Giuliano Grittini: “Ho ritratto Alda Merini e Marilyn Monroe, due donne molto più simili di quanto si possa immaginare” [INTERVISTA ESCLUSIVA]
L'artista sarà in mostra dal 15 al 18 luglio 2021 nella Coffee House di Palazzo Colonna a Roma
“Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima”, affermava il celebre drammaturgo irlandese George Bernard Shaw. Molteplici sono i volti, i gesti e le sfumature espressive che traspaiono nelle opere di Giuliano Grittini. Tra i più celebri ritratti del noto fotografo ed artista milanese ci sono quelli alla sua icona preferita: Alda Merini. Proprio all’indimenticabile poetessa italiana il creativo è stato legato da una sincera e profonda amicizia, dedicandole numerose fotografie racchiuse nel libro Colpe di immagini. Ma la Merini non è stata l’unica musa di Grittini, che nella sua intensa carriera può vantarsi di aver collaborato persino con Andy Warhol, Renato Guttuso, Victor Vasarely e Mimmo Rotella, che ha ritratto in fotografie in diversi momenti della loro attività artistica e di aver eletto Marilyn Monroe, Angelina Jolie e Sharon Stone come altre sue fonti ispiratrici.
Giuliano Grittini ha avuto il merito di elaborare una tecnica artistica definita cracker art insieme a sua figlia Linda Grittini. Questa sorta di collage presuppone la scomposizione dell’immagine e la successiva ricomposizione con elementi polimaterici di testo e colore. I suoi quadri pop trovano ispirazione e origine nella realtà sociale, che il creativo cattura tramite l’obiettivo della macchina fotografica o che percepisce dalle immagini dalla pubblicità. Il Maestro, che attualmente opera a Corbetta, vicino Milano, ha tenuto diverse mostre personali e collettive sia nazionali che internazionali. Dal 15 al 18 luglio 2021 Grittini è atteso nella settecentesca Coffee House di Palazzo Colonna per l’esposizione collettiva Sfumature armoniche. La mostra, prodotta dal project manager Michele Crocitto e curata dalla storica d’arte Elisabetta La Rosa, è coadiuvata dal tour virtuale della struttura curato da Alessandro Mini. Un’esperienza che avvolgerà i sensi dell’osservatore coinvolgendolo in un viaggio nella meraviglia dell’arte a 360 gradi.
Intervista esclusiva VelvetMAG a Giuliano Grittini
Ricorda l’istante preciso in cui il sacro fuoco dell’arte prese il sopravvento?
Sono stato sempre appassionato di fotografia fin dai sette anni. A come sia arrivato alla macchina fotografica è stato un aneddoto esilarante. All’epoca mia madre collezionava i punti del brodo Star, i famosi bollini. A raccolta terminata mi commissionò di recarmi dalla negoziante per consegnarle la scheda che avrebbe permesso a mia mamma di prendere una borsetta. Andai in negozio, ma scrissi sul foglio macchina fotografica come regalo premio.
Sua madre non la prese bene immagino.
Le dissi che mi ero sbagliato a scrivere e così iniziai a fotografare tutte le persone a me più vicine. Alla passione per la fotografia si unì anche quella dei ritagli delle immagini dei giornali che mi colpivano. Non sai perché ti succede, ma si accende dentro di te un fuoco che ti divampa e che non riesci più a fermare.
Giuliano Grittini come orientò quindi i suoi studi?
A Milano frequentai la scuola di disegno grafico ed una volta terminata mi recai negli studi degli artisti dove riempivo i quadri con i miei ritagli. Iniziai a lavorare con Rotella, Guttuso, Vasarely, artisti cubani, inglesi, australiani. Il mio non è un lavoro, ma una passione.
Quali tecniche particolari ha sviluppato nel corso della sua carriera?
Innumerevoli, una volta al Palio di Siena conobbi un artista, alcuni giorni prima della manifestazione, che stava posizionando quella sabbia bellissima sul suolo, la famosa Terra di Siena. Ne raccolsi due, tre borse e inizia a lavorarci con la colla e con dei materiali sperimentali per farne un dipinto. La lavorazione con il plexiglass e altre forme materiche particolari è ciò che contraddistingue la mia arte.
Tra i suoi recenti lavori cosa annovera?
Due anni fa in occasione del 500esimo anniversario della morte di Leonardo, il comune di Vinci mi ha commissionato una scultura. Ho realizzato così un’opera in ardesia, legno ed acciaio intitolata Il cavallo che non è mai stato su cui ho scritto delle bellissime frasi di Alda Merini Genio e Poesia, che evocavano il suo fuggire dal mondo a cavallo dei suoi versi e Leonardo Da Vinci. La mia opera ha sostituito la precedente, presenza ormai parte integrante del paesaggio urbano di Vinci dal 2001. Il Comune ha anche prestato la mia scultura a Milano, proprio in quel magico luogo leonardesco in cui il Genio ideò le sue opere nella sua stagione più fulvida.
