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Dustin Hoffman, il celebre ‘no’ che ha dato inizio alla sua carriera

Da 'Il laureato' a 'Tootsie', compie oggi gli anni uno degli attori più talentuosi del cinema

Il talento vale pressoché niente, mentre l’esperienza acquisita con l’umiltà e il duro lavoro è inestimabile.” Ma è quando si possiede l’insieme di queste caratteristiche che si è di fronte a un Artista, con la A maiuscola, come Dustin Hoffman. Annoverato tra i migliori attori della storia del cinema, ha prestato il volto a cult del calibro de Il laureato e Tootsie, alternandosi magistralmente tra comico e drammatico. Hoffman appartiene a quella generazione di interpreti, nella quale rientrano nomi del calibro di Robert De Niro, Robert Redford e Jack Nicholson, ritenuti come i maggiori rappresentanti della Seconda Età di Hollywood. È dunque doveroso celebrarlo oggi, 8 agosto, nel giorno del suo 84esimo compleanno.

Dustin Hoffman non è stato la prima scelta per Il laureato

Sono diverse le componenti che rendono Il laureato uno dei migliori film della storia del cinema. In primo luogo la regia, firmata da Mike Nichols, che per la pellicola vinse un Premio Oscar nel 1968; secondo per il soggetto ‘scabroso’, tratto dall’omonimo romanzo di Charles Webb, che esplora una delle fantasie più comuni nell’universo maschile (un giovane alle prime armi sedotto da una donna più grande), il tutto filtrato come una sorta di ‘romanzo di formazione’. In terzo luogo, l’intramontabile colonna sonora il cui perno centrale ruota attorno a Mrs. Robinson (la ‘seduttrice’ interpretata da Anne Bancroft), composta ed eseguita da Simon & Garfunkel. E, certamente, a rendere questo film immortale è stata anche l’interpretazione di un ‘acerbo’ Dustin Hoffman. Eppure, ancora agli inizi, Il laureato aveva rischiato di dover rinunciare a uno di questi capisaldi. In origine, infatti, per il ruolo di Benjamin “Ben” Braddock era stato designato Robert Redford, il quale ha tuttavia deciso di rifiutare la parte.

Disse che era un personaggio troppo naif per lui.” – ha infatti ammesso lo stesso Dustin Hoffman tempo dopo, proseguendo – “Io in quel momento stavo facendo il cameriere e recitavo quasi gratis off Broadway. Volai a Los Angeles. Il regista Mike Nichols voleva me perché ero «piccolo, bruttino e sconosciuto». Così a 30 anni recitai la parte di uno che non ne aveva ancora 25. Ma del resto Anne Bancroft/Mrs Robinson doveva avere 20 anni più di me, mentre in realtà ne aveva solo 6 di più…“. Il film, al suo debutto sul grande schermo, gli permise inoltre di ricevere la prima candidatura all’Oscar. Ma, soprattutto, diede avvio alla sua straordinaria carriera, rendendo quell’uomo “piccolo, bruttino e sconosciuto” uno dei volti più importanti del cinema. Il tutto, a partire proprio dal grande rifiuto di Robert Redford.

Dustin Hoffman, una carriera da Oscar

Il mito di Mrs. Robinson permise a Dustin Hoffman di passare da giovane sconosciuto a stella in rapida ascesa del grande schermo. Gli anni successivi, infatti, il celebre interprete statunitense, nato a Los Angeles l’8 agosto 1967, prestò il volto a un gran numero di progetti, ottenendo l’affermazione definitiva a partire dal ruolo di Salvatore Rizzo in Un uomo da marciapiede, al fianco di Jon Voight. Il lungometraggio gli fruttò un’ulteriore candidatura all’Oscar e al Golden Globes, portandolo inoltre alla vittoria di un David di Donatello per il Miglior Attore Straniero. Il riconoscimento sancì anche il duraturo sodalizio artistico che l’interprete strinse con il Nostro Paese, tant’è che nel 1972 fu diretto da Pietro Germi in Alfredo Alfredo.

Se negli anni Settanta ha sfiorato l’ambita statuetta senza averla mai ottenuta, Dustin Hoffman inaugurò il decennio successivo nel migliore dei modi. Nel 1980, infatti, l’interprete ottenne il primo dei suoi due Premi Oscar grazie all’interpretazione nei panni sofferti di Ted in Kramer contro Kramer, accanto a una Meryl Streep poco più che esordiente (insignita anche lei dell’Academy Awards come Miglior Attrice Non Protagonista). Gli anni Ottanta, per la star hollywoodiana, si dimostrarono particolarmente prolifici e fortunati. In tal senso, infatti, si chiusero esattamente nel medesimo modo in cui si aprirono: con una vittoria al Premio Oscar. Nel 1989, al fianco di Tom Cruise e Valeria Golino, Hoffman vinse la sua seconda statuetta come Miglior Attore Protagonista per Rain Man – L’uomo della pioggia.

Il curioso legame con Paul McCartney

Al contempo, parallelamente alla sua influenza in qualità da attore, Dustin Hoffman ha avuto un grande ascendente anche nella musica. Stando alle sue parole, infatti, pare che Paul McCartney abbia inciso Picasso’s Last Word basandosi su un racconto dell’attore. L’interprete ha difatti ammesso, tempo fa: “Picasso’s Last Words di Paul McCartney non esisterebbe senza di me. Eravamo a cena e, non so perché, mi venne da raccontargli la storia della morte di Pablo Picasso: “Sai cosa disse? Quando morirò, voglio che brindiate per me, alla mia salute, visto che io non potrò farlo“. Insomma, un’influenza su più fronti che ci ricorda, ancora una volta, quanto Dustin Hoffman abbia dato al mondo dell’arte.

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Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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