Gianni Nazzaro era uno che sapeva cantar d’amore. Lo faceva unendo la spensieratezza della canzone pop alla teatralità di quella napoletana. Lo faceva, soprattutto, con un umorismo e una semplicità quasi da outsider, per gli anni Settanta. Senza abbracciare mai la canzone politica e impegnata, ma parlando solo d’amore.
Tante le volte in cui ha partecipato al Festival di Sanremo, senza mai vincere, ma conquistando il pubblico in particolare nell’83, con quello che sarebbe diventato uno dei brani più amati del suo repertorio, Mi sono innamorato di mia moglie. Una canzone d’amore quasi disperata, ma sempre con quella ironia che l’ha contraddistinto. E ce ne vuole, per portare leggerezza nella storia di un uomo che torna a desiderare la sua sposa proprio quando si accorge di averla persa: “E quando sta mattina glielo sono andato a dire, aveva gli occhi esatti di una che non vuol sentire. E poi mi ha detto: ‘Scusami ma io ti ho già tradito, mi sono innamorata e te lo dico. È come se mi fosse capitato un incidente”.
Perdere l’amore
Il pezzo piaceva, ma si posizionò comunque al ventunesimo posto nella classifica finale del Festival, nell’anno in cui vinceva Tiziana Rivale con Sarà quel che sarà, i Matia Bazar lanciavano una mina come Vacanze Romane (arrivando solo quarti: un grande ‘boh’) e Vasco arrivava penultimo con uno dei capolavori della sua carriera, Vita spericolata (uno dei più grandi abbagli nella storia di Sanremo, sul quale non resta che farci una risata). Anche Mi sono innamorato di mia moglie, infatti, riscontrò un buon successo di vendite: un input significativo per ripresentarsi a Sanremo nel 1987 con un pezzo che, già era chiaro, aveva tutte le carte in regola per diventare uno dei grandi must della musica italiana. E lo è diventato, ma con Massimo Ranieri. Che con Perdere l’amore vinse anche Sanremo 1988.
“Molti hanno pensato: oh quel cattivone di Ranieri ha rubato la canzone a Nazzari – ha raccontato anni dopo, ospite al Festival Italia In Musica – No, è che io mi candidai a quel Sanremo con una etichetta privata, ero appena uscito dalla multinazionale. E non mi presero per questa ragione. Ranieri l’ha fatto con la WEA e l’hanno preso, semplicissimo”.
Scritta da Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani, Perdere l’amore rappresentò nella carriera di Ranieri la svolta definitiva, rilanciandolo sul mercato musicale dopo un periodo di assenza, dedicato esclusivamente al lavoro teatrale. Negli anni si è discusso a lungo della possibile rivalità tra i due, sempre smentita da entrambi. Eppure ogni volta che Nazzaro si è presentato su un palco cantando la ‘sua’ Perdere l’amore, è emerso con eleganza tutto il suo rimpianto. Ma soprattutto, tra i tanti artisti che hanno rivisitato il brano, la versione di Nazzaro rimane la più sofferta, potente ed emozionante. Un atto d’amore carico di ‘se’. Riascoltatela, oggi.