Solitamente di Napoleone, colpevole su tutto senza attenuanti, Alessandro Manzoni si ricorda la morte: ‘ei fu il maggio 5‘. Invece oggi 15 agosto, in occasione della nascita dell’Imperatore francese (correva l’anno 1769), abbiamo chiesto a Roberto Race di parlarcene, dal momento che ha scritto un libro intitolato Napoleone il comunicatore.

Come direttore di VelvetMAG mi ha colpito la connotazione assolutamente innovativa rispetto alla classica analisi del condottiero, dello stratega e del conquistatore che siamo abituati a conoscere. La scelta del punto di vista è strettamente connessa alla storia dell’autore che oggi intervistiamo in esclusiva. Roberto Race lo ha analizzato dalla sua prospettiva di giornalista professionista, ma con la lente d’ingrandimento che è dovuta alla sua grande esperienza di advisor in corporate strategy and public affairs. Queste ultime sono figure che ormai affiancano oggi chi guida aziende e multinazionali grandi quanto gli stati, se non di più.

 

Intervista al dott. Roberto Race

 

Partiamo subito da una domanda personale: cosa la lega a Napoleone? Perché ha scelto di dedicargli un libro?

Sono un membro del comitato scientifico della Federazione Europea delle Città Napoleoniche. Credo dica chiaramente che la figura di Napoleone Bonaparte quanto mi abbia affascinato. La prima edizione del mio libro Napoleone il comunicatore (edito da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi) risale al 2012. Ad oggi è stato tradotto in inglese e francese. A testimonianza che non sono l’unico ad essere appassionato della vita dell’Imperatore dei Francesi.

Andiamo al tema centrale del suo libro definendo in partenza che genere di comunicatore sia stato Napoleone Bonaparte.

Napoleone dimostra fin dalla prima campagna d’Italia una lucida consapevolezza della differenza tra informare e comunicare. Non si limita a veicolare messaggi, è attento a come vengano percepiti dai destinatari. I soldati di quella che diventerà la Grande Armée vengono messi al corrente non solo degli obiettivi della loro azione, ma delle opportunità che per loro si spalancano (“Avrete ricchezza e onori”). Comunicare qui è motivare, trasformare le conquiste della Rivoluzione in un nuovo modo di concepire il rapporto tra il condottiero e le truppe, coloro che, fino ad allora, erano stati considerati esclusivamente come carne da macello.

Napoleone: l’inventore dell’opinione pubblica

Nella stessa logica, Bonaparte si muove nei confronti di una categoria che ha contribuito non poco a inventare: l’opinione pubblica. Attraverso i suoi Bollettini, la mole di successi militari di cui è protagonista vengono comunicati con altrettanta speditezza a fasce di popolazione sempre più ampie, desiderose di sicurezza dopo una lunga stagione di mutamenti radicali, lotte sanguinose per il potere, precarietà istituzionale. Con la comunicazione Napoleone costruisce il suo mito, che in ogni caso parte da contenuti sostanziali, dai trionfi sui campi di battaglia alle profonde riforme dell’ordinamento dello stato.

Possiamo dire sfruttando anche la sua esperienza professionale che l’uomo d’azione ha influenzato il comunicatore, o è più giusto il contrario?

Le due dimensioni in una stessa figura gioco forza si intrecciano, ma è comunque giusto rimarcare che in Napoleone il comunicatore presuppone la sua storia personale e collettiva. Da un lato la straordinaria sensibilità con cui il generale, poi Primo Console, poi Imperatore dei Francesi si rivolge alle sue diversificate platee. Dall’altro la sapienza con la quale manipola le ‘notizie’ che intende diffondere. Prenda ad esempio l’abilità con cui costruisce il suo personaggio e al contempo il suo consenso che hanno fondamento nel suo approccio decisionista a una realtà in mutamento che egli per tutta la vita e anche oltre (con il Memoriale di Sant’Elena) prova a dominare.

