Gli “dei del tennis” ci hanno donato Matteo Berrettini: il primo tennista italiano a conquistare la finale di Wimbledon. Il numero uno azzurro ha battuto in quattro set il polacco Hubert Hurkacz con il punteggio di 6-3, 6-0, 6-7(3), 6-4 in 2 h e 36 minuti. Quello stesso Hurkacz che aveva sconfitto Jannick Sinner nella finale del Master 1000 di Miami. Una vittoria esaltante, di potenza bella come il sorriso del n.1 azzurro: 22 ace (più di 100 nell’arco dei Championship) e 60 vincenti che definiscono in numeri questa storica impresa: “Non ho parole davvero, mi serviranno un paio d’ore per capire quello che è successo. Sono contento di essere qui, con il pubblico, la mia famiglia – dichiara a fine match e spiega – Non lo avevo nemmeno sognato, perché è un sogno troppo grande“.
Il primo set è equilibrato solo fino al 3 pari, poi Matteo alza l’asticella dei suoi colpi determinanti – servizio e dritto – e arriva il primo break al settimo gioco. Con il secondo chiude il parziale 6 a 3 con 5 ace in 35′.
Il secondo set è il ritratto dello strapotere di Berrettini che manda in confusione totale il polacco giocando un tennis vicino alla perfezione fino al 5 a 0, dove salva una palla break, perché vuole il cappotto e, infatti, finisce 6 a 0: gli ace salgono ad 8; il tempo di gioco sotto l’ora, per la precisione 58′ con la differenza differenza punti vincenti che parla chiaro 25 per il romano, 8 per il polacco.
Nel terzo set finisce la striscia di 11 giochi consecutivi per il nostro number 1. Hurkacz ritrova il servizio e si viaggia in equilibrio fino al tie-break, dove arriva l’unico minimo passaggio a vuoto di questo gigantesco eroe azzurro: un mini-break in apertura che incoraggia il numero 18 del mondo fino al 4 a 0. Non bastano gli ace che salgono a 16. Finisce 7 a 3 allo scoccare dell’ora e 55′ di gioco.
Potrebbe essere un quarto set che riapre la partita, ma Matteo lo spiega poi quanto è accaduto durante l’intervista post partita, che avrebbe dovuto e voluto vincere in tre. Apre il parziale nel migliore dei modi, subito break controllato e difeso con il bel gioco come è stata la cifra di tutta questa semifinale storica. Vola 5 a 3 e serve per il match: primo quindici arriva l’unico doppio fallo del match, segno di umanissima tensione, ma “san servizio” come lo definisce Paolo Bertolucci chiude la semifinale azzurra più vincente della storia di Wimbledon: 6-3.
“Mi ricordo la prima volta che sono entrato in questo campo contro Roger Federer, mi sono divertito anche se ho perso e quella partita mi ha aiutato a ritornare qui oggi”. E’ emozionato, felice, nelle dichiarazioni a fine gara, come lo sono tutti i tifosi italiani, che domenica 11 luglio si godranno una doppia finale, prima a Wimbledon nel pomeriggio (ore 14.30), poi a Wembley con la Nazionale di Roberto Mancini in serata (ore 21).
Tra Matteo e il titolo c’è secondo pronostico Novak Djokovic. Ma domenica in ogni caso sul campo Centrale ci sarà per noi tifosi soprattutto il nostro gigantesco campione: terzo italiano dopo Pietrangeli e Panatta a conquistare la finale di uno Slam! Un paragone che è anche tutto un augurio, nel giorno del 71esimo compleanno di Adriano. I due mostri sacri del tennis italiano – Pietrangeli nel 1959 e nel 1960, Panatta nel 1976, entrambi sulla terra rossa del Roland Garros – hanno in bacheca già degli slam. E questo ci sentiamo di augurare a Matteo Berrettini, come ha detto lui stesso: “adesso non so cosa succede… ma devo crederci“. Noi ci crediamo e saremo tutti con te.
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