Maestro Giuliano Grittini lei è noto per la pop art, come nasce questa sua passione?
Dalle mie collaborazioni con Schifano, Warhol, Pistoletto, questa tecnica è un’arte più figurativa che concettuale.
Una tecnica utilizzata anche da Mimmo Rotella.
La utilizzavo già prima di conoscerlo, unendola alla fotografia e ai manoscritti strappati. Ho collaborato sia con lui che con Tullio De Piscopo. Quando creo il manifesto voglio che sia una cosa mia, che il ritratto sia una figura contemporanea.
Come avvenne l’incontro con Alda Merini?
Ho sempre ammirato questa donna. Un giorno andai da Vincenzo Mollica negli Studi Rai a Saxa Rubra chiedendogli a chi secondo lui assomigliasse la Merini. Mollica mi rispose: “A Federico Fellini, è così magica!”. Tempo dopo mi recai nella Chiesa di Santa Maria del Naviglio a Milano, lì lessi alcune frasi davvero interessanti e il sacerdote mi disse che erano proprio dei versi della Merini. Di fronte alla chiesa c’era il bar Charlie e casualmente proprio lì intercettai Alda. Appena la vidi le dissi di volerla conoscere, lei mi rispose di offrirle un caffè e un panino e mi propose subito di andare a casa sua per fotografarla. Da quel momento diventammo inseparabili, l’accompagnavo sempre in tutti i posti in cui lei era ospite. La Merini scriveva le poesie persino sulle mura della sua abitazione, l’ho fotografata in diverse occasioni e anche nuda.
Come era caratterialmente la Merini?
Non era di certo una donna facile, le sue grandi sofferenze sentimentali hanno influenzato in maniera indelebile il suo vissuto. Negli ultimi anni era diventato difficile sopportare i suoi umori. Mi chiamava alle sette del mattino e mi accusava ingiustamente per delle cose che lei immaginava, poiché soffriva di bipolarismo. Quando l’accompagnavo in auto non voleva allacciarsi la cintura, mangiava, beveva, fumava molto, ricordo questi posaceneri sempre strapieni.
Tra gli aneddoti più divertenti su di lei cosa ricorda?
Alda era una donna estremamente diretta. Una volta arrivò Gianna Nannini con la chitarra per suonare un brano in cui la Merini doveva accompagnarla con la lettura di una poesia. Ma la poetessa non aveva nessuna voglia e non ci fu verso di farle cambiare idea. Era un personaggio eclettico. Una sera Milva l’attendeva per delle prove in teatro. Io ed Alda arrivammo tardi e lei non volle in alcun modo fare le prove, ritendendo che non ne avesse bisogno. Lo spettacolo fu un successo.
Ha ritratto anche un’altra donna di cultura, Margherita Hack, cosa ci dice della grande astrofisica?
Nel mentre di una posa le dissi: “Sembri come Einstein, tira fuori la lingua!“. E lei senza pensarci mi fece una linguaccia. Un’altra volta mi trovavo con Mimmo Rotella, ad un certo punto lo guardo e gli dico: “Senti Mimmo, ma tu a cosa ti ispiri?”. E lui mi rispose: “Io alzo la mano e parlo con Dio”. Lo fotografai nel mentre fece questo gesto e l’immagine finì sul Corriere della Sera.
Oltre alla Merini lei ha collaborato anche con stilisti prestigiosi.
Per Ottavio Missoni feci delle grafiche che rappresentavano un viaggio immaginario tra moda e arte. Elio Fiorucci lo ricordo come un grande signore. Essendo anche a lui a Milano mi recavo spesso a trovarlo. Attualmente lavoro con sua sorella, ho realizzato dei disegni per il loro marchio Love Therapy. A me interessano le persone, la gente, il mettere in scena i sentimenti più veri.
Giuliano Grittini come conobbe Andy Warhol ?
Ero un ragazzo che lavorava in un laboratorio d’arte e un giorno venne Andy per produrre delle opere. Io avevo realizzato delle serigrafie e lui vedendole mi disse: “Sono più belle di quelle che faccio io in America”. Quando vivi certe cose non te ne accorgi al momento cosa ti sta capitando, te ne rendi conto tempo dopo. La Merini all’epoca era fuggita dal marito Michele Pierri. Ci fu un momento in cui la poetessa si trovò in un periodo di forte indigenza, noi amici artisti facemmo una colletta per comprarle il telefono. Poi esplose mediaticamente anche grazie ai miei ritratti.
Un’altra sua musa d’eccezione è Marilyn Monroe, una donna completamente diversa dalla Merini, non trova?
