Dopo aver ottenuto il Green Pass, Papa Francesco offre ancora il suo sostegno alla campagna vaccinale contro il Covid-19. In un videomessaggio ufficiale, il Pontefice lancia un appello invitando tutti a vaccinarsi per prendersi cura di se stessi e anche degli altri. In diverse occasioni, il Santo Padre ha ribadito il suo consenso verso la scienza in grado di fornire una rimedio alla diffusione della pandemia che ha colpito duramente tutto il mondo. “Vaccinarsi è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune“.
Nel videomessaggio ai popoli sulla campagna di vaccinazioni contro il Covid-19, Papa Francesco ha espresso tutto il suo assenso verso il lavoro di tutti coloro che hanno permesso la realizzazione dei vaccini che oggi possono salvarci dalla diffusione del Coronavirus. Ed è nei vaccini che, secondo il Pontefice, bisogna avere la speranza di porre fine alla pandemia.
Il messaggio di Papa Francesco
“Grazie a Dio e al lavoro di molti oggi abbiamo vaccini per proteggerci dal Covid-19. Questi danno la speranza di porre fine alla pandemia ma solo se sono disponibili per tutti e se collaboriamo gli uni con gli altri“. Così Papa Francesco parla ai popoli e riconferma il suo parere positivo verso la campagna vaccinale. Il vaccino è una cura per se stessi, ma anche un modo per dimostrare l’attenzione verso gli altri; “Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore“.
L’udienza generale di mercoledì 18 agosto
Nell’udienza generale tenutasi nell’Aula Paolo IV in Vaticano, il Pontefice si sofferma ancora sull’importanza della Legge, così come aveva fatto nella catechesi precedente. Nella giornata del 18 agosto Papa Francesco chiede ai fedeli riuniti: “Viviamo ancora nel periodo in cui abbiamo bisogno della Legge, o siamo ben consapevoli di aver ricevuto la grazia di essere diventati figli di Dio per vivere nell’amore”. Il Santo Padre ribadisce, seguendo il pensiero di San Paolo nella Lettera ai Galati, il ruolo della Legge e dei Dieci Comandamenti come pedagoghi, in grado di formare un “fanciullo” che poi dovrebbe essere in grado di vivere la sua vita, dopo gli insegnamenti ricevuti.
“A partire dalla fede in Cristo– sottolinea il Pontefice- c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ nei confronti della stessa Legge”. Essere ‘sotto Legge’ è, tuttavia, sinonimo di un asservimento negativo, tipico degli schiavi, che diventa libero solo quando la Legge diventa guida. “Quando eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge (San Paolo, Lettera ai Romani)”. A questo punto il Papa invita a chiedersi se viviamo ancora ‘assoggettati’ alla Legge o ci sentiamo ‘liberati. “Come vivo io? Nella paura che se non faccio questo andrò all’inferno? O vivo anche con quella speranza, con quella gioia della gratuità della salvezza in Gesù Cristo? È una bella domanda. E anche la seconda: disprezzo i comandamenti? No. Li osservo, ma non come assoluti, perché so che quello che mi giustifica è Gesù Cristo“.
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