazionarsi sarebbe importante, mi sosterrebbe nel gestire un’azienda con tanti dipendenti. Alla mia età mi farebbe comodo, ma per il momento rimango ancora al timone.
In che modo la recente pandemia ha influito sul comparto moda?
Ora dobbiamo solo sperare che si riprendano i mercati mondiali e che la crisi si ridimensioni un po’ e soprattutto che il commercio si riattivi e la gente torni ad avere la voglia di vestirsi. Ci sarà un cambiamento nel mondo dell’abbigliamento. Si produrranno meno abiti, credo che il modo di percepire la vita cambierà nettamente, la gente avrà voglia piuttosto di viaggiare. Prima la moda rappresentava un grande interesse da parte di tutti, era un modo di vivere il sogno, ora tutto questo è ridimensionato. L’élite spende i propri soldi in maniera diversa. In tutte le epoche quando si esce da un inferno di sofferenza e di morte di questo genere ci si sofferma poi sulle cose essenziali.
Purtroppo mesi fa ha toccato con mano il terribile Covid-19 che l’ha colpita duramente tanto da stare in terapia intensiva. Come si sente ora?
Sono stato un mese e mezzo in ospedale. Mi sono ammalato ad ottobre e sono rimasto fermo fino a gennaio. Sono stato all’Ospedale del Mare a Napoli e poi in una clinica privata di Pompei. Il Coronavirus è una malattia imprevedibile, un momento ti senti in forma, un attimo dopo puoi avere dei dolori fulminanti. Ora sto meglio fortunatamente, mi sono vaccinato con la prima dose di Pfizer e non ho avuto alcun sintomo. Non capisco chi non lo fa. Se tutti prendessimo seriamente quello che succede e ciò che ci dicono i nostri governanti usciremmo prima da questa spirale negativa.
Maestro Rocco Barocco trascorrerà le sue consuete vacanze estive a Capri?
Sono già nell’isola, dove ho una villa da ben trentacinque anni. Prima non c’era nessuno, la gente qui è rilassata, dove ti giri in qualsiasi angolo vedi il bello. La mano dell’uomo ha un po’ rovinato questo angolo di Paradiso costruendo troppe boutique, ma il progresso vuole anche questo. I cinesi, quando vengono a fare shopping da noi in Italia, svaligiano i negozi, acquistando per poi rivendere al doppio e fare business. Stiamo dando la possibilità a questi signori di fargli comprare tutto senza ritegno, sarebbe il caso di riflettere maggiormente su tanti aspetti.
Un’ultima domanda: l’eleganza per Rocco Barocco cosa rappresenta?
L’eleganza non vuole dire un vestito nero o rosso, ma è il portamento che una persona possiede. Ci si può vestire di nulla, ma essere eleganti. Ti puoi coprire d’oro e trasformarti, ma se non hai la classe e l’educazione si percepisce subito.