Carlos Santana: la chitarra che fa vibrare il cordone ombelicale
Dall'esordio grazie a Bloomfield al grande miracolo di Supernatural
‘La leggenda della chitarra‘. O anche ‘il chitarrista più identificabile al mondo’ (questo l’ha detto nientemeno che J.J Cale, uno che con una Harmony da 50 dollari ha iniziato a scrivere parecchie regole del gioco, tra cui i più grandi pezzi di Eric Clapton e un certo tipo di sonorità, tra country, blues e rock’n’roll, influenzando la scena musicale degli anni ’70).
Un prodigio della chitarra: così lo definiscono gli altri. Carlos Santana, dal canto suo, si è sempre definito il numero uno. E uno che la chitarra se la portava pure a letto. Semplice.
Numero uno, sì, perché un po’ di spocchia ci vuole per convincere il pubblico a crederti. Ma sempre con una riverenza e un rispetto quasi spirituali verso gli altri con cui si divide la scena mondiale. Perché più che uno strumento, Santana pensa la chitarra come un essere animato, indomabile, un mezzo per lasciar parlare Dio attraverso le sue mani. Di più: una sorta di portale verso l’oltre, per incontrare chi se ne è andato chissà dove. “Immagino di suonare insieme a Jimi Hendrix, Miles Davis, Michael Jackson, Bob Marley, John Coltrane, tutti coloro che mi mancano”, ha raccontato in un’intervista a Andrea W. Schmid. “Suonando la loro musica puoi passeggiare e comunicare con loro“. Sì, proprio come quando si dice “a quello Dio gli ha messo una mano in testa”. Ecco.
Un giovane messicano nato nel ’47, trapiantato a San Francisco ed esploso nel ’69 a Woodstock. Lì dove tutto ha avuto inizio, con un assolo di chitarra che ha segnato la sua storia, ma anche quella del Festival (e con un brano intitolato Evil Ways: paradosso).
Prodigio o predestinato, poco cambia: Santana è riuscito a far “vibrare il cordone ombelicale” (l’ha detto lui: nessuno avrebbe potuto spiegarlo meglio) di tutti quelli che l’ascoltano.
Le chitarre di Santana
Squadra che vince non si cambia. Tra i chitarristi viventi più forti in assoluto, Santana è fedele da cinquant’anni al marchio Gibson. Nella sua estesa collezione di chitarre, tuttavia, spiccano in particolare cinque prodotti eletti a suoi preferiti.
Una Gibson Les Paul Custom, acquistata nel ’70 a San Francisco dopo il boom di Woodstock e dopo aver letteralmente distrutto la leggendaria Gibson GS Rossa. Una Paul Reed Smith Golden Eagle, forte e mascolina, di cui s’innamorò grazie all’incontro con il celebre costruttore di chitarre Paul Reed Smith. Fu lui a costruire molte delle chitarre di Santana, tra cui la famosa PRS Santana II Supernatural: assolutamente unica, all’avanguardia per peso e tonalità, non a caso strumento eletto a suonare quasi l’intero album Supernatural.
E ancora, Carlos entrò in possesso di una iconica Fender Stratocaster che per diversi anni, ha raccontato, lo ha fatto sentire spiritualmente connesso a Stevie Ray Vaughan. Se la storia di Vaughan verso quella Fender era costellata di ossessione (non poteva permettersela, ma la desiderava ad ogni costo) e di romanticismo (perché fu la moglie Lenny a regalargliela, e da qui nacque il brano omonimo), Carlos riuscì a procurarsela grazie ad una svendita al Guitar Center. Altro pezzo storico nella collezione di Santana è la Gibson Les Paul appartenuta un tempo a Mike Bloomfield, un eroe per Carlos, fonte d’ispirazione addirittura antecedente a Clapton e Hendrix.
Galeotto fu Bloomfield
E proprio a quella Gibson Les Paul, in qualche modo, si lega il grande esordio di Santana sulla scena musicale. Durante la serie di concerti The Live Adventures of Mike Bloomfield and Al Kooper della coppia Mike Bloomfield-Al Kooper, capitò qualcosa di raro. In occasione delle date dello show di settembre 1968, al Fillmore West di San Francisco, per un imprevisto un giovanissimo Carlos si ritrovò a suonare grazie al suo idolo dell’epoca. Ma non insieme a lui.
Fu una delle prime vere occasioni della sua carriera che però, ammise poi negli anni, avrebbe volentieri barattato con la possibilità di suonare con Bloomfield. Eppure fu proprio perché Bloomfield non si presentò, preso dal panico alla seconda serata dello show, che Kooper chiamò all’appello i chitarristi della scena di San Francisco. Tra i più grandi nomi, ci provò anche Santana. E partecipò al live memorabile in sostituzione del suo più grande idolo, con un assolo di chitarra in chiave blues che gli spalancò direttamente le porte su Woodstock.
La rinascita con Supernatural
Torna ancora e sempre, quello che il più grande lavoro di Santana, Supernatural. Diciottesimo album in studio, uscito nel 1999 segnando anche il ritorno commerciale sulle scene e la consacrazione definitiva: 30 milioni di copie vendute nel mondo, 8 Grammy, 15 volte disco di platino negli USA e con un parterre di ospiti clamorosi, tra cui lo stesso Eric Clapton, l’altro mito della sua giovinezza.
Un album, soprattutto, frutto di una rinascita personale. In un’intervista rilasciata a RollingStone oltre vent’anni fa, e proprio in occasione dell’uscita di Supernatural, Santana ha parlato dei gravi abusi subiti da bambino. La figura di quest’uomo del Vermont, vestito da cowboy, che per due anni lo violò e lo picchiò quasi ogni giorno, è tornata come un tormento in tutta la vita adulta di Carlos. Fino a comprometterne ogni sfera: la carriera, il matrimonio, la stabilità mentale. Fu proprio sua moglie a dargli l’out-out: andare in terapia, affrontare il trauma, e riprendere in mano la propria esistenza. “Solo così – ha raccontato Santana – riuscii a far pace con il passato”.
E solo così riuscì a dare alla luce l’album che lo riportò sulla scena musicale, ribaltando contro ogni aspettativa le sorti di quella che sembrava essere una carriera agli sgoccioli. E ancora di più: Supernatural lanciò pezzi immortali come Smooth, Corazón espinado e Marìa Marìa. Non fu solo un ritorno, ma il salto diretto di Santana dagli anni Sessanta in cui ha esordito ai Novanta delle nuove generazioni. La nuova evoluzione del latin rock, del blues e della salsa, fusi in maniera definitiva dopo una sperimentazione musicale che ha portato avanti per decenni.
È l’assolo di chitarra dei predestinati, che diventa popolare. E che fa vibrare il cordone ombelicale di tutti, ovunque.