Mentre in Israele sono oltre 600mila i cittadini con più di 60 anni che hanno già assunto la terza dose del vaccino contro il Coronavirus, in Italia il dibattito su questo tema si fa più serrato. Una terza dose “potrebbe servire a dare un boost, cioè un potenziamento della risposta immunitaria, a chi ha già chiuso il ciclo” ha dichiarato a Repubblica Sergio Abrignani, membro del Cts, il Comitato tecnico scientifico che affianca Palazzo Chigi. “Sappiamo, grazie all’esperienza su altri vaccini come quello contro l’epatite B – ha sottolineato – che una nuova somministrazione dà un rinforzo rispetto alle prime due dosi”.
“Prima le persone fragili”
Le pubbliche affermazioni dell’immunologo dell’Università di Milano sono di fatto un’apertura esplicita all’introduzione della terza dose di vaccino anti Covid nel nostro Paese. Partendo prima dalle persone fragili, cioè anziani e malati con problemi al sistema immunitario. Le tempistiche? “Possiamo aspettare ancora un po’ prima di fare le terze dosi, l’importante è arrivare all’80% di copertura. Israele è già partito ma loro hanno iniziato a vaccinare a fine novembre 2020, noi, a parte i medici e tutto il personale sanitario, siamo partiti a febbraio“, ha aggiunto Abrignani.
Il problema delle varianti
L’ulteriore dose di vaccino “sarà utile, ad esempio, per chi ha risposto poco al primo ciclo di vaccinazione ma anche per chi ha ancora un’ottima copertura: Potrebbe servirgli a prolungare la memoria immunologica“, ha confermato l’esperto. Ma sarà importante anche per contrastare la diffusione delle varianti. “Contro quelle esistenti, come la Delta, perché abbiamo visto che il vaccino copre al 90-95% dalle forme gravi e a circa al 70-80% contro l’infezione. Se per caso dovesse venire fuori in futuro una variante che sfugge e purtroppo dovesse prendere il sopravvento, allora sarà necessario fare un richiamo con un vaccino diverso”, ha poi argomentato l’esponente del Cts.
Over 60 nel mirino
A oggi nel mondo occidentale, “circa il 98% dei morti ha più di 60 anni. Quindi si va verso una terza dose per queste persone. Prima però ci sono da proteggere i fragili che rispondono poco al vaccino a causa delle loro condizioni. Si tratta ad esempio di soggetti che fanno la chemioterapia, che hanno sindromi di immunodeficienza, oppure che assumono alte dosi di cortisone. Non sono tanti nel nostro Paese, al massimo mezzo milione di persone”, ha spiegato ancora l’immunologo.
Regioni a rischio zona gialla
Si pone intanto la questione di eventuali misure restrittive in alcune zone del nostro Paese. Oggi 13 agosto ci sarà il consueto monitoraggio dell’Iss del venerdì con i dati su incidenza settimanale di casi ogni 100mila abitanti e tasso di occupazione dei letti nelle terapie intensive e nei reparti ordinari. Sono infatti questi i parametri in base ai quali si assegnano alle Regioni le fasce di rischio a colori: bianca, gialla, arancione e rossa. Entro agosto l’Italia potrebbe tingersi si giallo a macchia di leopardo perché l’incidenza sta salendo e anche i ricoveri. Sicilia, Sardegna, Calabria e anche Lazio sono a rischio. Tuttavia, in attesa dei dati definitivi, non è detto che questi cambi di colore scattino subito. Verosimilmente tutta l’Italia resterà zona bianca anche per la settimana dopo Ferragosto.