Una guerra di trincea quella che si sta consumando in Senato sul disegno di legge contro l’omotransfobia. Sono oltre mille infatti gli emendamenti presentati al ddl Zan oggi 21 luglio. Proposte che chiedono per lo più la modifica degli articoli 1, 4 e 7: in particolare sul punto della libertà di espressione e sul nodo dell’educazione gender nelle scuole. La parte del leone l’ha fatta la Lega con 672 emendamenti, ai quali si aggiungono 20 solo dal senatore Roberto Calderoli.
Da Italia Viva a FdI
A sorpresa, tuttavia, anche Italia Viva, che fa parte della maggioranza, ha presentato le sue richieste per modificare il ddl Zan. Sono quattro, due delle quali a firma del capogruppo, Davide Faraone insieme al collega Giuseppe Cucca e due di Cucca con il socialista Riccardo Nencini. Forza Italia ne ha presentati 134, Fratelli d’Italia 127. La senatrice Udc, Paola Binetti da sola chiede un’ottantina di modifiche. Le Autonomie ne propongono 4. Un po’ più difficili i conti delle richieste che provengono dal gruppo Misto: 5 da Gregorio De Falco; 3 da Mattia Crucioli dell’Alternativa C’è.
Rabbia nel Pd
Duro il commento del Pd che assieme e forse più dei Cinque Stelle è il partito alfiere del disegno di legge del suo deputato Alessandro Zan (nella foto). “Come volevasi dimostrare – ha detto il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo Dem in Senato – dopo tre settimane di appelli accorati al dialogo alla prova dei fatti la Lega ha presentato settecento emendamenti. Avevamo ragione, 8 mesi di ostruzionismo la dicevano già lunga sulle reali volontà di Salvini, che si dimostra per l’ennesima volta un interlocutore non credibile.” Ma il Carroccio rilancia. “Se si dialoga – dice Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato – la Lega è pronta a ritirare gran parte degli emendamenti. Se invece il Pd continuerà a volere lo scontro, affosserà la legge e la tutela dei diritti di migliaia di persone“.
Tema da campagna elettorale
Sul fronte dei centristi parla la senatrice Udc, Paola Binetti. “Ho presentato un’ottantina di emendamenti – dice – che vanno a toccare sostanzialmente gli articoli 1,4 e 7. Ma anche l’articolo 2 che disciplina le sanzioni, nell’ottica che non intendiamo tutelare solo le persone che hanno più diritto di essere tutelate ma anche la libertà di espressione in sé“. Sul numero elevato di emendamenti, la senatrice ha spiegato che in fondo obiettivo diffuso è che l’esame del provvedimento slitti a settembre. Cosa che è già nei fatti. Ma non significa soltanto il periodo successivo alla pausa estiva di Palazzo Madama. “A settembre ci sono le campagne elettorali per le amministrative e diventerà un tema“, ha aggiunto Binetti. “L’obiettivo è prendere tempo che mi auguro che possa portare a una riflessione seria e quindi a una legge che sia migliore nel testo“.