“Quelle come me sono destinate ad avere l’anima perpetuamente in tempesta.” Come una profezia anzi tempo, queste parole di Amy Winehouse fanno un rumore assordante, anche a dieci anni di distanza dalla sua scomparsa. Il 23 luglio 2011, infatti, è stata una data che in molti non potranno dimenticare. Colei che era stata designata come Regina del Soul bianco se n’era andata per sempre, a soli 27 anni. La stessa età “maledetta” di Jimmy Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain. Ritrovata nella sua abitazione situata al numero 30 di Camden Square, è stata vittima di una fragilità che, se sul palco è stata la sua fortuna, nel privato l’ha logorata fin nel profondo. Fin quando non c’è stato più nulla da fare. Per celebrarne la figura anticonformista, MTV trasmetterà stasera su VH1 il documentario Amy Winehouse & Me: La storia di Dionne.
Amy Winehouse, “talento e ingegno musicale”
Mentre è in arrivo Reclaiming Amy, un documentario realizzato dalla BBC e narrato dalla voce della stessa madre della stessa artista, Janis Winehouse-Collins, stasera arriva sul piccolo schermo Amy Winehouse & Me: La storia di Dionne. Della durata di un’ora, è andato in onda ieri alle ore 23:00 su MTV Music (132 e 704 di Sky) e sarà ritrasmesso questa sera venerdì 23 luglio, in occasione del decimo anniversario della scomparsa, alle ore 21:30 su VH1.
Amy Winehouse è stata tanto per tutti. È stata figlia per Janis e Mitch, il quale recentemente ha ammesso al Sun di non aver superato la morte dell’artista: “Questa ricorrenza riaccende i riflettori sulla sua scomparsa, ma questo ci fa rivivere tutto di nuovo e in molti modi non supereremo mai la sua morte“. È stata moglie per Blake Fielder-Civil. In lui aveva intravisto la possibilità di saziare quella sete e quel bisogno di amore. Quell’amore che ha da sempre mostrato a tutti, come il padre ha ricordato, ma che non le è tornato indietro. Proprio colui che avrebbe dovuto proteggerla, standole affianco le ha invece dato il colpo di grazia, come d’altronde ammise già nel 2008: “Ho portato mia moglie giù per una strada che non avrebbe mai dovuto percorrere“.
Ma Amy Winehouse era anche la sua musica. Era l’artista che con il suo Back to Black ha trionfato ottenendo 5 Grammy Awards, portando la sua storia, sofferta e reale e incantando con la sua voce, calda e graffiante, ma allo stesso fragile e sfaccettata. Era un’anima tormentata, come lei stessa si è descritta, nata necessariamente per fare musica. La sua scomparsa lascia un vuoto tangibile anche a distanza di dieci anni: lasso temporale che ha permesso finalmente alla cantautrice e figlioccia dell’artista inglese, Dionne Bromfield, di raccontare la “sua” Amy.
Amy Winehouse attraverso gli occhi della figlioccia Dionne: “donna straordinaria”
Dopo dieci anni tondi dalla scomparsa di Amy Winehouse, Dionne Bromfield riesce finalmente a vuotare il sacco. In questo tempo ha rielaborato il lutto, arrivando finalmente a raccontare l’impatto che la morte dell’artista ha avuto nella sua vita. E, nel farlo, ha voluto offrire una nuova immagine dell’interprete di Rehab, più sfaccettata e complessa. Al contempo, il documentario si avvale anche di materiali di archivio inediti: il tutto parte dallo scopo di Bromfield di raccontare la sua personalissima Amy e il loro rapporto indissolubile.
“Questo è stato un viaggio incredibilmente terapeutico. Finalmente, posso andare avanti con il prossimo capitolo della mia carriera sapendo che ho affrontato emozioni sepolte per anni.” – così si è espressa la figlioccia della nota artista, aggiungendo – “Spero che questo documentario mostri Amy come una persona più complessa di quella alle prese con una dipendenza, che sappia raccontare la donna straordinaria che è stata“. Il progetto si avvale della produzione di Craig Orr e Iestyn Barker ed è stato realizzato grazie a Andy Mundy-Castle di Doc Hearts per MTV. Il mito di Amy Winehouse continua a vivere, così come la sua musica continuerà ad incantarci.