Il videoclip di I wanna be your slave non ha disatteso le aspettative dei fan. I Maneskin hanno interpretato se stessi sì, ma mentre spingono sull’acceleratore e sgasano. Abbiamo visto Damiano baciare Thomas centinaia di volte, ma lo scambio di chewing gum tra Ethan e il frontman no, è la novità piccante del video. Se l’intento era provocare e far gridare allo scandalo, ci sono riusciti, ma a metà. I Maneskin ci hanno abituati all’anticonformismo, all’hardcore un po’ anni ’80 rivisitato in chiave 2000; il testo e il videoclip di I wanna be your slave hanno picchiato duro, ma non ci hanno colti di sorpresa. La band romana ci ha abituato a tutto.
I wanna be your slave: il video vola già a quasi 5 milioni di visualizzazioni
E’ online dalle 19.00 italiane di ieri, 14 luglio. Erano trascorse da poco 12 ore e il contatore registrava già 4 milioni e mezzo di visualizzazioni. Un dato sintomatico di quanto il duro lavoro della rockband stia dando i suoi frutti: tanti da un lato, e che frutti dall’altro. I Maneskin sono già la band dei record, soprattutto dei vecchi record abbattuti. Quelli della Generazione Z che fruisce dallo streaming e quelli legati ai Millenials: la radio, le classifiche. Ma il punto è un altro. Il testo di I wanna be your slave è nato per la volontà di raccontare, da parte della band, le diverse sfaccettature dell’essere: una focalizzazione sull’identità in quanto tale che può mutare senza per questo destare scalpore. Una battaglia che i Maneskin hanno fatto propria, fin dal principio della loro carriera. E il videoclip, diretto da Simone Bozzelli, ne esprime l’essenza più radicata. Il desiderio proibito, la narrazione in pellicola che, in constante movimento, descrive le diverse facce dell’essere. Schiavo e padrone, campione e perdente, peccato e predicatore. Divulgatori di una sessualità estrema, effimera, aperta e libera.
Immagini irriverenti, ma prevedibili per chi li conosce e li ama: in linea col processo di crescita e affermazione del gruppo, della loro impronta e del loro mondo non si riduce ai cliché. Il video è esattamente come i Maneskin: di grande impatto, ma c’è anche e sempre molto di più. Nessuna sorpresa, solo ammirazione. Sono loro stessi con la consapevolezza che la critica nazionale e internazionale possa sottolineare, non sempre con venerazione, gli aspetti più spinti delle loro performance, ma tant’è: non si cambia per nessuno, mai.