Come si realizza un cappello? Tutte le fasi spiegate da Mattia Antinori di Complit
L'affascinante arte della produzione dei copricapi portata avanti nel distretto del fermano
Copricapi affascinanti, originali e ricercati. Il cappello è l’accessorio che maggiormente definisce l’estetica del nostro look e la caratterizza. Ma come nasce un cappello? Quali sono tutte le fasi della sua lavorazione? In Italia, la nobile arte della cappelleria viene portata avanti nel distretto del fermano, precisamente nei comuni di Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado e Falerone. Un’operosità minuta ma consistente. Da qui si esportano i cappelli in tutto il mondo, circa 10 milioni di pezzi l’anno, apprezzati più all’estero che in Italia. ll 70% di tutta la produzione italiana del cappello avviene proprio in questi piccoli luoghi delle Marche. Persino le grandi maison di moda si rivolgono alle aziende locali per realizzare le loro creazioni.
Proprio a Montappone ha sede il Museo del Cappello, un’istituzione dedicata alla storia di questo singolare accessorio e anche la Complit, tra le aziende leader nella produzione dei copricapi. Il Gruppo produce 300.000 mila cappelli l’anno esportandoli in Europa, in particolare in Francia e persino in Giappone. Alcuni giorni fa ci siamo recati in questa realtà dove ci ha accolto Mattia Antinori, Direttore Creativo della Maison, che ha illustrato in esclusiva a VelvetMAG tutte le fasi di realizzazione dei copricapi.
Tutte le foto che ammirerete in questo articolo sono in esclusiva per i lettori di VelvetMAG.
Come si realizza un cappello? Dalla scelta del tessuto alle varie fasi della lavorazione
“Per prima cosa scegliamo i tessuti, la cosiddetta materia prima”– spiega Mattia Antinori, che continua- “Ad esempio il sisal, utilizzato prettamente per i cappelli da cerimonia, è una fibra tessile ottenuta dall’agave sisalana, una pianta originaria dall’America centrale. Può essere a trama ordito, più leggero prettamente per i cappelli da cerimonia che necessitano di lavorazioni affusolate o a trama a intreccio. Il sisal è una fibra che proviene dalle Filippine, lo compriamo schiarito e poi facciamo noi il trattamento”.
Ecco quindi che si passa alla fase della tintura, la seconda fase imprescindibile della realizzazione del cappello. “Prepariamo il tessuto, lo lavoriamo anche utilizzando delle tinture specializzate. Ci avvaliamo dello stone-washing, una vera e propria centrifuga fatta a elevata velocità che racchiude delle pietre all’interno. Ciò dà all’accessorio un risultato originale e al contempo, stinto, vissuto.”- continua Mattia Antinori-: “Una volta eseguito questo passaggio l’articolo va in lavorazione. Ed è in questa fase che il tessuto subirà il taglio, viene infatti scelto il cartamodello su cui lavorare e si preparano i pezzi di assembramento del cappello. In Complit siamo specializzati proprio nei copricapi strutturati. I cappelli che hanno una struttura fissa, formata, che possono essere in sisal, paglia, carta, lana cotta.”
La struttura del cappello può essere più o meno rigida
In genere si predilige una via intermedia. La macchina dove viene lavorato il copricapo prende il nome di pedalina, poiché in passato il suo funzionamento avveniva tramite pedale.
La fase della tiratura o formatura del cappello
“In questa fase viene inserita la cloche, materia prima, bagnata sulla vaporella, in modo tale che la lana si adatti meglio. Il cappello viene adagiato su uno speciale macchinario e viene tirato ai bordi, ad una temperatura di 180 gradi. Una volta formato il copricapo è pronto per essere rifinito e va adagiato il salva-sudore interno, (il nastro in cotone o in grogrè). Si procede quindi con la cucitura”- continua Antinori. Da ciò che vediamo e che possiamo con certezza affermare di automatizzato nel mondo del cappello c’è ben poco. Tutte le fasi avvengono manualmente, seguendo un rigido iter prestabilito.
Complit lavora gli accessori interamente a mano
Una volta posizionato il salva-sudore il cappello è pronto per essere guarnito. L’avanzo del tessuto del copricapo viene rifilato e utilizzato per il suo bordino. Se il tessuto è leggero si applica la plastica o il ferretto all’interno della falda, cioè nel bordo del cappello. Dopo aver preparato la base va inserita la guarnizione: il fiocco, la rosa, i nastri, ciò che caratterizza il copricapo stesso. “Aggiungerei questo nastro e punterei maggiormente sull’argento abbinato al nero”- afferma Marisa Riccucci, rivolgendosi ad una addetta di produzione. La signora Marisa è la titolare dell’azienda Complit che porta avanti con immensa passione e successo insieme ai figli Mattia e Marco Antinori. Ed è proprio lei ad aver creato vent’anni fa questa realtà dal nulla. Una donna dinamica e creativa, ma soprattutto innamorata del suo lavoro.
Dopo aver terminato di sistemare tutte le parti, il cappello si rimette nella forma
Questo procedimento si esegue per evitare che si sgualcisca. Il feltro del cappello ritorna quindi perfetto. “Siamo tra le poche aziende italiane a lavorare il tessuto sisal. Ciò comporta un’enorme pazienza. Bisogna mettere in conto che il cappello può prendere delle curvature inaspettate.”- chiosa Antinori, che continua-: “Il copricapo una volta terminato viene portato in produzione al controllo qualità. Se va bene si mette in vendita altrimenti ritornerà in produzione per terminare le fasi mancanti. In azienda ci sono più di 500 forme.”
I nuovi trends del cappello autunno-inverno 2021/2022
“Per la donna si lavora su un’unica taglia: la 57, 57 e mezzo. L’uomo invece grazie a dei laccetti, (salva sudore), riesce a modificare la taglia del cappello.”- afferma Antinori, che continua-: “Riguardo i trends autunno-inverno 2021/2022 femminili si punta a dei cappelli classici presi in prestito dalla tradizione maschile: borsalino, fedora e trilby. La palette cromatica prevede sfumature forti e colori flou come il fucsia. Le clienti più esigenti optano per forme asimmetriche con guarnizioni eleganti, tono su tono.” Effetto Royal sulla scelta del cappello? “Sicuramente le Reali inglesi all’interno del nostro contesto sono viste come vere e proprie icone di riferimento a cui ispirarsi. Il nostro orgoglio è comunque poter produrre anche per il Re della Moda italiana: Giorgio Armani”, conclude Mattia Antinori.
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