Non esiste nulla di più bello al mondo che fare ciò che ci piace e Sonia ha trasformato questo desiderio in realtà. Della sua passione per il crochet ha ricavato un brand Made in Italy che risponde al nome di Matimì. L’amore per i capi lavorati all’uncinetto ha conquistato anche le celebrità dei social, da Chiara Ferragni a Tommaso Zorzi, e Matimì è una realtà che ha saputo unire l’amore alla fatica, ma non senza un forte supporto famigliare. Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con la fondatrice di Matimì, che ci ha spiegato com’è nato il suo brand e qual è la bellezza del lavoro all’uncinetto.

Intervista esclusiva di VelvetMAG a Sonia di Matimì

Come nasce Matimì?

Io sono un’amante del crochet da quando sono bambina. Ho sempre indossato e ricercato questi capi in crochet, perché mi sono sempre piaciuti, al di là della moda del momento. Soprattutto mi piacevano i pantaloni indossati d’estate con il piede nudo. Mia mamma aveva un laboratorio, per cui tessuti e filati ce li ho un po’ nel sangue. Poi sono rimasta nel settore, ho aperto un’attività commerciale purtroppo interrotta improvvisamente per un problema famigliare. Ad un certo punto mi sono ritrovata in un momento in cui i figli erano ormai cresciuti e avevo voglia di riscattarmi un po’, di riprendere la mia vita e di fare qualcosa, ma che fosse legato ad un sogno più che un lavoro. E, insieme a mia figlia Vittoria, abbiamo dato vita a questo progetto.

La vostra è una realtà al femminile?

Assolutamente sì, siamo una bella squadra: Katiuscia, Marzia, Natalina, Teresa, Stella, Giusy. Ma ci sono anche due uomini che hanno creduto in noi: Roberto che ci ha voluto nel suo show-room e Luca che ci ha aiutate e supportato in più occasioni.

Quando è nato il brand?

È nato in un periodo particolare della mia vita. I figli sono diventati indipendenti, così ho ripreso questa mia vecchia passione. Ho cominciato senza avere un’idea ben precisa in mente. Poi è arrivata da sola, circa tre anni fa.

Perché hai scelto questo nome?

Ho una cagnolina che è la mia ombra, si chiama Matilde. Io la chiamo Matimì, nato come diminutivo di Matimia. Per vari motivi ho voluto che il brand portasse il suo nome.

Lavorate tutto a mano?

Noi facciamo prodotti solo ed esclusivamente lavorati a mano, non facciamo nulla con le macchine. Facciamo anche i cartellini dipinti con gli acquerelli e le etichette sono ricamate a mano.

Perché questa scelta?

Perché è la mia passione da sempre. Avevo voglia di creare qualcosa, ma che non fosse futuristico. Volevo che riproponesse un po’ le nostre radici, ripartendo dal passato. Siamo andati tutti troppo avanti e troppo di corsa.

Qual è il pregio e il difetto di realizzare prodotti fatti a mano?

Il pregio è la soddisfazione di dare un prodotto finale al cliente che viene realizzato a mano, di produrre in Italia e di coinvolgere tutti gli affetti più cari. Il difetto è sicuramente il tempo necessario per produrre ogni capo. Se non si fa con passione, non è sicuramente fattibile. Il piacere di vedere che da un filo tiri fuori un capo è unico. Ogni capo ha un’anima, l’anima di chi li produce.

Qual è il vostro prodotto che piace di più?

Quello che piace di più è relativo. A me, personalmente, piacciono i pantaloni, hanno un fascino particolare. Però mi piace un po’ tutto, anche i cappotti e i cardigan. Sono i più richiesti.

Anche Chiara Ferragni ha indossato i vostri capi, vero?

Per noi è stato un grande onore. Quando Chiara – che noi adoriamo – ha indossato una nostra creazione, abbiamo pianto per l’emozione. Come dice una canzone di Celentano, “l’emozione non ha voce” ed è proprio così! Non troviamo le parole per raccontare il nostro sentire. Dire che ne siamo state felici è riduttivo.

Quanto è importante la componente social per Matimì?

Abbiamo avuto sicuramente una visibilità inaspettata, siamo felicissime per questo. Non avendo un e-commerce, non sfruttiamo questa parte a livello commerciale, ma è una gratificazione e una soddisfazione personale. Siamo presenti in diverse boutique sia italiane che internazionali e la nostra produzione va principalmente lì.

Quindi realizzate solo capi d’abbigliamento o anche accessori?

Per il momento siamo specializzate nei capi d’abbigliamento.

La vostra idea è stata ripresa anche da altri. Come vi fa sentire?

L’arte del crochet non l’abbiamo inventata noi, ci siamo limitate a proporla in chiave diversa. Ci fa piacere se siamo riuscite a darle una nuova forma. Non possono esistere copie di un capo realizzato a mano, nemmeno noi riusciamo a ricrearlo identico a quello creato precedentemente. Tuttavia sono davvero convinta che ogni creazione realizzata a mano abbia un’anima e quella non è replicabile.

Progetti futuri?

Sì, stiamo valutando tante cose e dobbiamo soltanto incrociare le dita. Speriamo di poter continuare, di poter fare sempre meglio e di continuare ad evolverci, anche perché questo è un lavoro dove non si finisce mai di imparare. Ogni giorno è un giorno nuovo dove scopri e crei altre cose.