In ricordo di Paolo Borsellino
Oggi, 29 anni fa il magistrato palermitano perse la vita in un attentato, 57 giorni dopo Giovanni Falcone
“Io accetto la… ho sempre accettato il… più che il rischio, la… condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli.
Il… la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in… in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me”.
Era il 24 giugno del 1992 quando Paolo Borsellino consegnò al suo ultimo intervistatore Lamberto Sposini una sorta di dichiarazione-testamento. Il magistrato del pool antimafia avrebbe perso la vita in un attentato mafioso il 19 luglio dello stesso anno. Esattamente 29 anni fa.
La strage di Via D’Amelio: 19 luglio 1992 – ore 16:58
Paolo Borsellino fu assassinato a 52 anni assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, la prima donna sia a far parte di una scorta, che a cadere in servizio. Antonio Vullo è stato l’unico a sopravvivere, perché al momento della deflagrazione era il più distante dalla Fiat 126 imbottita con 90 chili di Semtex-H (tritolo) che esplose sotto casa della madre e della sorella del giudice palermitano.
Il pool antimafia
Borsellino era uno dei membri più in vista del pool antimafia, istituito da Rocco Chinnici. L’idea fondativa era raggruppare i giudici istruttori (Giovanni Falcone, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta) che si occupavano dei reati di stampo mafioso. Questo facilitava la raccolta di informazioni e la possibilità di contrastare con più efficacia la Mafia. Il 29 luglio 1983 Chinnici venne ucciso con due agenti di scorta e con il portiere del suo condominio dall’esplosione di un’autobomba. Al suo posto arrivò Antonino Caponnetto.
Le indagini di questi giudici erano improntate alla celebre frase di Falcone: “bisogna seguire i piccioli“. In effetti furono gli accertamenti bancari e patrimoniali, e la condivisione di vecchi rapporti di polizia e carabinieri, a dare forza ai nuovi procedimenti penali. Tutti i filoni ebbero grande eco, ma fu il Maxiprocesso alla Mafia, il più noto, perché sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno.
La linea di sangue da Capaci a via D’Amelio
Non erano ancora trascorsi due mesi dalla sanguinosa strage di Capaci del 23 maggio che l’azione stragista della mafia tornò nei fatti a colpire al cuore della magistratura. Borsellino lo sapeva che sarebbe toccato a lui, lo aveva anche raccontato nella stessa intervista sopracitata a Sposini: “Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo. Mi disse: «Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano».”
Aveva cercato di accelerare le indagini sulla morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e dei tre agenti della scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Il ricordo dell’amico e del giudice morto tra le sue braccia era indelebile. Aveva appuntato tutto sulla sua agenda rossa, puntualmente sparita, come spesso è accaduto ai documenti scottanti nella concitazione dei fatti di sangue nella storia del nostro Paese.
I funerali privati di Borsellino e l’urlo: “Fuori la Mafia dallo Stato”
I funerali del giudice Paolo Borsellino furono celebrati 5 giorni dopo la strage il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac. Vi parteciparono circa 10.000 persone. La famiglia scelse un rito privato in aperta polemica con le istituzioni che non erano stato in grado il magistrato. Pochi i politici presenti e l’orazione commovente fu affidata proprio al capo del pool Caponnetto: “la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi“.
Un contrasto netto con la rabbia esplosa ai funerali di Stato dei 5 agenti di scorta nella Cattedrale di Palermo. Proprio all’arrivo delle più alte cariche della Repubblica – con la presenza dell’allora Presidente Oscar Luigi Scalfaro – la folla forzò la barriera degli agenti all’urlo “Fuori la Mafia dallo Stato”.
La manifestazione commemorativa a Palermo: una fiaccolata ‘statica’
A causa delle misure restrittive imposte dalla pandemia, gli organizzatori del Forum XIX Luglio hanno optato come lo scorso anno per una fiaccolata ‘statica’ proprio in via D’Amelio dove avvenne la strage. Particolarmente suggestivo sarà la diffusione di un audio inedito del giudice Borsellino risalente al 1989 e ritrovato negli archivi dell’Istituto siciliano di studi politici ed Economici (Isspe). La trascrizione è stata diffusa in esclusiva dall’agenzia AGI corredata dalle note a margine del suo stesso autore.
Durante la commemorazione verrà ricordato un protagonista del Maxi Processo scomparso da poco, Alfonso Giordano, magistrato presidente proprio dello storico citato dibattimento.