Napoleone è al contempo Innovatore e Stabilizzatore, attuatore di conquiste rivoluzionarie e restauratore in parte reazionario, cultore del merito e dei valori della cultura rivoluzionaria francese e cinico gestore e dissipatore di migliaia e migliaia di vite umane. Ma agisce sempre sulla base di una propria chiave interpretativa della realtà, basata sulla necessità di superare un troppo lungo periodo di transizione, con una determinazione tale da giustificare la definizione “Anima del mondo” con cui lo appella Hegel.

Napoleone e l’opinione pubblica: “una potenza invisibile, misteriosa, alla quale nulla resiste

Il rapporto di Napoleone con l’opinione pubblica era davvero quello che conosciamo? È giusto dire che il concetto come lo conosciamo oggi di “public opinion” nasca con lui?

Napoleone è il primo leader della storia a capire che l’informazione è bidirezionale. Per chi veicola un messaggio è dunque fondamentale controllarne gli effetti, verificare che riscontri abbia prodotto, quali reazioni o iniziative abbia contribuito a generare. Ma è anche consapevole che questo impegno non è sufficiente a garantire il risultato. Per Bonaparte l’opinione pubblica è “una potenza invisibile, misteriosa, alla quale nulla resiste”. In questa coscienza di un fenomeno autonomo e al tempo stesso potente e dunque pericoloso si evidenzia la novità napoleonica. L’opinione pubblica diventa una categoria con cui confrontarsi e da cui dipendono il consenso verso la propria persona e di conseguenza il proprio stesso destino.

In che modo Napoleone cambia la costruzione del consenso?

Innanzitutto realizzando una sorta di contraddizione in termini. Con lui la figura del Capo scende dal suo piedistallo per mescolarsi tra la folla. Soldato tra i soldati, cittadino tra i cittadini. Figlio della Rivoluzione, sostituisce il merito al diritto di nascita e suscita entusiasmi in chi cerca riscatto sociale. Dai premi agli ‘eroi’ di Austerlitz alla istituzione della Legion d’Onore. Ma Napoleone crea consenso anche assurgendo a mito. Lui si relaziona con tutti, ma di tutti è anche il supremo protettore. E’ grazie al suo genio che i francesi possono elevarsi in ogni campo e la Francia conquistare nuovi territori, diffondendo dappertutto i principi rivoluzionari. Garante dei diritti e padre della patria. Un messaggio che colpisce ma che, inevitabilmente, col trascorrere degli anni, si rivelerà effimero e in buona parte falso.

Il generale e la motivazione delle truppe

Da capo militare passa alla storia per la grande capacità di coinvolgere e motivare i suoi collaboratori, che sappiamo non furono fedelissimi nelle sue sventure. Lo possiamo definire antesignano anche in questo di molte tecniche moderne che migliorano l’autorevolezza dei leader politici ma anche dei manager?

Indubbiamente. La lezione di Napoleone, nelle sue linee strategiche generali, è valida tuttora per leader politici e capitani d’azienda.  In particolare, quando utilizza la comunicazione per fidelizzare gli interlocutori, riducendo le distanze con i collaboratori nel mentre che si rafforzano autorevolezza e legittimità di chi governa il processo decisionale. La cavalcata con cui passa in rassegna le truppe prima della vittoria di Austerlitz è avvicinabile ai bagni di folla che consacrano i politici della nostra epoca.

Napoleone: dai mezzi di comunicazione di massa alla vita privata come evento mediatico

 

Posso chiedere al collega giornalista uno spaccato sintetico dei mezzi di comunicazione per come li ha usati il soldato prima e il politico poi?

Al di là degli strumenti di comunicazione scritta, Napoleone già nella sua dimensione di condottiero di truppe è abituato a ‘mescolare le carte’ per dare struttura adeguata al racconto di se stesso. Pensiamo alla cura maniacale con cui cura i suoi rapporti con i protagonisti delle arti figurative, al celebre quadro commissionato a Jacques-Louis David, che lo immortala mentre varca il San Bernardo; al dipinto di Antoine-Jean Gros che rievoca la spedizione siriana, raffigurandolo mentre sfiora la piaga di un appestato a Jaffa. Ma la grandezza di Napoleone sta anche nell’essere stato un precursore del moderno branding, con le invenzioni della ‘N’, dell’aquila imperiale, con la diffusione di uno stile impero.

