Cresce l’escalation diplomatica fra gli Stati Uniti e la Cina, in un clima che ricorda la Guerra Fredda e rievoca gli steccati della cortina di ferro. Questa volta, però, si tratta di ‘muri’ cibernetici. Per la prima volta, infatti, Washington ha accusato formalmente Pechino di avere assoldato gruppi di hacker. Obiettivo: violare il sistema di posta elettronica Exchange di Microsoft. Un programma popolare fra le aziende, compresi i fornitori militari, e anche fra i governi. Secondo gli Usa, così facendo la Cina punta allo spionaggio ma anche al ricatto, attraverso i virus informatici ransomware. A stretto giro la secca replica del Dragone. Le accuse degli Stati Uniti sono “infondate” e “irresponsabili“, dice la Cina, e provengono da un paese “campione al mondo di attacchi informatici malvagi“.
“Mentalità da superare”
La rabbia cinese si estende anche agli alleati di Washington. Gli Usa hanno infatti coinvolto nel contrattacco verso Pechino la Nato e l’Unione Europea. Non solo, però. Gran Bretagna, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda si sono uniti individualmente. Perciò il gigante asiatico se la prende in particolare con Canberra e Wellington. Australia e Nuova Zelanda “ripetono a pappagallo la retorica degli Stati Uniti“. Come in un gioco di specchi è ora la Cina a dirsi “vittima di cyber attacchi” e a insistere sul “dialogo e la cooperazione a tutela della cyber security“. L’ambasciata cinese a Wellington sollecita la Nuova Zelanda ad “abbandonare la mentalità da Guerra Fredda“. Al fine di “adottare un comportamento professionale e responsabile quando si tratta di incidenti informatici”.
La posizione della Ue
In una collocazione più delicata si trova l’Unione Europea. I 27 hanno relazioni commerciali significative con Pechino. E nessuno dimentica il pronto aiuto fornito dal Governo cinese – per prima all’Italia – oltre un anno fa, nel momento in cui esplose la pandemia di Covid in Europa. Per questo i toni di Bruxelles sono meno aggressivi verso il Dragone. “La Ue e i suoi Stati membri, insieme ai partner, denunciano attività informatiche dannose” ha dichiarato Joseph Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera. “L’Ue e i suoi Stati membri valutano che queste attività informatiche dannose siano state intraprese dal territorio della Cina – ha sostenuto ancora Borrell – Continuiamo a sollecitare le autorità cinesi a non consentire che il suo territorio venga utilizzato per attività informatiche dannose.”