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Afghanistan, i talebani: “Donne nel governo e senza burqa”. La giovane sindaca: “Verranno e mi uccideranno”

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I talebani promettono un’amnistia in Afghanistan. E invitano le donne a entrare al governo, “ma secondo le regole della Sharia“, la legge islamica. Lo dice, citato dalla Associated Press, Enamullah Samangani, membro della Commissione Cultura degli insorti. Suhail Shaheen, un altro portavoce, ha dichiarato che le donne afghane dovranno indossare l’hijab – il velo sulla testa che non copre il volto – ma non saranno obbligate a portare il burqa: il velo integrale che lascia parzialmente scoperti solo gli occhi.

I talebani: “Donne all’Università

Secondo Shaheen, inoltre, le donne potranno accedere all’istruzione, compresa l’Università. Si tratta di affermazioni che sembrano voler indicare una svolta moderata dei cosiddetti studenti islamici. Ma nessuno ci crede. I talebani sono tristemente celebri per trattare le donne come schiave, per le lapidazioni, le mutilazioni e le esecuzioni in piazza. A Kabul, intanto, alcuni combattenti islamici avrebbero già stilato liste di afghani che hanno cooperato con le forze straniere e li starebbero cercando casa per casa.

Ghafari: “Non ho paura di morire

Da un resoconto del New York Times emerge intanto una storia di umanità, coraggio e disperazione. Quella di Zarifa Ghafari, 29 anni, giovane donna sindaco di Maidanshahr. I talebani “verranno per le persone come me e mi uccideranno – è il suo drammatico racconto – Sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sono con mio marito, non posso lasciare la famiglia e comunque dove andrei?” Ghafari aveva ricevuto la nomina a sindaca nell’estate del 2018 dal Presidente afgano ora fuggito, Ashraf Ghani. Zarifa è una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico politico e istituzionale in Afghanistan. “Sono distrutta. Non so su chi fare affidamento. Ma non mi fermerò ora, anche se verranno di nuovo a cercarmi. Non ho più paura di morire“.

Emergency: “Da noi decine di feriti

A Kabul e nel paese continuano intanto a prestare la loro opera i medici ancora rimasti. Fra di essi non pochi italiani. “Ieri 8 feriti in condizioni gravi sono stati ricoverati nel nostro ospedale, altri 9 erano già morti all’arrivo – ha detto Alberto Zanin del Centro per feriti di guerra di Emergency a Kabul – Di questi 4 provenivano dall’aeroporto, dove si sono registrate sparatorie“. Così “nelle ultime 24 ore – ha aggiunto – abbiamo ricevuto 63 persone: 46 hanno ricevuto le prime cure in pronto soccorso e sono state trasferite in altri ospedali. Stiamo ammettendo solo pazienti in pericolo di vita. Al momento i posti letto occupati sono 99“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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