Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? […] Un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla“. – attraverso la voce di Dom Cobb, protagonista di Inception interpretato da Leonardo DiCaprio, Christopher Nolan ha ben sintetizzato la sua concezione di cinema. Un cinema fatto di idee, ma anche di visioni, che radicalmente prendono il controllo offuscando la ragione, costringendoci a ripercorrere il nostro vissuto, in una narrazione “a ritroso” come ci ha mostrato in Memento (2000). Ma possono diventare anche fonte di pericolo in quanto terreno di massima vulnerabilità, come accade nel già citato Inception. Christopher Nolan ha dunque il merito di aver esplorato le diverse accezioni del sogno, addentrandosi nelle tenebre e nei meandri della mente. Oggi 30 luglio compie 51 anni e abbiamo scelto di celebrarlo ripercorrendone la carriera.

Christopher Nolan, gli inizi con Memento

Christopher Edward Nolan è nato a Londa da padre inglese e madre statunitense il 30 luglio 1970. Sin da piccolo, ha fatto la spola tra Chicago e la capitale britannica. Appassionato di fotografia, Nolan capisce fin da subito che il suo posto sia dietro la macchina da presa. Ancora alle prime armi, nel 1989 riesce a far proiettare il suo primo corto sul canale statunitense PBS. La partecipazione al Cambridge Film Festival gli consente inoltre di conoscere la produttrice Emma Thomas, con la quale, oltre a stringere un lungo sodalizio artistico, si sposerà.

Il debutto al mondo del lungometraggio avviene nel 1998 con Following. Girato in bianco e nero, Christopher Nolan dà fin da subito prova della sua peculiare cifra stilistica, grazie al noir realizzato con un budget irrisorio. Ma è a partire dal secondo lungometraggio che Nolan attira l’attenzione di una platea sempre più ampia. Nel 2000 irrompe nelle sale cinematografiche Memento. L’inizio del nuovo millennio inaugura la tendenza dei cosiddetti mind-blowing. Si tratta di film che, se da una parte denunciano una certa sfiducia nei confronti della realtà e del passaggio ai Duemila, dall’altra comportano una volontà di rifugiarsi sempre più in quel “limbo” costituito dalla dimensione onirica.

Sono gli anni di Mulholland Drive (David Lynch, 2001), Donnie Darko (Richard Kelly, 2001) e Irréversible (Gaspar Noé, 2002, che usa il medesimo espediente narrativo di Memento). La narrazione lineare lascia il posto un puzzle da ricomporre, in cui rimettere insieme i pezzi risulta più complesso del previsto. L’azione lascia il posto alla ricostruzione, all’emergere del rimosso, all’irrazionalità del sogno. E Memento è stato tra i primi a muoversi su questa lunghezza d’onda. Il film nasce da un racconto del fratello minore del regista, Jonathan Nolan. Protagonista è Guy Pearce nei panni di Leonard “Lenny” Shelby, ex investigatore di una compagnia assicurativa. L’uomo soffre di memoria a breve termine, motivo per il quale si annota ogni singola informazione su dei post-it. Il film si svolge come una ricostruzione dei fatti che lo hanno portato ad uccidere un uomo, che ritiene essere colui che, tempo prima, ha ucciso la sua famiglia. Il tutto lo porterà ad una rivelazione sconvolgente.

Christopher Nolan e la consacrazione con la trilogia de Il cavaliere oscuro

Le critica sommerse Christopher Nolan di lodi, tant’è che sia lui che il fratello ricevettero la candidatura al Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale. Fu il primo di una lunga serie di successi che, nel 2005, lo portò a firmare la regia di uno dei suo progetti più famosi: Batman Begins. Nel 2003, infatti, il suo agente lo avvisò che la Warner Bros. fosse intenzionata a produrre un nuovo progetto incentrato sull’Uomo Pipistrello. Nolan presentò la sua idea, apprezzata fin da subito dalla casa di produzione. Dopo l’insuccesso del 1997 di Batman & Robin, nel 2005 arrivò nei cinema la nuova versione di Batman, in cui a ricoprire il ruolo principale fu Christian Bale. Successo assicurato. Il regista ricevette le lodi per aver puntato molti di più sul live action, in un periodo in cui la CGI stava prendendo sempre più piede.

Tre anni dopo approda sul grande schermo Il cavaliere oscuro, secondo capitolo della saga. La critica, ancora una volta, approva l’operazione condotta da Nolan. Anche il pubblico è entusiasta, tanto che gli incassi superano 1 miliardo di dollari. Il cinecomic targato DC arriva agli Oscar, dove viene premiato nella categoria Miglior Attore Non Protagonista, grazie all’immensa interpretazione di Heath Ledger nei panni di Joker. L’attore riceverà la statuetta postuma, dal momento che venne a mancare poco dopo la fine delle riprese all’età di 28 anni. La trilogia si concluse nel 2012 con Il cavaliere oscuro – il ritorno. In appena 12 anni, Nolan si è trovato dunque a passare da semi-sconosciuto debuttante a regista a capo di kolossal da 250 milioni di dollari di budget, come appunto l’ultimo capitolo della saga, incentrata sull’Uomo pipistrello.

Christopher Nolan, il sogno e il rimosso: Inception

La predilezione per le atmosfere oscure e per quel lato “sotterraneo” ben si sposano con l’attenzione che Christopher Nolan attribuisce ai misteri della mente. Nel 2010 debutta sul grande schermo il kolossal Inception. Il film, che risente della forte influenza dell’anime Paprika creato da Satoshi Kon nel 2006, vede all’interno del proprio cast attori del calibro di Marion Cotillard e Leonardo DiCaprio. Il lungometraggio ruota attorno alle vicende di Dominic “Dom” Cobb (DiCaprio), un uomo che ha la particolare facoltà di estrarre i segreti dalla mente delle persone, infiltrandosi nei loro sogni, tramite un apparecchio a timer.

Il film si presenta come una summa delle tematiche alla base del cinema di Christopher Nolan. Il confine tra sfumato realtà esterna e una realtà altra – ‘fenomenica’ e ‘noumenica’, in termini hegeliani – così come l’ossessione, il tormento e l’inganno trovano in Inception massima espressione. Il regista britannico continua ad esplorare i sogni e nel film arriva a sviscerarli, fino a confonderli con la realtà. Non esistono confini o barriere, in Nolan. Con il regista, tutto diventa possibile.

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