Negli anni Novanta mi recai a casa di Alda e le chiesi cosa pensasse di Marilyn, mi rispose: “E’ una donna con un grande bisogno d’amore, nonostante sia idolatrata dagli uomini non è stata mai amata veramente, né tantomeno è stata madre” . Chiesi alla Merini di scrivere delle poesie sulla Monroe, ne produsse una ventina. Presi i versi e li riscrissi con la macchina da scrivere e dissi ad Alda che mancava ancora qualcosa. Venne fuori il titolo: La vera favola di Marilyn Monroe. Visto che era una favola la vita di Marilyn e tutto ciò che ci girava intorno non poteva essere una storia vera, da lì mi appassionai ancora di più del personaggio. Ogni donna che vedevo poteva essere la Monroe con le sue vicissitudini, i suoi stati d’animo contrastanti. A metà agosto allestirò una mostra a Potenza dedicata all’universo femminile intitolata L’arte è una bellissima donna.
Giuliano Grittini lei ha avuto il merito di far dialogare anche Marilyn e Alda.
Nel 2011 ho allestito una mostra a Palazzo Reale a Milano su queste due figure, che hanno avuto entrambe delle immense sofferenze in amore. Noi viviamo di dolori, di gioie. Se fai l’artista percepisci, perché lo senti, che dentro alle persone c’è sempre qualcosa, i sentimenti più reconditi. In pandemia ho realizzato una cosa molto particolare. Ho preso delle cartine geografiche e l’ho posizionate sotto in miei quadri in cui erano ritratte delle figure. E’ stato un modo per far capire, che anche se non si poteva viaggiare fisicamente, l’immaginazione è sempre in movimento.
Attualmente quali sono le tecniche e materiali che utilizza maggiormente?
Fotografie e tecniche miste, sperimentali. Adopero vari materiali: cartine geografiche, manoscritti anni Trenta e Quaranta che cerco nei mercatini, oggetti antichi che prendono una nuova vita. Ultimamente ho utilizzato una Bibbia manoscritta in Slovenia, o un vocabolario arabo che ho scovato a Pechino in un market. Non è importante che si legga, ma deve essere qualcosa che faccia viaggiare la mia mente, ma soprattutto l’immaginazione dello spettatore.
E’ atteso il 15 luglio prossima all’opening della mostra Sfumature Armoniche nella Coffee House di Palazzo Colonna, un’esposizione che sarà coadiuvata dal virtuale, cosa ne pensa al riguardo di queste nuove tecnologie?
Non possiamo farne a meno sono il futuro, così come i social. Sono felice di queste innovazioni, ma bisogna saperle utilizzare bene. A volte vedo in laboratorio dei ragazzi distratti dal cellulare o dal computer che pensano che si possa fare tutto attraverso questi mezzi. Ma un foglio di carta non puoi utilizzarlo allo stesso modo di un pc, quando riporti il lavoro su carta o tela devi sapere come si adoperano per far sì che l’opera venga nel miglior modo possibile.
La mostra Sfumature Armoniche è prodotta dal manager Michele Crocitto, è la prima collaborazione che lo lega a lui?
Abbiamo già lavorato insieme, lo scorso anno per la mostra Domus Arte a Roma e anche per la realizzazione dei foulard artistici con i quali hanno sfilato le modelle. Lui è un ragazzo davvero in gamba, lavora incessantemente. Oggi bisogna fare così se vuoi emergere.
A tal proposito chiediamo a Michele Crocitto come sia interfacciarsi con il Maestro Giuliano Grittini.
Cerco con il mio lavoro di far vivere alle persone dei sogni. Ho prodotto la mostra Sfumature Armoniche perché credo che la passione per l’arte venga tenuta in piedi dalle emozioni. E’ un’esposizione innovativa in una location spettacolare. Ho voluto coinvolgere il Maestro Giuliano Grittini perché è un artista in grado di farci assaporare la pop art con delle gradazioni uniche. Attualmente in Italia Grittini è uno dei pochi che può vantarsi di avere una conoscenza ed empatia con i più grandi Maestri del Novecento. Mi affascina al contempo la sua grandezza ed umiltà, si mette sempre in gioco e soprattutto forse gli altri non arriveranno mai a ciò che lui è stato in grado di realizzare.
Maestro Giuliano Grittini ha dei suoi sogni ancora nel cassetto?
Andare a San Francisco. Abito a Corbetta in una cascina, ereditata da mia nonna, che è anche il mio laboratorio. Vorrei ritornare anche a New York, una metropoli che adoro, mi piacciono più le città che i luoghi di mare, perché c’è sempre qualcosa da scoprire e che posso poi trasporre con la mia arte in maniera indelebile.
Images courtesy of Giuliano Grittini