“Ci sono momenti in cui la politica ci chiama. Forse perché sente che è venuto il momento di compiere scelte impopolari“. Bastano un paio di frasi a Elsa Fornero per far capire a tutti l’orizzonte che attende l’Italia alle prese con i tempi strettissimi delle riforme del PNRR. L’ex ministra del Lavoro del Governo Monti (2012) è fresca di nomina: sarà consulente, a titolo gratuito, del Governo Draghi sui temi più scottanti della politica economica, fra pensioni, lavoro e occupazione. Un ruolo che, sebbene non centrale, ha già indispettito la Lega di Matteo Salvini, acerrima nemica nella famosa battaglia per la cosiddetta Quota 100 delle pensioni. “Avrei preferito un impegno a non rinnovarla” si è premurata di dire la professoressa Fornero, proprio a proposito di Quota 100, appena rientrata in pista.
La ministra delle pensioni
La riforma pensionistica, come è noto, fu uno degli obiettivi raggiunti dal Governo Monti, molto contestato dal Centrodestra. Celebri le lacrime di commozione di Elsa Fornero quando annunciò i “sacrifici” che il Governo Monti chiedeva agli italiani. Furono oggetto anche di scherno, così come le affermazioni sui “giovani che non devono essere troppo ‘choosy’ (esigenti, ndr.)” nell’accettare un posto di lavoro. Ma oggi Fornero afferma: “Quella delle pensioni è l’unica riforma che in Europa non ci chiedono più perché l’abbiamo fatta“. Di certo non c’è soltanto lei a comporre una nuova squadra di tecnici a fianco del Governo Draghi. A indirizzare la politica economica arriveranno anche altri nomi. Fra essi, Mauro Magatti, Silvia Scozzese, Anna Maria Tarantola, Giuseppe De Rita e altri economisti, sociologi e giuristi. Lo si legge sul sito del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe). Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, farà da perno, grazie al coordinamento del capo del Dipe: il professor Marco Leonardi.
Il dramma licenziamenti
I temi da affrontare sono tanti. Primi fra tutti: lavoro, disoccupazione e licenziamenti dopo lo sblocco dello scorso 1 luglio. Crescono di giorno in giorno, le aziende che mandano a casa i lavoratori e chiudono le proprie filiali. I sindacati Fim, Fiom e Uilm – le sigle dei metalmeccanici che aderiscono a Cisl, Cgil e Uil – affermano che sono state avviate procedure di licenziamento per 1.500 lavoratori in varie parti d’Italia.
Automotive: settore in crisi
I casi riguardano soprattutto multinazionali attive nel settore dell’automotive, l’industria automobilistica. La perdita dei posti di lavoro rischia di avere effetti a catena in tutto quel vasto indotto che opera a servizio delle grandi case automobilistiche. Secondo le accuse che i sindacati muovono alle aziende, chiedendo perciò l’intervento del Governo, molte imprese non rispettano i patti. Decidono, cioè, di chiudere senza neanche ricorrere agli ammortizzatori sociali.
Centinaia di lavoratori a casa
La reazione dei lavoratori è di profonda rabbia. Come accade in queste ore a Napoli dove gli operai licenziati dalla Whirlpool hanno attuato un blocco prima alla stazione e poi in piazza Garibaldi. In 200 hanno esposto striscioni e scandito slogan contro la multinazionale americana. Fra i primi e più significativi casi di crisi quello dei 422 operai della Gkn Italia di Campi Bisenzio (Firenze). Il fondo Melrose ha comunicato la chiusura totale dello stabilimento e la procedura di licenziamento. Il gruppo realizza componenti destinate alle case del settore automobilistico. Il 15 luglio si è tenuto l’incontro al Mise (Ministero dello sviluppo economico) ma l’azienda ha solo confermato l’intenzione dei vertici. Il 19 luglio si è svolta la manifestazione di proteste a Firenze. In quello stesso giorno è scattata la procedura di licenziamento per i 106 lavoratori della Timken di Villa Carcina (Brescia). L’azienda, di proprietà statunitense, costruisce di cuscinetti a rotolamento, acciai legati e relativi componenti. Si tratta soltanto di alcuni fra i casi più gravi. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, rivolto alle aziende che licenziano, ha parlato di “modalità inaccettabili“. Non è escluso che il Governo Draghi riveda a breve la disciplina dello sblocco dei licenziamenti.