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G20 della Cultura, Draghi esalta l’Italia e lancia l’allarme clima: “Siti Unesco in pericolo”

Si chiude il vertice internazionale cominciato ieri al Colosseo e ospitato per la prima volta dal nostro Paese. Obiettivo: valorizzare la rete museale, i beni storici e la lotta per un ambiente a misura di opera d'arte

Una dichiarazione finale congiunta dei ministri del G20, e delle organizzazioni che si occupano a vario titolo di cultura, per siglare un patto nel nome dell’arte. Ma anche la promessa di valorizzare i musei come luoghi che collaboreranno sotto il profilo della ricerca e della formazione. E l’impegno a recuperare i beni storico-artistici come strumenti di crescita umana e intellettuale. Questi gli obiettivi della seconda e ultima giornata del G20 della Cultura, oggi 30 luglio a Palazzo Barberini di Roma, che l’Italia ospita per la prima volta.

Storia e bellezza

Al Colosseo si è svolta ieri la cerimonia di apertura, nel bel mezzo dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. “Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese” ha detto il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo intervento. “Il settore dei viaggi e del turismo vale il 13% del Prodotto interno lordo e impiega in maniera diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone – ha sottolineato -. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dall’Unione Europea, investiamo in queste attività quasi 7 miliardi di euro“. Il premier si è detto “molto orgoglioso che questo debutto avvenga in Italia. Storia e bellezza sono parti integranti dell’essere italiani.”

Muti Mattarella Quirinale
Muti dona la sua bacchetta a Mattarella dopo il concerto per il G20 (foto Twitter @Quirinale)

Riforme e semplificazioni

La conservazione del patrimonio “non deve essere sinonimo di immobilismo – ha dichiarato il premier – È per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e semplificazioni. L’obiettivo, nell’ottica del PNRR, è di consentire ai giovani di liberare energie e dinamismo. Ma anche di promuovere l’uso della tecnologia, “ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte. Perché l’Italia sia, allo stesso tempo, custode di tesori e laboratorio di idee“.

Sostenibilità ambientale

La tutela del patrimonio, ha poi sottolineato Draghi, “richiede anche maggiore sostenibilità ambientale. In Italia, più di dieci siti Patrimonio dell’Umanità sono in pericolo per l’innalzamento del livello del mare. Il rischio di alluvioni minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese. Dobbiamo agire subito, perché le generazioni di domani possano godere dei tesori che noi ammiriamo oggi“. Draghi ha citato lo stop al passaggio delle grandi navi a Venezia e le misure di sostegno alle categorie più colpite. Inoltre, nel suo intervento il premier ha citato il record di siti, 58, considerati patrimonio dell’Unesco: “Qualche giorno fa, scherzando con il ministro Franceschini, ho detto che sarebbe da considerare l’intero Paese come sito Unesco“. “Il nostro patrimonio culturale è il frutto dell’immaginazione dei nostri antenati – ha concluso – Quello dei nostri nipoti dipende da cosa sapremo fare noi. Questo G20 e la sua Dichiarazione finale mi rendono ottimista sulla nostra capacità di coniugare memoria e visione“.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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