A quattro giorni dal violentissimo terremoto che il 14 agosto l’ha colpita, Haiti vive ore sempre più drammatiche. Dopo il sisma l’isola caraibica affronta Grace, una tempesta tropicale che rischia di provocare inondazioni. La situazione è disperata: si contano quasi 2mila morti per il terremoto e quasi 7mila feriti. Persino gli aiuti umanitari sono dirottati dalle bande armate che imperversano nel paese.
Le province più martoriate dal sisma sono Nippes e Grand’Anse, nel Sud, che ospitano il 16% del totale della popolazione dell’isola. Nonostante gli aiuti umanitari, inviati da più parti e destinati alla popolazione, l’azione di bande armate che controllano l’unico passaggio a Martissant, che collega la capitale alle zone terremotate, sta creando forti disagi. L’Unicef invoca l’apertura di un corridoio umanitario che permetta l’affluenza in sicurezza di aiuti alimentari e sanitari attesi dalla popolazione. “Speriamo davvero – ha sottolineato il responsabile dell’Ente locale Bruno Maes – che i gruppi armati permettano a questi aiuti umanitari di raggiungere le persone il prima possibile“.
Di fronte alla tragedia si mobilitano l’Unione europea e l’Italia. Un team con personale sanitario, ingegneri e tecnici provenienti da 6 paesi della Ue raggiungerà Haiti nelle prossime ore. In partenza anche un medico italiano, specialista in maxi emergenze, nel gruppo attivato nell’ambito del Meccanismo di Protezione Civile europeo, su richiesta delle autorità locali. Il primo ministro di Haiti, Ariel Henry, (al centro nella foto in alto) ha decretato tre giorni di lutto nazionale e ha dichiarato lo stato d’emergenza che resterà in vigore per un mese.
Haiti, che confina con la Repubblica dominicana e si trova di fronte a Cuba e alla Giamaica, è uno dei paesi più poveri al mondo. Oltre alla pesante situazione sanitaria ed economica causata dagli effetti della pandemia di Covid, si è aggravata in queste settimane la crisi politica e civile. Dal 7 luglio gli haitiani piangono il presidente Jovenel Moïse, 53 anni, assassinato in casa in circostanze misteriose da un commando di uomini non identificati. La violenza nel paese è fortissima. Ad Haiti negli ultimi anni è esploso il fenomeno dei sequestri di persona. Nel 2020 sono stati ben 243. Una gang in particolare, la 400 Mawozo, è nel mirino delle forze dell’ordine per il rapimento di 7 religiosi cattolici a Port-au-Prince, la capitale. Lo scorso 24 giugno tornò in libertà, dopo oltre venti giorni di prigionia, un imprenditore italiano sequestrato: l’ingegner Giovanni Calì di Catania. Gli indizi avevano portato subito gli investigatori nella direzione di bande criminali che si dedicano ai rapimenti, soprattutto di funzionari stranieri.
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