Cinema

John Landis, il creatore dei Blues Brothers compie oggi 71 anni

Il regista è noto per aver diretto anche film del calibro di "Una poltrona per due"

Se gli anni Ottanta fossero stati un film, sicuramente sarebbero stati diretti da John Landis. Autore di cult intramontabili, ha saputo ben raccontare lo spirito dell’epoca, grazie alla sua caratteristica ironia e alla sua estetica sui generis. Landis ha firmato la regia, infatti, di lungometraggi del calibro di Un lupo mannaro americano a Londra, Una poltrona per due, sebbene sia entrato dritto nella storia grazie a The Blues Brothers. La commedia, l’horror e la musica in lui si mischiano, per creare un mix unico che racchiude appieno lo spirito dell’epoca: l’eccesso, l’edonismo e la spensieratezza. Oggi 3 agosto, il regista compie 71 anni.

John Landis, l’occhio degli Anni Ottanta: l’inizio del successo con Animal House

Esistono due tipi di persone: chi la vigilia di Natale accende la televisione per vedere Una poltrona per due e chi mente. Non importa che siano passati ormai 38 anni dall’uscita in sala, si tratta di una tappa obbligatoria, di un richiamo che, in qualche modo, è entrato a far parte delle nostre usanze. Il celebre film, interpretato da Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis, non è tuttavia l’unico grande titolo nel curriculum di Johan Landis. Classe 1950, il regista statunitense ha infatti iniziato la propria carriera nel corso degli Anni Settanta. Alla regia di film minori, ottiene la sua grande occasione nel 1978, dirigendo il cult Animal House. Realizzato con un budget di 3 milioni di dollari, ne ha incassati ben 141 milioni, arrivando inoltre a ricoprire il 36° posto tra le migliori commedie americane di tutti i tempi.

La pellicola è stata un’apripista del genere, anticipando quella spensieratezza divenuta il fil rouge del decennio successivo. L’ambiente della confraternita e il celebre Toga party sono diventati poi dei cliché alla base delle commedie dei decenni successivi – come non citare, a titolo esemplificativo, quel filone inaugurato da American Pie? – ma, soprattutto, hanno dato prova della peculiare cifra stilistica di John Landis. Il lungometraggio, inoltre, ha segnato l’inizio della collaborazione tra il regista, John Belushi e Dan Aykroyd che, di lì a due anni, avrebbero realizzato The Blues Brothers.

The Blues Brothers e Thriller: John Landis è il promotore dell’estetica Anni Ottanta

Era il 1980, il nuovo decennio aveva lasciato spazio ormai a una nuova realtà, più incline al divertimento, all’eccesso e alla musica. Quello stesso anno ha segnato l’arrivo sul grande schermo del celebre cult, che oltre a ai già citati Belushi e Aykroyd vedeva nel cast anche Aretha Franklin, Carrie Fisher e Ray Charles. I due fratelli “in missione per conto di Dio“, con lo scopo di riunire il loro gruppo blues, hanno conquistato generazioni di spettatori grazie all’inconfondibile outfit total black e agli occhiali da sole Ray-Ban Wayfarer, ma soprattutto per la nota colonna sonora, che in Think vede una delle vette più alte. Inizialmente stroncato dalla critica, che ha parlato di un “disastro da 30 milioni di dollari“, ha finito per diventare un cult di inestimabile valore.

In breve, John Landis è divenuto il promotore di quell’estetica che ha dominato nel corso della penultima decade del secolo scorso. Per questo, ha prestato il proprio nome anche a quella particolare forma che, in quegli anni, si era affermata: il videoclip. E per farlo, ha collaborato con l’emblema della musica pop, realizzando forse la clip più conosciuta e apprezzata di sempre, ovvero Thriller di Michael Jackson. Dirigere il capolavoro per antonomasia del compianto Re del Pop ha consegnato Landis alla gloria eterna. il video è uscito nel 1983, stesso anno in cui al cinema è stato distribuito al cinema Una poltrona per due. Una combo perfetta, che ad oggi rende ancora il regista uno tra gli autori più importanti degli Anni Ottanta.

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Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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