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Decreto Recovery: ora è legge, ma la governance del PNRR passa solo col voto di fiducia

Al Senato, come la settimana scorsa alla Camera, il Governo ha blindato il testo che disciplina la struttura di comando e la semplificazione delle procedure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Con 213 voti a favore e 33 contrari il Senato ha approvato oggi 28 luglio la fiducia posta dal Governo Draghi sul decreto Recovery. Il provvedimento è stato quindi licenziato in via definitiva dal Parlamento, a soli due giorni dalla scadenza del 30 luglio. Temi della nuova legge: la governance (la struttura di comando e amministrazione) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e le misure per snellire le procedure burocratiche. Anche nella lettura alla Camera, la scorsa settimana, il governo aveva blindato il testo con la fiducia.

Draghi in cima alla ‘piramide’

Il nuovo dispositivo di legge assegna a Palazzo Chigi le responsabilità di indirizzo nella gestione del PNRR, mentre controllo e rendicontazione sono affidate alla Ragioneria generale dello Stato. Il compito di realizzare gli interventi, sul piano operativo, è affidato a ministeri, Regioni ed enti locali. La governance è incentrata sulla cabina di regia presieduta dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il provvedimento istituisce anche un tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale. La seconda parte della legge riguarda invece la semplificazione in settori come opere pubbliche, transizione ecologica e digitalizzazione.

La sfida dell’Italia

Il via libera formale alla disciplina delle strutture guida del PNRR arriva a poco più di un mese dall’approvazione del Piano italiano da parte di Bruxelles. Il 22 giugno, infatti, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, era giunta a Roma per consegnare di persona l’ok della Ue a progetti e capitoli di spesa che Roma aveva presentato a fine aprile. All’Italia, come è noto, spettano 191 miliardi su 750 del Next Generation Eu per gli Stati membri dell’Unione.

Le riforme da fare

Si tratta della fetta più massiccia: un ‘treno’ di stanziamenti per ricevere il quale l’Italia si è impegnata a varare riforme senza precedenti in vari settori. Dagli appalti per le opere pubbliche al fisco passando alla transizione digitale, e dalla giustizia alla transizione ecologica, solo per nominarne alcuni. Nei prossimi giorni sono attesi i primi 25 miliardi promessi da Bruxelles. Un pre-finanziamento che è già un banco di prova per la nuova governance del PNRR.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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