Raggiunta la soglia minima di 500mila firme con un mese e mezzo di anticipo sulla scadenza dei termini. Filomena Gallo e Marco Cappato, a nome del Comitato promotore referendum eutanasia legale e della Associazione Luca Coscioni, annunciano il successo della campagna referendaria sulla legalizzazione della cosiddetta ‘dolce morte’.
Obiettivo 750mila firme
Cappato e Gallo esprimono “profonda gratitudine per le migliaia di volontarie e volontari che stanno dedicando parte delle proprie vacanze a fornire il servizio pubblico dell’esercizio del diritto al referendum“. “Vogliamo sottolineare – aggiungono in una nota – che la raccolta firme naturalmente prosegue con ancora maggiore forza“. L’obiettivo dei promotori del referendum è di arrivare a quota 750.000 firme entro il 30 settembre. Questo per mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta.
Il modello del Nord e della Spagna
“A 37 anni dal deposito della prima proposta di legge sull’eutanasia, a prima firma Loris Fortuna – sottolineano Gallo e Cappato – il referendum è lo strumento per abrogare la criminalizzazione del cosiddetto ‘omicidio del consenziente’ (articolo 579 del codice penale)“. Il Comitato eutanasia legale e l’Associazione Luca Coscioni vogliono “rimuovere così gli ostacoli alla legalizzazione dell’eutanasia anche con intervento attivo da parte del medico su richiesta del paziente. Sul modello di Olanda, Belgio, Lussemburgo e Spagna, seguendo i principi già stabiliti anche dalla Corte costituzionale tedesca.”
Eutanasia attiva e passiva
La raccolta firme propone un referendum di tipo abrogativo. I promotori puntano a eliminare una parte dell’articolo 579 del Codice penale. Ovvero la normativa che punisce l’assistenza al suicidio. In questo modo sarebbe permessa l’eutanasia attiva, che avviene quando il medico somministra il farmaco necessario a morire. Una realtà che in Italia è illegale. Sono invece considerate lecite forme di eutanasia passiva. È quella che si pratica astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente. Soprattutto quando l’interruzione delle cure ha come scopo di evitare il cosiddetto accanimento terapeutico.
La replica del Vaticano
Alle posizioni pro-eutanasia replica dal Vaticano monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. “C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica – dichiara a Vatican News – chi non nasce sano non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura“.
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