Come ha comunicato la sua turbolenta vita privata e familiare?

Ha preferito trasformare il privato in pubblico, laddove contribuisse al suo prestigio. Il matrimonio mediatico con Maria Luisa d’Austria ne costituisce l’esempio più eclatante. Le nozze di convenienza, sfarzose e trasformate in evento, centosettant’anni prima di Carlo e Diana, dovevano rendere partecipe la comunità internazionale dell’epoca che a sposare la figlia di Francesco I era stato un generale borgese, divenuto a sua volta imperatore per successi politici e  militari e non per diritto dinastico.

Molta più riservatezza era stata usata dal Bonaparte nella gestione della crisi del precedente matrimonio con Giuseppina di Beauharnais, primo vero amore della sua vita, ‘colpevole’ di non avergli dato l’erede tanto desiderato.

La contemporaneità di Napoleone

In che termini possiamo definire contemporaneo Napoleone, sia da dittatore che da alfiere dei valori della rivoluzione?

Punterei sulle positività. Napoleone ha dato concretezza ai diritti di cittadinanza della rivoluzione. Si pensi alla scuola pubblica, al codice civile, alla valorizzazione del merito, alle riforme dell’amministrazione. Oggi, sia pure in contesti radicalmente trasformati, è proprio quella che viene utilizzata spesso dalle forze politiche per proporre strategie e ricercare consenso. Non appare convincente, invece, il parallelismo tra la dittatura imperiale e le attuali tendenze nazional populistiche, che, raggiunto il potere, spesso comprimono le libertà individuali.

Napoleone, anche se strumentalmente e a vantaggio degli interessi dei francesi, ha cercato sempre di proporsi come un campione della libertà dei popoli, perfino quando di fatto ne saccheggiava beni e risorse, come accaduto ad esempio per il patrimonio artistico italiano. Anche nel Memoriale di Las Cases, rivendica questa sorta di afflato europeista, ha una visione globale, addirittura arrivando a preconizzare una futura egemonia mondiale di Russia e Stati Uniti.

Il libro è stato tradotto in francese in occasione del bicentenario con una postfazione scritta dall’ultimo erede in vita dell’imperatore Charles Bonaparte. Quale è stata l’accoglienza dei lettori francesi?

Con grande interesse e curiosità. Soprattutto perché la ricchissima bibliografia napoleonica era stata finora piuttosto avara rispetto a questa dote pur straordinaria del loro illustre antenato. Napoleone Comunicatore, insomma, è stata una chiave di lettura che ha intrigato i francesi. Un successo anche di copie che ha stupito perfino il sottoscritto.

L’ultima domanda è personale da me che sono un’avida lettrice dei libri incentrati sulla figura e la vita di Napoleone. Mi cita la sua citazione napoleonica preferita?

Le sole conquiste che non ti lasciano l’amarezza in bocca sono quelle ottenute contro l’ignoranza.

 

Biografia autore

Roberto Race è un advisor in corporate strategy and public affairs per multinazionali e medie imprese e affianca in prima linea i Ceo e i board delle aziende.
Ha inventato The Ghost Team, il primo network internazionale di ghostwriter per imprenditori, manager, diplomatici, militari e politici, che oggi coinvolge più di quaranta professionisti nel mondo.

Giornalista professionista dal 2006, due anni dopo ha lanciato la figura del direttore relazioni esterne e comunicazione “in affitto” proponendo ai clienti una consulenza direzionale che lavora in stretta sinergia con i Consigli d’Amministrazione e le direzioni commerciali e finanziarie delle aziende.

Ha promosso e guidato think tank e fondazioni per il sociale. Segretario Generale di
Competere.Eu e Presidente del Comitato di Indirizzo della Fondazione Valenzi.
Dal 2016 è tra i membri italiani del B20, il business forum del G20.

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