Oggi più che mai è importante far sentire la propria voce. E il cinema è un ottimo meccanismo, che in tal senso funge da cassa di risonanza. La Mostra del Cinema di Venezia, giunta alla sua 78a edizione, è perciò figlia dei nostri tempi, segnati non solo dalla minaccia – che ancora spaventa – della pandemia, ma anche e soprattutto dal clima di incertezza e instabilità politica. Un comune sentire che, nelle giornate comprese tra il 1° e 11 settembre, troverà ampio respiro sul lido. Venezia 78 è dunque la celebrazione della libertà, in tempi in cui darla per scontata è il peggior errore di valutazione. E il suo valore sarà riconosciuto attraverso opere ad hoc, che approderanno al lido a breve al lido.
Venezia 78, parla Alberto Barbera: “La libertà è in pericolo”
Se il cinema non può guarire, sicuramente può servire per testimoniare, denunciare e mantenere il ricordo vivo. La condizione femminile, che dopo la situazione odierna in Afghanistan è più attuale che mai, e la politica saranno dunque il fil rouge di Venezia 78, che servirà perciò a dare voce a quelle realtà più complesse. Sarà presentato Fuori Concorso, infatti, Sad Film, un corto di 12 minuti che racconterà la violenta repressione a seguito delle proteste dovute al golpe in Myanmar. Vista l’entità del progetto, il regista sarà costretto ad intervenire sotto lo pseudonimo di Vasili. Tra i film in Concorso politicamente impegnati, invece, spiccano titolo del calibro di On the Job: the missing 8 (Erik Matti), Leave no traces (Jan P. Matuszyński), in merito alle torture attuate dalle autorità comuniste nella Polonia del 1983. La Mostra vedrà anche Captain Volgonogov Escaped (Natasha Merkulova e Aleksey Chupov), ambientato durante le purghe staliniane del 1938 e Republic of Silence della regista siriana Diana El Jeiroudi, in esilio in Germania da decenni.
Un evento, dunque, dichiaratamente politico di cui Alberto Barbera, direttore artistico, ha rivendicato le singole proposte, riflettendo sulla situazione odierna. All’ANSA ha difatti ammesso: “Pensavamo con la fine del Secolo breve di aver lasciato alle spalle la barbaria della guerra invece ci ritroviamo di fronte a tanti troppi conflitti.
La libertà, lo vediamo continuamente è in pericolo in moltissimi paesi e anche in Europa, siamo in un’epoca di regimi liberticidi – ha concluso – e chi meglio di un autore di cinema ha la capacità di cogliere questo momento.” Il cinema, dunque, risponde ancora una volta alla sua missione primaria: documentare il reale.
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