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Bukowski, se il sogno americano è un nightmare. Ordinaria follia di uno scrittore oltre le crisi di nervi

Oggi avrebbe compiuto 101 anni, invece è morto da 27. Il suo mito letterario e umano è imperituro perché Hank ha fatto qualcosa che un po' tutti noi vorremmo: vivere scorticati dall'esistenza, amandola e raccontandola con successo

Bukowski, cioè scrivere una sessantina di libri fra racconti, romanzi e poesie; bere quasi senza sosta; lavorare il meno possibile; amare donne a piacimento. Quattro comportamenti (giudicateli un po’ come volete). Di più: quattro attitudini come i quattro punti cardinali di una vita di “ordinaria follia“, quella di Charles Bukowski. Scrittore e poeta statunitense del cosiddetto realismo sporco, “Hank” avrebbe compiuto 101 anni, oggi 16 agosto, entrando nel suo secondo secolo di vita.

A tutta birra nel circo della vita

Beh, facciamo che lo ha fatto. E che, se fosse vivo, ci direbbe più o meno le seguenti immaginarie parole, utili a render conto della sua personalità. “A voi ripeto quanto ho scritto: tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla. Quanto a me, sono solo un vecchio che racconta delle storielle sporche, e che ha sempre scritto per giornali che, come me, potevano morire domattina.” Sarcasmo, disincanto, ironia e spietata disperazione. Un rapporto morboso con l’alcol, rapporti passionali e tempestosi con le persone, esperienze sessuali anche volgari e senza rispetto, riprodotte nei suoi scritti. Il tutto dopo un’infanzia “da film horror” disse Bukowski in un’intervista a Silvia Bizio, picchiato con metodica regolarità dal padre “tre volte alla settimana con una cinghia da rasoio”.

Bukowski Post Office

“Meglio che stare alle Poste”

E poi la genialità espressa con una cicca appesa alle labbra (vicino a sé un posacenere e una birra) battendo i tasti di una macchina da scrivere su un foglio bianco. Questo e molto altro è stato Henry Charles “Hank” Bukowski Jr., noto anche con lo pseudonimo di Henry Chinasky. Alla soglia dei cinquant’anni, nel 1969, la svolta totale della sua carriera artistica. ‘Buk‘ accettò un’offerta dall’editore della Black Sparrow, John Martin. Cento dollari al mese per tutta la vita. Decise quindi di lasciare il suo lavoro alle poste per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. “Avevo solo due alternative – spiegò in una lettera di quel periodo – restare all’ufficio postale e impazzire o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame“.

Bukowski: “Linda mi ha regalato 10 anni”

Meno di un mese dopo finì il suo primo romanzo autobiografico, Post Office, che lo rese celebre. Seguiranno altre opere inscritte ormai nella storia della letteratura mondiale: da Storie di ordinaria follia al Taccuino di un vecchio sporcaccione. Nel 1976 incontrò Linda Lee Beighle, proprietaria di un ristorante, aspirante attrice e devota di Meher Baba, leader di una setta indiana. Due anni dopo si trasferì dalla zona dell’East Hollywood, dove aveva vissuto per la maggior parte della vita, alla comunità rurale di San Pedro. Linda lo seguì e vissero insieme a intermittenza per un paio d’anni, perché lui a volte si stancava della relazione e la metteva alla porta. Lei però si mise a fare scioperi della fame, narrano le cronache, e lui la riprese con sé. Linda è la Sara nei romanzi Donne e Hollywood, Hollywood!. Bukowski, scrivendo di lei, dice che gli ha regalato altri dieci anni di vita (l’aveva obbligato a bere un po’ meno e solo vino). In seguito furono sposati da Manly Palmer Hall, autore e mistico canadese, nel 1985.

Non scrive più ma vive nei film

Hank se ne andò da questo mondo il 9 marzo 1994, all’età di 73 anni, stroncato da una leucemia fulminante, a San Pedro, poco dopo aver completato il suo ultimo romanzo: Pulp. I funerali furono officiati da monaci buddisti, alla cui disciplina spirituale si era avvicinato negli ultimi anni. Da Marco Ferreri a Sean Penn, in tanti gli hanno dedicato film. A Chinaski-Bukowski è ispirato, almeno in parte, anche Harry Block, protagonista di Harry a pezzi di Woody Allen. Il personaggio di Seymour Chinawsky, regista alcolista del film My Name Is Tanino di Paolo Virzì, è ispirato a Bukowski e al suo alter ego letterario. “Che pacchia quassù, fra le stelle – direbbe il Nostro, se potesse parlare – E non dico dello spettacolo astronomico, chissenefrega. E che anche da morto mi fanno fare il c…o che mi pare.”

Bukowski Charles Facebook

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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